Esteri

Emergency pronta a salpare per la Libia con la nuova nave umanitaria

“I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, ma proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi”. Le parole di Gino Strada campeggiano a babordo della “Life support”, la nuova nave “Search and rescue” di Emergency presentata stamattina a Genova. Un progetto che nasce da lontano, per volontà dello stesso fondatore della onlus. Salperà presto, ai primi di novembre, per iniziare a salvare vite a sud di Malta e Lampedusa, nella zona “Sar libica”, acque internazionali del Mediterraneo centrale. Qui, dal 2014 a oggi, sono oltre 23.800 le persone morte o scomparse in mare, 1.500 nel 2021 con una media di quattro al giorno, 1.200 fin qui nel 2022. Secondo l’Unhcr, inoltre, nel 2021 sono arrivate via mare in Italia attraversando il Mediterraneo 67.477 persone e dall’inizio del 2022 il numero è salito a 71.381. La nave, un offshore vessel lungo 51,3 metri, largo 12 e pesante 1.346 tonnellate, è stata acquistata in Norvegia, dove “da dieci anni era dedicata al supporto di operazioni petrolifere, assieme a una nave gemella- racconta Pietro Parrino, direttore del Field operation deparment di Emergency- l’abbiamo scelta perché rispetto alle altre navi di questo tipo ha un ponte in più che ci consente di avere una zona sia all’aperto che al chiuso”. Poi, i lavori di refitting ai cantieri San Giorgio di Genova, compresa la ricoloritura in bianco e rosso. Costo complessivo di circa 2,7 milioni, di cui 1,5 milioni per l’acquisto e 600.000 per il refitting, tutti frutto di donazioni private a Emergency. “La nave esiste e continuerà a esistere finché gli italiani decideranno che la sua attività è importante- aggiunge Parrino- siamo nei posti in cui le persone scappano, siamo nei posti in cui le persone passano”. Certo, come amava spesso ripetere Gino Strada, “speriamo che questa nave non serva a lungo perché l’Europa e l’Italia creeranno delle vie legali per poter arrivare in un posto sicuro- afferma Rossella Miccio, presidente della ong- stiamo facendo un lavoro di supplenza, non sarebbe responsabilità delle ong intervenire in questo ambito, ma responsabilità primaria degli Stati. In loro assenza, ci sembra indispensabile dover supplire, speriamo per il minor tempo possibile, anche se ad oggi non abbiamo visto nessun segno di miglioramento da questo punto di vista. Ogni giorno, nel Mediterraneo, muoiono mediatamente tre, quattro profughi”. Non solo ricerca e salvataggio, ma anche accoglienza. A bordo della “Life support” potranno essere accolti contemporaneamente fino a 175 profughi, oltre ai 25 membri dello staff, di cui nove di equipaggio e gli altri di personale Emergency addetto al salvataggio, alla parte medica e alla logistica. “Ma siccome il nostro compito, sia come Emergency sia come persone di mare, è quello di salvare vite, di volta in volta si vedrà se potremo prendere più persone o chiamare l’aiuto di qualcun altro”, spiega il comandante Paolo Fusarini. Una vita passata a bordo delle navi, prima commerciali poi da crociera: ora, in pensione, invece di stare a casa con moglie, sette nipoti e tre cani, ha deciso di rispondere alla chiamata di Emergency. Una missione dura mediamente tre settimane, ma l’equipaggio dovrebbe fare all’incirca tre mesi a bordo e tre a casa. L’idea della “Life support”, racconta Carlo Maisano, project coordinator, genovese di Oregina, “nasce dall’ennesima riunione fatta sul tema dal dottor Gino e da quel momento ci siamo impegnati molto per trovare la nave giusta, con caratteristiche che ci dessero l’opportunità di fare il nostro mestiere come siamo abituati a fare nei nostri ospedali”. E’ stato lui a cercare per mesi la nave più adatta. La “Life support” è suddivisa in due sezioni, una destinata all’equipaggio e una all’accoglienza. Nella prima, la ong ha posizionato i mezzi di soccorso, adeguato le dotazioni di emergenza e rimosso il materiale non necessario. La seconda, invece, è stata progettata da zero come area di ricovero e accoglienza e ha un ponte completamente coperto di 250 metri quadrati, dove sono stati allestiti un ambulatorio medico, i servizi igienici, i posti letto, le sedute e la camera mortuaria, e un ponte all’aperto di 90 metri quadrati desinato all’imbarco, alla primissima accoglienza e al triage, con panche e un telo ombreggiante.

Dire

Related posts

Israele pronto a proteggersi se falliranno i negoziati con l’Iran sul nucleare

Redazione Ore 12

Il Senegal, il baratro dell’instabilità su uno Stato affidabile

Redazione Ore 12

Nigeria, attaccata una scuola. Rapite oltre 300 studentesse

Redazione Ore 12