Esteri

Etiopia, nel Tigray stupri di massa e pulizia etnica

 

Nel , Tigray, regione settentrionale dell’Etiopia, dopo elezioni politiche del 2020 dichiarate illegittime dal governo centrale di Addis Abeba, gli eserciti etiopi, che da oltre due anni tentano di sottomettere i residenti dell’area, hanno scatenato una sanguinosa offensiva ordinata dal Primo Ministro Abiy Ahmed Ali, insignito del premio nobel per la pace nel 2019. per aver siglato gli accordi di sviluppo e cooperazione dei paesi nel Corno d’Africa. La commissione degli esperti di diritti umani delle Nazioni Unite ha reso noto che ci sono le evidenze di crimini di guerra e contro l’umanità commessi sul territorio tigrino, tra cui gli stupri di massa utilizzati come arma di guerra per sterilizzare le donne e limitare la riproduzione dell’etnia. A ciò va aggiunte la riduzione strategica di generi alimentari e risorse, il blocco e la privazione degli aiuti umanitari necessari al sostentamento e alla sopravvivenza dei civili, inclusi acqua, assistenza sanitaria e carburante. Proprio sul corpo delle donne e delle bambine tigrè che i soldati dell’Etiopia si sono accaniti.  Amnesty International cita casi dilaganti di abusi sessuali, stupri, torture e violenze nelle fasi più delicate della gravidanza, fino a partorire bambini morti. E l’esercito etiope non è il solo ad approfittarsi di giovani donne da terrorizzare, per insediarsi nelle abitazioni delle famiglie tigrine e colpire i civili del posto. Alcune ragazze, riferivano di aver riconosciuto molti uomini che invadevano le abitazioni con le divise dell’esercito eritreo. Sarebbero almeno 26.000 donne in età riproduttiva che hanno avuto bisogno assistenza clinica dopo aver subito stupri in mancanza di personale qualificato e di forniture mediche, mentre le osservazioni statistiche interne alla regione del Tigray, stimavano che all’inizio dell’anno, almeno centomila donne avevano subito una o più aggressioni o violenze sessuali.Ad oggi la maggior parte dei presidi ospedalieri nella regione sono stati stati gravemente colpiti dagli attacchi dei droni forniti da Israele, ostacolando il lavoro degli operatori sanitari e dei medici volontari, mentre la regione non è in grado di garantirsi un’autosufficienza alimentare dopo i saccheggi di bovini e la distruzione dei campi di grano causata anche dalla siccità. La World Food Program denuncia che il Tigray è la regione etiope maggiormente colpita dalla carestia, con almeno 4,8 milioni di persone che vivono nell’incertezza alimentare e la maggior parte di queste persone sono minori o donne incinte, che rischiano di passare da una situazione alimentare ”grave” a una situazione ”critica”. I tigrini sfollati superano i due milioni, e anche lontano dall’Etiopia non sono completamente al sicuro, basti pensare gli oltre trentamila civili arrestati dopo esser stati rimpatriati dall’Arabia Saudita, in una sistemica azione di persecuzione su base etnica. L’ esodo ha visto accrescere insediamenti profughi nella vicina Repubblica del Sudan, dove i rifugiati vivono in condizioni igienico-sanitarie precarie. Il capo del Governo sudanese non ha mancato di approfittare del dispiegamento militare dell’Etiopia verso nord per lanciare un’ operazione militare di controllo del territorio di al-Fashqa, un’area fertile storicamente abitata e coltivata da entrambe le popolazioni africane, e dove un domani potrebbero scontrarsi per l’accaparramento delle risorse. La posta in gioco per stabilire la centralizzazione del potere nel Corno d’Africa riguarda soprattutto il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi che viene accusato di sostenere i tigrini per contrastare la leadership del primo ministro etiope, che con l’inaugurazione ad agosto del terzo riempimento della GERD (il progetto per la Diga del Gran Rinascimento Etiope) rischia di destabilizzare le forniture idriche dell’Egitto. Il rischio è che nel cuore dell’Africa i bombardamenti a sfondo etnico e razziale possano trasformarsi in scontri su larga scala coinvolgendo altre potenze in una guerra da far impallidire il conflitto ucraino sotto il profilo umanitario.

Giu.Lo.

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