Esteri

Ursula von der Leyen sarà ancora Presidente della Commissione Europea?

Il quotidiano POLITICO del gruppo BILD pone questo quesito nel numero di oggi e dà il via al totonomi dei possibili candidati alternativi dopo le elezioni europee di giugno.

Certamente Ursula è ancora chiaramente la favoritaper ottenere un secondo mandato a capo dell’esecutivo dell’UE, ma a Bruxelles già circolano i nomi dei suoi possibili competitors.

Politici, diplomatici e funzionari critici nei confronti dell’attuale capo della Commissione, anche se . il Partito popolare europeo difficilmente rinuncerà alla presidenza della Commissione, soprattutto  se rimarrà la più grande forza politica a Bruxelles.

In pole position nel totonomi è  Il 76enne Mario Draghi.Finora, l’ex primo ministro italiano e presidente della Banca centrale europea è stato per lo più indicato  alla carica di presidente del Consiglio europeo, quando Charles Michel se ne andrà)

Draghi è già tornato nel vivo della politica europea, lavorando su un piano ufficiale di Bruxelles per rendere il blocco più competitivo, piano che dovrebbe venir messo in cantiere subito dopo le elezioni europee, quando i leader europei mercanteggerannosui posti ai vertici della UE.

Inoltre, è non è cosa di poco conto, la sua candidatura è stata pubblicamente proposta dal presidente francese Emmanuel Macron.

Gioca a suo favore (apparentemente) il fatto che Draghinon ha una chiara appartenenza politica, ma difficilmente il PPE cederebbe il prestigioso incarico  a qualcuno senza  una chiara appartenenza politica.chiare lealtà politiche 

 

A seguire il nome di Roberta Metsola,ma anche in questo caso mancherebbe il sostegno del PPEche non accetterebbe un candidato del al di sopra della mischia politica, posizione che l’ha aiutata ad assicurarsi il suo posto attuale, anche se lei ha dimostrato il suo sano spessore ultra atlantista visitando per prima Kiev dopo l’invasione russa del febbraio 2022.

Originaria di Malta, Metsola potrebbe rappresentare una vittoria per l’Europa meridionale. Con un post su Instagram della scorsa settimana si è avvicinata  primo ministro greco Kyriakos Mitsotakise il primo ministro polacco Donald Tusk. Forse solo un indizio ma è evidente che ci sta lavorando.

Malta  è il paese più piccolo dell’UE, sia per dimensioni che per popolazione, inoltre lei non ha alcuna esperienza di governo, nemmeno nel suo paese d’origine. Infine il suo atteggiamento conservatore in materia di aborto, le ha creato parecchi nemici già quando assunse l’incarico di presidente del Consiglio Europeo.

Fra i nomi dei possibili candidati fa capolino quello di Cristina Lagarde La riluttanza di Macron ad appoggiare Ursula è giustificata dai 5 anni  di dominio tedesco,con  un periodo ancora più lungo in cui tedeschi o austriaci hannoricoperto la carica chiave di capo dello staff del presidente della Commissione,

Macron vorrebbe un/una francese per dirigere la Commissione In qualità di ex ministro delle finanze e attuale presidente della Banca centrale europea, Lagarde vanterebbe una lunga esperienza  dirigenziale con il vantaggio di essere donna.

Ma non on vi è alcun indizio che sia disposta a lasciare la BCE prima della fine del suo mandato di otto anni, e nemmeno che l’Eliseo stia seriamente pensando di proporre il suo nome.

Al tro nome  è quello di Klaus Iohannis, il  presidente della Romania che per la sua fermezza di governo è  un beniamino dei leader europei, in particolare dei Conservatori.

Sia Macron che il cancelliere tedesco Olaf Scholz lo hanno elogiatoper aver mantenuto il suo paese ancorato nel campo filo-occidentale e filo-europeo dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

Cosa che non si può dire di Ungheria, Slovacchia o Bulgaria. A differenza della Polonia, anche la Romania ha rispettato rigorosamente le regole del mercato unico dell’UE e non ha imposto unilateralmente restrizioni sul grano ucraino, rafforzando la reputazione di Iohannis come giocatore di squadra pro-europeo.

Molti sostengono che sia giunto il momento che un europeo dell’Est guidi l’UE. Se è così, Iohannisdi lingua tedesca, è ben posizionato, poiché proviene dalla stessa famiglia politica del PPE di von der Leyen. Anche la decisione del PPE di tenere il congresso elettorale a Bucarest, testimonia la sua posizione tra i leader conservatori del gruppo.

Il mese scorso ha accettato di candidarsi come prossimo leader della NATO, ma sarà una battaglia ardua, dato l’ampio sostegno al primo ministro olandese Mark Rutte.

Andrej Plenković è invece, primo ministro croato, proviene dal PPE e, come nel caso di Iohannis, la sua nomina risponderebbe alle crescenti richieste dell’Europa Orientale di ottenere un posto di rilievo.

Scegliere un croato come presidente della Commissione manderebbe un segnale positivo anche agli aspiranti membri dell’UE (la Croazia è l’ultimo arrivato).

L’annuncio a sorpresa di Plenković di guidare la lista dei candidati al Parlamento europeo del suo partito al governo croato HDZ, ha fatto sospettare che voglia abbandonare la politica interna. La sua esperienza come primo ministro dal 2016 gli ha sicuramente fornito autorità e opportunità di networking con i suoi colleghi leader europei.

E giù giù per il totonomi ecco Thierry Breton, che l’anno sorso avevas dichiarato a POLITICO di essere già stato un candidato del “Piano B” per diventare commissario europeo nel 2019. Ora lascia intendere di ambire ancora  al  Piano B, nel caso in cui la candidatura di von der Leyen non dovesse avere successo.

In quanto ex ministro delle Finanze francese, Breton ha esperienza come dirigente di alto livello e, sebbene non appartenga al PPE, ha una marcata tendenza conservatrice.

Breton è emerso anche come il critico di più alto profilo di von der Leyen nei palazzi  di Bruxelles. In un  tweet successivo alla sua nomina a candidato capolista del PPE, Breton ha osservato che il capo della Commissione non ha esattamente ottenuto il sostegno unanime all’interno del PPEper un secondo mandato.

Ma Breton ha forse più nemici che amici nei massimi circoli dell’UE dove molti mettono in dubbio il suo curriculum. La sua sfacciata autopromozione e la reputazione di parlare troppo ha infastidito i suoi colleghi commissari, primo fra tutti il capo della concorrenza Margrethe Vestager, ma anche molti dipendenti e funzionari pubblici con cui avrebbe dovuto lavorare.

Quindi niente sorprese al di fuori di questa cerchia di nomi? Non è detto, perché l’estenuante  contrattazione tra i gruppi politici sulle cariche più importanti in Europa dopo le elezioni, è sempre piena di sorprese.

Già nel 2019nessuno avrebbe scommesso sulla nomina di von der Leyen a presidente della Commissione, quindi potrebbe anche spuntare una/un candidato di cui non si è mai sentito parlare. E poi bisognerà vedere quali saranno i nuovi equilibri politici a Strasburgodove si prevede  un certo successo delle destre, dalla Meloni ai Sovranisti

Balthazar

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