Cronaca

  Finalmente la verità su Maria Chindamo, la ragazza calabrese data per pasto ai maiali

 

Sette anni per una certezza, sette anni per dire che è morta e come è morta Maria Chindamo, la donna dal sorriso luminoso e accattivante che tutti noi abbiamo conosciuto, attraverso una foto, capelli lunghi e neri ed occhiali in testa, all’indomani di quel tragico 6 maggio 2016.

Giorno verrà aveva detto Padre Cristoforo nei Promessi sposi e giorno è venuto. Finalmente, dico. Lo aveva lasciato intendere l’allora procuratore di Vibo Mario Spagnuolo, senza mai dirlo, perchè lo aveva intuito ma, forse, non aveva le prove che invece adesso ha avuto Nicola Gratteri che non ha esitato un solo attimo nel dire, nel fare e nel procedere. Con la sicumera e la franchezza di sempre, il futuro procuratore di Napoli, come pare ormai certo, è stato di una chiarezza finanche eccessiva.

Maria Chindamo è stata uccisa e data in pasto ai maiali. Brividi al solo pensiero brrr, se si immagina la scena dell’efferato crimine nel momento successivo alle parole di Gratteri, ma anche nei giorni a seguire! Ho davanti agli occhi l’immagine dell’auto di Maria Chindamo, a motore acceso, davanti al cancello di quella maledetta proprietà che è una delle concause della sua fine tremenda.

Apprendo la notizia dal tg Rai di quel giorno, quando vedo per la prima volta la foto della signora. Mai avrei immaginato il prosieguo. Il sequestro tutt’al più, per il riscatto.

Il dubbio, però, il servizio lo aveva insinuato in tutti noi, e col dubbio la speranza che si sia trattato del rapimento per estorcere danaro. Uno di quei fatti di cronaca che non si è esaurito in uno o due giorni. Settimane, piuttosto con il seguito delle indagini, la polizia, la procura, i testimoni, i vicini di casa e di agrumeto, il fratello, la mamma. E dai oggi e dai domani, l’argomento non ha avuto una conclusione, di tanto in tanto, una novità, il confinante, il sacerdote, i cittadini di Laureana.

Vengono fuori, ovviamente fatti privati, come il suicidio del marito, sulle prime inspiegabile come collegamento con la fine fatta fare a alla dottoressa con l’hobby della terra.

Il fratello Vincenzo, mi pare, che di tanto in tanto accende la fiammella della speranza ed ancora di più l’anziana madre, sempre speranzosa come tutte le madri, giustamente.

Non l’ha mai persa, giustamente, la speranza la mamma di Maria: tornerà, tornerà, la lasceranno ai suoi figli ed a me, vedrete! Ed i giorni passavano, eccome se passavano, di Maria nemmeno l’ombra, uno starnuto o un alito di vita consolatorio.

Quando, sette anni dopo, arriva Gratteri a dare una certezza: Maria è stata uccisa e data in pasto ai maiali, i resti addirittura triturati con un motocoltivatore od un cingolato. Altro che gli scavi nel terreno per trovarlo, il corpo per la degna e sacrosanta sepoltura.

Lo ha sperato, fino alla sua di fine, la madre. “Vi prego, vi supplico: un fiore, al cimitero, una preghiera dei figli”. Nulla di nulla.

Di quale reato così immane si era potuta macchiare la giovane e bella Maria per meritare quella fine che, forse, solo in Sardegna negli anni più bui dei sequestri di persona avevamo imparato a conoscere? Strage? Omicidi plurimi.

Viene in mente uno dei più orrendi delitti del dopoguerra, quando Rina Fort uccise una madre e i suoi tre figli, colpevoli di essere legati al proprio amante, il caso Wilma Montesi, l’omicidio Fenaroli.

Nulla di tutto questo. Maria è stata peggio che sciolta nell’acido, è stata fatta sbranare da maiali affamati perchè aveva forse la colpa di essersi innamorata dopo che era stata incolpata del suicidio del marito ed ancora perché la ‘ndrangheta non concepiva che avrebbe voluto gestire il feudo, coltivato a kiwi, a Montalto di Limbadi.

Lei in campagna, anziché vendere? Chi crede di essere? Ecco, Maria Chindamo, negli anni duemila e passa, è stata selvaggiamente fatta sparire dalla faccia della terra perché voleva vivere, avrebbe voluto la sua libertà di decidere per se e pe i propri figli, anche assieme ad un altro uomo.

Non si poteva e non si doveva. E’ mai possibile? Ed è come il diciassettenne che ha sparato a Napoli l’aspirante musicista! Non è concepibile, è al di là di ogni umana immaginazione.
C’è una pena possibile? Non certo quella di morte perché sarebbe una liberazione per gli assassini di Maria, ma di certo l’ergastolo a vita in isolamento notturno e diurno. E’ chiedere troppo? Mi interrogo, in preda all’angoscia che più nera non si può.

Primapaginanews.it

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