Negli ultimi anni, i paesi dei Balcani – con il sostegno finanziario dell’UE e un maggior coinvolgimento dell’agenzia Frontex – hanno intensificato i controlli alle frontiere, costruendo recinzioni e ricorrendo a droni e altri meccanismi di sorveglianza. Anziché scoraggiare i rifugiati, queste misure li costringono a intraprendere percorsi più lunghi e pericolosi.
Un’inchiesta condotta da Solomon – in collaborazione con Lighthouse Reports, Der Spiegel, la televisione pubblica tedesca ARD, il quotidiano britannico i e Radio Free Europe – dimostra che i rifugiati vengono trattati in modo ostile ai confini d’Europa sia da vivi che da morti.
Nei Balcani, oltre che con un clima avverso, le persone in movimento devono fare i conti con i respingimenti, la crescente violenza delle guardie di frontiera e dei trafficanti, i furti e persino la detenzione in carceri segrete.
I familiari delle persone scomparse o morte lungo la rotta dei Balcani sono costretti a cercare i loro cari negli obitori e negli ospedali, appoggiandosi ai gruppi creati appositamente su Facebook e WhatsApp.
- Nel 2022 il numero di persone che hanno attraversato i Balcani nel tentativo di raggiungere l’Europa occidentale ha raggiunto la cifra più alta dal 2015: l’agenzia Frontex ha registrato 144.118 attraversamenti irregolari delle frontiere.
- Nel 2023 il numero di attraversamenti è sceso a 79.609 (dati aggiornati a settembre), restando comunque ben al di sopra della cifra registrata nel 2019 (15.127) e di quella del 2018 (5.844).
- La rotta balcanica è più pericolosa che mai: in assenza di un sistema di registrazione centralizzato, la piattaforma Missing Migrants dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni suggerisce che nel 2022 lungo la rotta dei Balcani sono morte e scomparse più persone che nel 2015.
Anche altre organizzazioni internazionali, tra cui la Croce Rossa, affermano che alcune persone a cui hanno fornito sostegno, sono state costrette a corrompere il personale delle strutture ospedaliere e obitoriali.
GiElle