di Riccardo Bizzarri (*)
L’uomo che ha deciso dove far sedere i Padroni del Mondo al Funerale del Papa (sarà sicuramente canonizzato per sfinimento)
Un giorno, quando gli storici racconteranno il funerale di Papa Bergoglio, parleranno dei canti, dei riti, delle folle oceaniche raccolte in silenzio. Ma tra le note a piè di pagina, dimenticato come una virgola in un’enciclica, ci sarà lui: l’uomo che ha deciso i posti a sedere.
Un lavoro facile? No.
Un compito mistico? Forse.
Un’esercitazione di tortura psicologica di livello vaticano? Assolutamente sì.
Il calvario comincia con un file Excel
Mentre il mondo piange e le campane suonano, lui apre il suo foglio di calcolo. Centinaia di delegazioni. Decine di capi di Stato alcuni monarchi che non si parlano. E il patriarca ortodosso che vuole una sedia “con braccioli dorati e vista sulla colomba dello Spirito Santo, grazie.”
Un attimo di distrazione, e ha appena messo il presidente degli Stati Uniti dietro il re del Lesotho. Un clic sbagliato e l’imperatore del Giappone è finito accanto alla premier che gli ha negato la stretta di mano al G20. La pace mondiale è appesa a un Ctrl+Z.
Teologia applicata alla logistica
“Beati gli ultimi, perché saranno i primi”… ma non al funerale papale, signori. Qui vige la dura legge del protocollo diplomatico, dove anche l’Anticristo può avere la prima fila se rappresenta una potenza nucleare.
E attenzione ai dettagli:
• Le nazioni in guerra non possono condividere la stessa panca.
• I leader in fase di impeachment vanno messi in posti “con luce d’ombra”, lontano dai flash.
• I cardinali anziani chiedono cuscini ortopedici.
• I leader delle superpotenze vogliono spazio per “riflettere sulla spiritualità” (cioè, per allungare le gambe).
Il rischio: l’incidente liturgico-diplomatico
Una sedia fuori posto e scoppia il caos.
Come nel celebre “Sinodo del Disguido” del 1974, quando un’ambasciatrice si trovò seduta accanto al suo ex marito (che ora guidava una giunta militare).
Il risultato? Un rosario lanciato come shuriken e tre settimane di crisi diplomatica.
Il martire del protocollo
Mentre il mondo prega, lui suda.
Mentre il Papa viene onorato, lui si chiede se ha rispettato la precedenza tra la Finlandia e la Santa Sede.
Mentre il cielo si apre, lui cerca di spiegare al segretario del Kirghizistan che “no, non può stare davanti al Cancelliere tedesco, nemmeno se ha portato un regalo.”
Conclusione: l’ultima beatitudine
Beato quest’uomo, perché sarà chiamato figlio dell’ordine del giorno.
Beato lui, perché se riuscirà a far sedere tutti senza provocare incidenti, merita non una medaglia, ma una canonizzazione immediata.
E mentre la Basilica di San Pietro si svuota e i potenti si stringono mani fredde tra sorrisi tesi, lui rimarrà lì, in fondo, con lo sguardo nel vuoto e le occhiaie in forma di crocifisso.
Perché ha fatto il miracolo.
Ha messo d’accordo il mondo.
Almeno… per due ore.
(*) Giornalista