Politica

“Giorgia” si candida alle europee, “Matteo ha preferito il ponte”

 

di Fabiana D’Eramo

 

È in corsa alle Europee. Giorgia Meloni lo ha annunciato nell’intervento di chiusura della conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Pescara. Guiderà le liste del suo partito in tutte le circoscrizioni elettorali. “Ho bisogno di sapere ancora una volta che ne vale la pena”, ha detto la premier.

Perché la sua candidatura altro non sarà che un test, una prova per avere conferma del suo peso e quello della coalizione di centrodestra. Se tutto va bene, il modo di dimostrare che il governo può durare fino a fine legislatura.

Meloni è determinata, ha detto di sentirsi un “soldato”. E “i soldati non si tirano indietro. Il mio compito è risolvere i problemi della Nazione. Non toglierò un solo minuto all’attività di governo per fare campagna elettorale. Se volete dirmi che ancora credete in me, scrivete sulla scheda Giorgia. Perchè sarò sempre una di voi.”

Si può fare. Scrivere sulla scheda “solo e solamente Giorgia” non viola il regolamento. Per quanto inusuale, la richiesta del presidente del Consiglio rende la preferenza del tutto valida: Fratelli d’Italia infatti fa sapere che nella lista del partito il nome della candidata sarà “Giorgia Meloni detta Giorgia”.

Agitando con fierezza la carta della donna del popolo, la premier ha toccato, in un’ora di discorso, tutti i temi più rilevanti per “cambiare anche l’Europa”, tra obiettivi, rivendicazioni e attacchi agli avversari. Al suo fianco tutti gli alleati: si sono alternati sul palco Antonio Tajani, Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa – anche se il sistema proporzionale con cui si voterà vedrà i partiti tutti contro tutti per vincere la gara delle preferenze.

C’erano tutti gli alleati meno uno. Matteo Salvini. Il leader della Lega ha spiegato di non essersi presentato perché con la campagna elettorale che si avvicina non avrà più tempo da passare con i suoi figli. Meloni dice di aver compreso – “per noi che siamo genitori non è facile…” – ma si lascia scappare una battuta: “Matteo ha preferito il ponte a noi.” Il grande assente si è comunque collegato alla kermesse di FdI con il cellulare, al fianco della figlia perché non scherzava quando ha detto di doversi dedicare alla famiglia. Nel suo breve intervento Salvini ha detto ai giornalisti in sala di “mettersi l’anima in pace” e di smetterla di “gufare”: “le prossime elezioni saranno nel 2027, non un minuto prima”. Nessun commento sulla candidatura di Roberto Vannacci, nemmeno sulle dichiarazioni del generale a proposito delle classi separate per i bambini con disabilità. Eppure all’interno del centrodestra prendono le distanze. Gli stessi leghisti provano imbarazzo.

Ma nonostante le polemiche e il forfait di Salvini, Meloni ha ribadito l’unità del centrodestra e si è scagliata, anzi, contro l’opposizione. Ha battuto sui temi più succulenti della campagna europea: l’immigrazione e le guerre, in particolare quella in Ucraina. Sul primo fronte ha accusato direttamente la segretaria del Pd Elly Schlein. “La sinistra non ha alcuna soluzione da proporre sulle migrazioni”, ha attaccato la premier. “O più semplicemente non hanno il coraggio di dire qual è la soluzione per loro: l’accoglienza indiscriminata di chiunque voglia arrivare in Italia, in Europa, con grande soddisfazione di schiavisti e criminali che lucrano sui disperati”. Sullo stesso tema ha commentato anche per quanto riguarda le più recenti accuse di censura in Rai, attacando la trasmissione di Rai 3, Report, che nei giorni scorsi ha mandato in onda un servizio sull’Albania, dove il governo costruirà i centri di accoglienza ‘esterni’ per i migranti. “Telemeloni, ce l’avete presente, no? Ha confezionato un servizio sull’Albania in cui si dipingeva come un narcostato.”

Ma il colpo più duro lo ha sferrato a Giuseppe Conte: “La pace si costruisce con la deterrenza non con le bandierine colorate o, come fa qualche cinico, scrivendo ‘pace’ nel proprio simbolo”, ha detto riferendosi alla scelta del Movimento 5 Stelle di inserire la parola ‘pace’ nel logo per le Europee.

L’obiettivo della premier, ha spiegato, è quello di “mandare all’opposizione la sinistra anche in Ue”. È un’impresa difficile, ha riconosciuto la leader di FdI, ma “possibile e dobbiamo tentare”. È difficile poiché per permettersi di farsi vincere dalla destra, l’Europa dovrà cambiare. E cambiare perché così come sono le cose le agende tanto quanto i valori del governo italiano e del parlamento europeo non coincidono. Sulle politiche europee ha molto da ridire, Giorgia Meloni, dall’“ideologia green” dei “talebani verdi” alla transizione ecologica, “pensate da burocrati”.

Ma l’impresa è possibile poiché non sarebbe la prima volta che la coalizione che guida “smentisce i pronostici”. “Anche stavolta ci diranno che siamo dei pazzi, che è una sfida impossibile da vincere”, ha detto la premier. “Ci hanno dato tante volte per sconfitti, ci hanno detto che eravamo destinati scomparire. Lasciateglielo dire. Mentre si crogioleranno in questa loro rassicurante speranza noi continueremo a lavorare come sempre fatto.”

Lavorare in che modo? Con quale programma? Seguendo il solito canovaccio: “Difenderemo in Ue le nostre eccellenze, i nostri confini, la nostra identità”. Perché Meloni vuole un’Europa “di nazioni forti”. Lontani i tempi in cui, appena dieci anni fa, si presentava alle elezioni europee proponendo lo “scioglimento concordato dell’eurozona”.

Related posts

Studenti e ministro faccia a faccia, ma non c’è la diponibilità a discutere

Redazione Ore 12

Pnrr, l’appello di Draghi ai Sindaci: “Siete protagonisti del futuro del Paese, dovrete amministrare 50 miliardi di euro”

Redazione Ore 12

Il Presidente dell’Anpi, Pagliarulo: “L’invio di armi all’Ucraina espone l’Italia a un grave pericolo. Non sfileremo mai accanto a Salvini”

Redazione Ore 12