Economia e Lavoro

Gkn, la rabbia dei lavoratori sotto la Prefettura di Firenze: “Siamo stati raggirati insieme al territorio”

“Il film è semplice: questo è l’ennesimo raggiro verso il territorio”. Dario Salvetti, delegato Rsu in Gkn e membro del Collettivo di fabbrica lo dice senza mezzi termini prima di salire le scale della prefettura di Firenze. Lo spiega in mezzo ai lavoratori dello stabilimento di Campi Bisenzio, tornati a protestare dopo che l’azienda ha manifestato la volontà di far ripartire la procedura di licenziamento collettivo. E lo sottolinea rendendo tutta la rabbia dei lavoratori per l’incontro con l’advisor scelto dalla società guidata dal fondo inglese Merlose che ha cambiato forma e metodo: non più in presenza ma da remoto. Un sentimento diffuso tra le tute blu, che tra i cori e fumogeni, srotolano uno striscione chiaro: “La commedia è finita”.

“Ieri sera avevamo un incontro, oggi non c’è più. Improvvisamente abbiamo un incontro da remoto e non sappiamo perché. Quello che ci appare chiaro è che sopra la nostra testa ci siano delle trame”. Così “chi si vuole tirare fuori da queste trame faccia delle dichiarazioni ufficiali e atti concreti, perché sennò per noi sono tutti complici e coinvolti in un potenziale raggiro verso il territorio“.

Adesso, quindi, “siamo qua sotto la pioggia. Ci devono dare il piano di reindustrializzazione, quello che dicono che hanno approntato da inizio novembre, ma che non ci viene mai fatto vedere perché forse a Gkn interessa solo trovare una giustificazione morale per far ripartire la procedura di licenziamento e per estorcere una cassa integrazione per cessata attività allo Stato e ai sindacati”.

Salvetti, quindi, osserva che “questi giochetti, compratore sì, compratore no, incontro sì, incontro no, li abbiamo già visti in tante altre vertenze e sappiamo per esperienza che possono andare avanti anche anni. Per quanto ci riguarda, però, non devono andare avanti nemmeno qualche ora, perché qui si sta giocando a nascondino con questo piano di reindustrializzazione. E a noi sembra che il vero punto sia quello di portarci a un tavolo dove l’unica discussione sia quella sulla cassa integrazione per cessazione di attività, che è qualcosa di oltraggioso nei nostri confronti, della società e dello Stato”.

L’azienda, conclude, “può ripartire a produrre in qualsiasi momento, per questo vogliamo prima vedere il piano di reindustrializzazione e delle garanzie serie”, ovvero “regole di ingaggio chiare per un vero tavolo, che non può essere un ricatto. A quel punto si inizia la discussione, tuttavia, ogni volta che facciamo queste richieste guarda caso il tavolo sparisce”.

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