Esteri

I Governi mondiali e le teorie complottiste sul Coronavirus

L’Associated Press, insieme con il Digital Forensic Research Lab (DFRLab), start-up del Consiglio Atlantico che analizza i processi di disinformazione, ha da poco pubblicato una ricerca sulla campagna di disinformazione mediaticamessa in campo, sin dallo scoppio dell’epidemia di coronavirus, dalle maggiori potenze mondiali: Stati Uniti ma soprattutto Cina, sostenuta da Russia e Iran.

Con la propagazione del virus in tempi molto brevi a livello mondiale e il numero di morti in vertiginosa ascesa in pochi mesi, il Presidente Trump dichiara pubblicamente, durante una conferenza stampa, il 20 aprile 2020 di essere quasi certo che l’Istituto di Virologia di Wuhan sia il luogo di origine della pandemia. Quando gli chiedono di chiarire in base a quali prove fa una tale affermazione, commenta di non essere autorizzato a rivelarle. Solo qualche giorno prima Fox News aveva pubblicato un articolo il cui titolo diceva che “da fonti accreditate si apprende che la diffusione di Coronavirus sia imputabile ai laboratori di Wuhan, nell’ambito della strategia cinese di competizione con gli USA”.

Questi fatti sono segno di un’azione congiunta di politica e sistema mediatico nel raccogliere ed amplificare, senza verifica, teorie del complotto venute da social media e “super influencer”.

Ma ancor prima di Donald Trump, smentito pochi giorni fa dal report dell’OMS,  è stata la Cina ad avviare la sua prima campagna di disinformazione, già negli ultimi giorni di dicembre, quando ancora l’Occidente non aveva consapevolezza della presenza del virus. Nel social media cinese Weibo, a fine dicembre 2019 si leggeva “Attenzione agli americani!” e in alcune nicchie si parlava già del virus come di un’arma biochimica degli statunitensi. 

Inoltre, dalla seconda metà del 2019, nota lo studio, il numero di account della diplomazia cinese su Twitter è più che triplicato, mentre su Facebook è più che raddoppiato, Numeri importanti se si tiene in considerazione che entrambe le piattaforme sono vietate in Cina. Con il COVID-19 questi account hanno contribuito a impostare e amplificare la messaggistica su piattaforme, lingue e aree geografiche.

Una serie di 11 tweet del portavoce del Ministero degli esteri cinese Zhao Lijian a marzo, con illazioni sull’esercito americano come artefice della progettazione del COVID-19, è stata citata oltre 99.000 volte, in almeno 54 lingue, da account con centinaia di milioni di follower. Poi i media statali cinesi hanno raccolto e diffuso le sue idee.

In questo, sempre secondo l’indagine di AP e di DFRLabnon bisogna dimenticare il ruolo della Russia, ma anche dell’Iran, nel coadiuvare la strategia di disinformazione della Cina. La Russia e l’Iran ne hanno fatto da cassa di risonanza con i propri media e le loro stesse strategie di disinformazione e, nel caso della Russia, fornendo le infrastrutture digitali necessarie alla Cina per diffondere la sua narrativa.

Da Pechino e Washington a Mosca e Teheran, i leader politici dei media alleati hanno funzionato efficacemente come super diffusori, usando la loro statura per amplificare secondo la loro opportunità politica teorie cospiratorie già in circolazione. Ma è stata la Cina – non la Russia – a prendere l’iniziativa nel diffondere disinformazione straniera sulle origini di COVID-19, poiché è stata attaccata per la sua gestione tempestiva dell’epidemia.

Il rapporto paragona l’evolversi dei processi di disinformazione a quelli del virus, i “super diffusori” degli eventi sono influencer che utilizzano i media digitali e tradizionali per amplificare le voci, contagiando ignare audience

Proprio come in una pandemia, gli effetti possono essere mitigati con una forma digitale di igiene, attraverso un atteggiamento improntato allo scetticismo e con la verifica delle fonti. Una “infodemia” può diffondersi senza controllo quando gli influencer e il pubblico non tentano di contenere le voci che li circondano.

Nel caso del Covid-19, una teoria cospiratoria di un virus intenzionalmente diffuso come arma biochimica ha preso piede in maniera sistematica, propagata da diversi attori sociali, politici ed istituzionali, che hanno utilizzato una narrativa già esistente e a costo zero per i propri fini geo-politici. Ma le speculazioni sul ruolo dei Governi  in questa crisi hanno creato un circolo vizioso, facendo sì che le persone abbracciassero ancor di più queste teorie e fossero ancora più sfiduciate proprio nei confronti del ruolo dei Governi nel combattere la pandemia.

AGC GreenCom 

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