La guerra di Putin

I repubblicani bloccano gli aiuti, mentre vogliono capire se l’Ucraina è in grado di vincere

di Giuliano Longo  

 

A Capitol Hill i repubblicani contestano che né l’amministrazione Biden né Zelenskyj abbiano chiarito loro come vincere questa guerra, ma soprattutto se davvero Kiev può vincere sui russi e sulla base di quale piano strategico. Il risultato è che finora i finanziamenti per l’Ucraina sono bloccati in entrambe le camere del Congresso e la discussione verrà ripresa, forse, subito dopo Natale. Ma il problema Ucraina va ben oltre il semplice finanziamento, perché ora molti deputati hanno capito che la guerra non può essere vinta e si chiedono se Biden non sia caduto in una trappola sostenendo a spada tratta Zelensky.

 

Ad oggi nessun leader militare serio avanza la tesi che l’Ucraina possa vincere nonostante abbia tentato di convincere tutto l’Occidente su questa prospettiva e il rischio per Biden è che i legislatori si sentano ingannati.

 

Il punto di svolta si è verificato l’estate scorsa, quando l’offensiva ucraina, fortemente supportata dalle armi statunitensi, dall’addestramento Stati Uniti/NATO e dall’Intelligence occidentale, si è arenata con enormi perdite e solo poche piccole vittorie temporanee.

 

Zelenskyj allora andava ancora in giro negli Stati Uniti sostenendo che l’Ucraina aveva ottenuto molte vittorie nell’offensiva e aveva addirittura sfondato la munitissima linea di difesa Surovikin, affermazione che oggi viene smentita dai fatti.

Il Pentagono nel frattempo invia a Kiev il tenente generale Antonio Aguto, Jr. che dovrebbe svolgere il compito di “comandante ombra” dell’esercito ucraino, sostituendo sostanzialmente il generale Zaluzhny, ai ferri corti con Zelensky, e affiancando al comando il capo delle forze di terra ucraine, Oleksandr Syrskyi.

 

La coppia di generali da un lato dovrebbe indirizzare gli ucraini verso una strategia “hold and build” ad imitazione di quanto fece il generale russo dopo la sconfitta dell’autunno dello scorso anno, e dall’altro tentare di “congelare” il conflitto fino prossima primavera.

Ma questa strategia è già minata dal fatto che i russi stanno avanzando su gran parte della linea di contatto. Sono già entrati a Marinka sul fiume Donetsk, stanno avanzando anche verso Avdiivka di cui già controllano la zona industriale, mineraria e parte delle aree residenziali.

 

Intorno a Bakhmut i russi stanno riprendendo alcuni villaggi che gli ucraini hanno conquistato ne corso dell’offensiva e stanno minacciando Chasiv Yar, un importante hub logistico ucraino. E ancora, sul fronte di Zaphorize premono su Robotyne, un villaggio nella cosiddetta zona di Bradley Square, dal nome dei mezzi pesanti forniti dagli americani.

 

L’idea di “Hold”, ovvero di tenere, quindi non è realmente una strategia coerente. Il generale Zaluzhny aveva proposto a Zelensky di ritirare le truppe e formare una vera linea difensiva, ma non era chiaro dove si snodasse e come potesse fermare l’avanzata russa. Lo stesso Zelenskyj sembra avesse sostenuto quest’idea, pur insistendo nel portare avanti le battaglie attorno a Bakhmut e Avdiivka.

 

L’idea di “Build”, costruire, è un’idea americana per ricostruire l’esercito ucraino che è stato gravemente colpito dai combattimenti in corso. Costruire significa, da un lato, introdurre nuova manodopera e, dall’altro porre l’accento sul riarmo e sull’addestramento.

 

L’Ucraina ha un grave problema di uomini e per trovare reclute deve usare tattiche draconiane. Parte della manodopera non sfruttata si trova nelle città più grandi e la maggior parte è stata protetta dal regime di Kiev perché sono i figli e le figlie di quella che in Russia viene chiamata nomenklatura.

Solo perché il comunismo è scomparso non significa che non esista un’élite altamente viziata in Ucraina, non più di quanto ce ne sia in Russia e quando si esercita pressione su questa classe si provocano seri problemi politici interni.

 

Anche se non ci saranno elezioni in Ucraina, c’è comunque insoddisfazione. La scorsa settimana il deputato David Arakhamia, leader del partito di Zelenskyj, ha affermato che è in corso una rivolta nella Verkhovna Rada, il parlamento ucraino che è in gran parte portavoce del Presidente.

Molti parlamentari hanno segnalato di voler lasciare l’Ucraina il prima possibile. Alcuni di loro se ne sono già andati, segno di una nave che affonda e di una perdita di fiducia nel massimo leader.

 

Va detto che ora gli ucraini non possono non lasciare il paese perché non gli è permesso, tanto che anche l’ex presidente Petro Poroshenko, pur avendo ottenuto l’autorizzazione dalla Rada, è stato fermato al confine e fatto tornare indietro, perché Zelenskyj non voleva che prendesse contatto con leader occidentali.

 

Quindi è difficile vedere come il generale Aguto possa risolvere il problema del reclutamento e riparare la perdita di fiducia interna nel governo ucraino.

Con l’arrivo a Kiev di Aguto c’è un altro problema, quello di mortificare (oggettivamente) i leader militari ucraini, ma soprattutto quello di trasformare questo conflitto in una guerra sempre più “americana”, come avvenne in Viet Nam, prima con l’invio di “consiglieri” e dopo con il coinvolgimento diretto delle truppe USA.

 

Non ci sono prove che il piano Aguto sia convincente o che realizzi uno dei suoi obiettivi (mantenere e costruire). Di certo c’è il rischio di avvicinare la guerra all’Europa, perché i russi potrebbero smettere di fingere che possa essere limitata solo ai confini dell’Ucraina, passando da un conflitto “per procura” dell’Occidente a uno scontro diretto .

 

È del tutto vero che i russi hanno i loro problemi, compresi i molteplici tentativi da parte di Ucraina, Regno Unito e Stati Uniti di uccidere Putin. La decisione di Biden di utilizzare Zelenskyj nel suo (ultimo?) tentativo di ottenere denaro rischia tuttavia di appaiarlo al ragazzo di Kiev che non vuole negoziare finché i russi non se ne andranno e Putin non verrà sostituito, salvando così se stesso più che l’Ucraina.

aggiornamento crisi russo-ucraina ore 14.48

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