Energia e Sostenibilità

Il cambiamento climatico costa all’Italia 300 Euro per abitante

Siamo il paese Ue che paga di più per la crisi climatica

di Gino Piacentini

I cambiamenti climatici hanno un costo sempre più impattante sull’economia globale e nazionale. Non fa eccezione l’Italia che per la sua conformazione geografica e a causa dell’urbanizzazione selvaggia degli ultimi settant’anni, ha visto aumentare il numero di calamità naturali come inondazioni, frane, incendi boschivi e ondate di calore.

Il costo per l’economia del nostro Paese è elevatissimo: ogni abitante paga circa 300 euro all’anno a causa degli effetti della crisi climatica. Visto così il dato potrebbe non impressionare ma se facessimo il totale sugli abitanti della nostra penisola la cifra sarebbe di circa 18 miliardi di euroall’anno, la maggior parte dei quali non sono coperti da polizze assicurative di alcun tipo.

L’analisi pubblicata da The European House Ambrosetti, attribuisce i danni più significativi alle infrastrutture, alla produzione agricola, al settore turistico e alla gestione delle emergenze. A ciò si aggiungono le spese sanitarie per le malattie legate al caldo e alle nuove condizioni climatiche, che mettono a dura prova il sistema sanitario nazionale

Uno degli aspetti più gravi dei cambiamenti climatici riguarda proprio i danni alle infrastrutture che sono vulnerabili a eventi estremi come inondazioni, frane e forti venti. Le stime per il 2024 indicano che i danni alle infrastrutture italiane potrebbero superare i 3 miliardi di euro, con conseguenti disagi per le reti stradali, ferroviarie e idriche.

Anche il settore agricolo è uno dei più colpiti, con perdite stimate a circa 2,5 miliardi di euro all’anno. La siccità, le onde di calore e le variazioni delle stagioni hanno ridotto la resa, compromettendo i raccolti. Con 12 regioni italiane ad elevato stress idrico, tra cui primeggiano la Basilicata, la Calabria, la Sicilia e la Puglia. Nel 2023 si sono registrati cali del 63% per la produzione di pere, del 60% per le ciliegie, del 27% per l’olio d’oliva e del 12% per il vino e i pomodori.A rischio anche la produzione idroelettrica, che potrebbe raddoppiare la perdita in caso di aumento termico di 2 gradi e triplicarla se i gradi in più dovessero salire a 3 nel Sud e lungo l’arco alpino.

Un altro aspetto fondamentale del costo dei cambiamenti climatici riguarda la salute pubblica. Le onde di calore, più frequenti e intense negli ultimi anni, hanno un impatto diretto sulla salute delle persone, in particolare degli anziani, dei bambini e di coloro che soffrono di patologie preesistenti. Il numero di decessi legati a cause climatiche è in aumento, e il sistema sanitario italiano sta affrontando una pressione sempre maggiore a causa delle malattie respiratorie e cardiovascolare legate all’inquinamento atmosferico e alle temperature.

Lo studio certifica la necessità dell’Italia di adottare un piano nazionale di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, che coinvolga non solo le politiche ambientali, ma anche quelle economiche e sociali. Inoltre, la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, che favorisce l’uso di energie rinnovabili e la mobilità sostenibile, potrebbe contribuire a ridurre i costi economici a lungo termine. A questo si aggiunge la necessità di implementare gli investimenti nell’efficienza energetica, nella costruzione di edifici più resilienti e nell’agricoltura sostenibile, tutte azioni utili a ridurre i danni e prevenire gravi perdite economiche future.

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