Politica

  Il discorso di Schlein alla festa dell’Unità a Ravenna: “E’ il nostro tempo”

 di Fabiana D’Eramo

 

Schlein sorride e alza in pollice in segno di OK. Chiude la festa dell’Unità a Ravenna con un lungo discorso. Alle sue spalle si legge “il nostro tempo”. Gettando di tanto l’occhio sugli appunti, parla con un entusiasmo e una determinazione ciechi, e fa pause solo per bere un sorso d’acqua o godersi l’applauso. Parla di quello che il Partito democratico deve fare, che forse avrebbe dovuto già fare: “ascoltare, guardare le persone negli occhi. Dire loro non solo ‘me ne occupo io, ma ce ne occuperemo insieme’.” Quello che la segretaria promette di nuovo è un partito che “si ripensa da capo”, ma che si ricorda da dove viene. Riaprire la stagione, dopo una prima fase di segretariato che non è stata in grado di dare pensieri a Giorgia Meloni, per Elly Schlein significa premere sull’acceleratore e traghettare il Pd nel movimentismo.

Davanti a quasi due mila persone che la accolgono con calore, la segretaria ha prima ringraziato i volontari che hanno tenuto vive le feste del’Unità e poi il governatore della regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, per l’impegno sul territorio. Poi passa subito a parlare d’identità, a chiarire cos’è il Pd o cosa vorrebbe essere, e cioè “plurale, largo, aperto e generoso”, “strutturato a rete, non a piramide”. Porte aperte, nessuno escluso, a ribadire la natura progressista e inclusiva della linea dem. A non mostrare segnali di instabilità, non vacillare, nemmeno dopo il recente strappo di alcuni militanti, dirigenti e consiglieri che hanno deciso di passare ad Azione. Perché il Pd è un partito “dove non ci si trova per stabilire rapporti di forza”. E comunque Schlein non è interessata a perdere un giorno in polemiche inutili con le altre forze d’opposizione. Per lei è più importante mantenere (o meglio, creare) l’equilibrio interno, poichè ognuno sentirà un attacco al Pd come “un attacco a ognuno di noi”.

Chi sono questi noi? A chi parla Schlein quando muove le labbra e tira fuori la voce? Questo discorso non ha aggiunto nulla di nuovo al dibattito. È stato piuttosto un pretesto per ricordare a grandi linee che Pd sta per Partito democratico. Progressista, riformista, socialista. Di nuovo dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori. Per cui è difficile ignorare le previsioni della Commissione europea che confermano il rallentamento dell’economia, particolarmente brusco nel caso dell’Italia. Di fronte a quella che sarà la nuova Legge di Bilancio il governo dovrà mettere da parte la propaganda e fare i conti con la realtà, ma anche il Pd dovrà fare un’opposizione più pragmatica e meno retorica. Per ora Schlein promette di “limitare i contratti a termine, abolire gli stage gratuiti, perché non ci si paga l’affitto”, favorire l’occupazione femminile, “liberare il tempo delle nostre donne”, seppur “in una società patriarcale come la nostra”, per non imporre loro la scelta drammatica tra lavoro e famiglia. “Sempre che questo interessi alla prima premier donna di questo paese”, commenta.

Questo Pd dovrebbe stare anche dalla parte delle nuove generazioni, sicchè Schlein dice che dobbiamo riprenderci il nostro futuro. “Ora che si riprende”, prosegue la segretaria, “riprendiamo dalla battaglia per la scuola pubblica, l’università, il diritto allo studio”, ma anche da un modo di vivere sostenibile e dalle politiche green per rallentare il processo di surriscaldamento del pianeta e smettere di vivere “come non ci fosse un domani”, come invece, attacca, sta facendo l’attuale classe dirigente.

Schlein ha anche ricordato che il Pd sta dalla parte dei migranti e dei rifugiati, e che vuole lottare per “un’Europa più solidale, che salvi le vite nel mediterraneo”. Avere bene in testa che “ruolo vogliamo avere come Italia, come Unione Europea”, riconoscendo “come sta cambiando il quadro geopolitico attorno a noi”, poteva essere inoltre un buon appiglio per spendere una parola sulla guerra di Putin, ma l’Ucraina non compare in questo discorso come da tempo non esiste più nell’agenda politica del Partito democratico.

Prima di concludere Elly Schlein si pone un obiettivo: portare la sua gente in piazza in autunno con una grande mobilitazione nazionale. Contro il governo e contro tutto: scuola, lavoro, casa, sanità. Sarà una grande sfida per dimostrare di avere il potere dei leader di smuovere le masse, rovesciarle su Roma. E questo dovrebbe essere solo l’inizio. “Ci aspetta un autunno di impegno e di partecipazione”, dice la segretaria. “Vi chiedo uno sforzo. È il nostro tempo.” Ma dalle parole di Schlein si capisce che non è cieca di fronte all’incapacità del Pd e della politica in generale di rappresentare i cittadini: non votare, spiega, “è un atto di protesta e una richiesta di buona politica”. Schlein sta promettendo di ricostruire quella fiducia. In che modo? Con quali mezzi? Non lo sappiamo. Sappiamo solo che “questo Pd” si impegnerà a “lasciare la zona di comfort”. Conclude: “Evviva la Repubblica. Evviva il Partito democratico”. E come buon auspicio cita Aldo Moro, ad augurarsi di avere sui cittadini la stessa capacità di traino – anche se, ammette, non siamo all’altezza dei giganti.

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