Politica

Il Graffio – La costituzione calpestata

di Fabrizio Pezzani*

I padri costituenti avevano ben chiaro il quadro valoriale in cui racchiudere il dettato costituzionale , entrato in vigore il 1 gennaio 1948 , per rispondere ad un paese unico per storia , tradizioni , modelli sociali ,diversità territoriali profonde e culturali ( nel referendum sull’assetto istituzionale il paese si era diviso , repubblicano al nord e monarchico al sud ) .I principi dovevano riprendere i valori universali dell’uomo cioè la libertà , l’uguaglianza , i diritti della persona , il rispetto delle diversità da realizzarsi con la laboriosità prudente dell’antica storia contadina fatta di solidarietà e di condivisione ,promuovendo il lavoro e tutelando quella classe media fatta di artigiani , piccole imprese , commercianti , agricoltori che da sempre rappresenta la spina dorsale del paese . Oggi ci troviamo di fronte ad una forma di collasso di quei prerequisiti che erano il nostro fondamento ; infatti possiamo osservare le asimmetrie tra dettati costituzionali e realtà ( modelli attuativi ) fermandoci ai principi fondanti racchiusi nei primi 12 articoli  ( ne esamineremo i più evidenti  aggirati). L’ osservazione andrebbe fatta su tutto il dettato costituzionale ma già l’evidenza della carenza attuativa dell’architrave  valoriale ( i principi fondanti ) del sistema rappresenta un momento di riflessione da estendere poi al resto .

Art.1 . L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro . La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Oggi il livello  di disoccupazione è il 7,8 % ( 6,1 % al nord e 8,6 % al centro, 15,16 % al sud  ) e rappresenta il peggiore tasso di disoccupazione in Europa, per quanto riguarda i giovani  il livello di disoccupazione è pari al 23,9 %. A queste percentuali per una lettura corretta del problema dobbiamo aggiungere i sottoccupati ed quei dipendenti pubblici assunti per collusioni con una classe politica che deve vivere della cultura parassitaria della rendita e non per reale bisogno ; dovremmo aggiungere l’esercito dei precari – quasi 3,5 milioni – che scivola fra le varie categorie . Il lavoro era fondamentale nel pensiero dei padri costituenti perché la sua mancanza riduce la partecipazione alla vita democratica in quanto lesiva dei principi di libertà e di uguaglianza ; ne esce una democrazia monca ed incoerente  .

Art.2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica , economica e sociale .

Il principio di solidarietà significa il contributo di ciascuno alle spese pubbliche (si vedano gli art.53 ed  art. 81 ) per procedere alla redistribuzione del reddito fra i cittadini per sostenere le classi più deboli in modo da ridurre le disuguaglianze e consentire gli equilibri ed il pareggio di bilancio con un passivo crescente . Con riferimento ai dati del 2022, secondo i dati istat, si evidenzia rispetto ad un pil di 1782 mld/ euro , 183 mld/ euro di economia sommersa , un deficit annuo del 5,6% del pil ed un debito di 2762 mld/ euro . L’evasione fiscale è determinata anche da un’impenetrabile normativa giuridica che rappresenta troppo spesso  un inestricabile labirinto che causa una guerra tra controllori e controllati . Il reddito medio al nord è tra i  33.000 ( nord-est ) e 36.000 ( nord ovest ) euro pro capite al centro è 33.830 al sud tra i 24.000 ed i 26.000 euro pro-capite ; l’indice Gini  sulla disuguaglianza è basso al nord ( 0,29-0,30 ) al sud è alto ( 0,34-0,36 ). Gli equilibri di bilancio richiesti sono saltati e la conseguenza è un debito pubblico che si avvicina ai 2762 mld / euro la cui gestione politica aumenta le disuguaglianze e riduce la solidarietà . La colpevole  mancanza di controllo da parte degli organi preposti e , spesso , anche la mancanza di competenze specifiche impediscono la realizzazione dei dettati costituzionali : il principio di solidarietà salta .

Art.3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge , senza distinzioni di sesso , di razza , di lingua , di religione , di opinioni politiche di condizioni personali e sociali . E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che , limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini , impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica , economica e sociale del paese .

Con questo articolo siamo all’apoteosi della distrazione ; per gli esempi manca solo l’imbarazzo della scelta sia nel pubblico che nel privato . E’ emblematica, a questo proposito , un’Istituzione che dovrebbe rappresentare simbolicamente il senso del “ civil servant “, la SNA ( Scuola Nazionale Amministrazione  , ex SSPA ) e in particolare quella di Economia e Finanza dove dovrebbero essere forgiati  i ruoli amministrativi dello Stato il cui esempio sia la luce da seguire per la burocrazia ammalata . I docenti delle scuole indicate hanno  diverse provenienze , alcuni  hanno passato regolari concorsi nazionali diventando professori( la remunerazione oscilla tra i 80.000 ed i 120.000 euro ) . Altri – magistrati, politici , dirigenti ministeriali –   sono diventati professori equiparati per decreto ministeriale avendo come remunerazione l’ultima riconosciuta ( le remunerazioni base arrivano ad oltre i 300.000 euro ) . L’ attività didattica di questi secondi ,in seno alle scuole – specie Economia e Finanza –  è  limitata ed occasionale a favore di altri incarichi .   Ma non dovrebbe essere  compito loro, i “ civil servant “, come detto dall’articolo , promuovere i dettati costituzionali cioè rimuovere gli ostacoli all’uguaglianza, all’equità ,  alla ricerca dell’efficienza e alla riduzione degli sprechi anche grazie al  loro esempio ? Un aspetto rilevante ai fini della realizzazione del principio di uguaglianza e di libertà è rappresentato da un sistema giuridico che ha tempi attuativi così lunghi da ledere il senso di giustizia ; una normativa complessa e bizantina in ogni campo rende complesso ed interminabile ogni procedimento   ( la durata media di un fallimento sono 9,5 anni che oscilla tra i 5 anni di Trento ed i 22 di Caltanissetta ). L’organizzazione giudiziaria sconta sia le inefficienze di un sistema culturale babelico che genera caotici conflitti normativi , sia la sua incapacità di passare da funzione –  applicare le norme – a servizio – essere generatrice di comportamenti virtuosi – . Così rischia di scollarsi dai valori etici e morali che la devono sostenere e perde la sua funzione di garante di diritti e dell’uguaglianza  .

Art.4 . La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto .Ogni cittadino ha il dovere di svolgere , secondo le proprie possibilità e la propria scelta un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Il commento a questo articolo è già espresso nei precedenti , la mancanza di controllo e lo sviluppo di una cultura giuridica centralizzata , spesso fine a sé stessa e pensata su Marte rende estremamente difficile anche avviare una semplice attività imprenditoriale . Gli elenchi delle normative funzionali alla semplificazione rappresentano un trattato di come si possa semplificare complicando sistematicamente i dettati  giuridici applicativi ; l’Italia è stata la culla del diritto che ora , però , rischia di essere la sua tomba.

Così una costituzione pensata per  un paese in cui il 92 % degli occupati è nelle piccole  medie aziende – piccoli imprenditori , artigiani , commercianti , agricoltori..- viene ignorata da una pachidermica amministrazione pubblica che si autorigenera in continuazione allontanandosi sempre di più dalla realtà che finisce per schiacciare . Stiamo soffocando la classe media che sostiene il paese e per la quale la costituzione era stata pensata.

Art.5. La repubblica è una ed indivisibile , riconosce e promuove le autonomie locali attua nei  servizi che dipendono dallo stato il più ampio decentramento amministrativo ; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.

I padri costituenti avevano ben chiare le diversità storiche e territoriali che da secoli differenziano il  paese nelle sue aree . La cultura agricola del paese al nord ha preso forma nella mezzadria – compartecipazione al risultato – al sul nel latifondo e bracciantato che si incarna nella cultura della rendita . Oggi siamo riusciti a realizzare il  decentramento concentrando il controllo ed  avviando un finto federalismo che mette insieme il peggio . Il patto di stabilità è forse la più evidente forma di gestione delle diversità con la logica dell’uniformità ; i vincoli di bilancio sono sulle singole voci in modo analitico e minuzioso così si perdono di vista le aree di risultato .  Il patto nella sostanza ha dato luogo ad elusioni e patologie gravi ; le partecipate ed i derivati ne sono il lampante esempio . Così si apre un contenzioso insanabile tra queste e le amministrazioni periferiche e si perde il controllo della spesa e del debito specie quando controllori e controllati si scambiano continuamente d’abito con conflitti di interesse sempre aggirati  .Siamo in mezzo ad un guado tra un modello istituzionale accentrato ed un paese diversificato e lì rischiamo di soffocare.

Art. 9. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione .

Purtroppo si commenta , drammaticamente , da solo subendo la ricaduta delle inefficienze indicate .

Art.12. La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano : verde , bianco e rosso , a tre bande verticale di  eguali dimensioni.

A questo punto sarebbe opportuno aggiungere a tale dettato che il tricolore  dovrebbe essere listato a lutto.  Le responsabilità , però , sono di tutti nel privato e nel pubblico , indistintamente , anche se a diversi livelli,  per avere perseguito solo la cultura della rendita e l’interesse personale a scapito del bene comune  e promosso come merito quello “ dell’appartenenza “ . Gli stessi media hanno finito per diventare , colpevolmente , parte del sistema, così faticano a trovare il coraggio  di dare un’informazione indipendente  in grado di promuovere la cultura e la verità dei fatti troppo spesso misconosciuti e perdono la capacità di capire i segni di cambiamento dei nostri tempi   .  La storia sta voltando pagina ma se non saremo capaci di affrontare i cambiamenti con uno spirito creativo , nuovo e solidale rinnovandoci negli ideali  vuole dire che dal punto di vista creativo non abbiamo molto da dire ma così non andremo lontano .

*Professore emerito Università Bocconi

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