di Marino Marini
A colloquio con il Presidente dell’associazione datoriale Confimptrese World ed ex Consigliere regionale del Lazio
Presidente Desideri, lei nei giorni scorsi ha affrontato il tema delle periferie romane, visto dal punto di vista delle sinergie tra Governo, Comune e Regione Lazio, qual è la priorità?
Agire nelle periferie è una sfida coraggiosa per la città di Roma, soprattutto per contrastare il dilagare delle disuguaglianze e delle patologie sociali che mostrano il loro aspetto più preoccupante laddove il degrado sta avviluppando più di ogni altra cosa. alcune parti della nostra città. Ma – voglio sin da ora sottolineare – che il tema delle periferie non va affrontato solo con atteggiamento “riparatorio”, con slogan ormai desueti, o con interventi occasionali troppo spesso inadeguati alla risoluzione delle problematiche vere che affliggono le aree più degradate.
Ci spieghi meglio Desideri, cosa si deve fare a suo parere?
Lavorare nelle periferie significa, per prima cosa, dare priorità al sostegno delle fasce deboli e all’inclusione delle stesse, questa cosa da affermare a parole è estremamente facile ma è tremendamente complessa da tradurre in realtà, senza le necessarie sinergie tra Governo, Regione e Comuni .
Lei presidente non ha mancato di far notare che la difficoltà di accedere al mondo del lavoro, in qualche modo, incide sui fenomeni di disagio sociale presenti nelle periferie.
E’ noto che il tasso di disoccupazione nelle periferie è più elevato rispetto al resto della città e spesso permangono, a lungo, problematiche socio economiche di larghe fasce di cittadini colpiti da forte disagio, tuttavia è possibile guardare alle periferie anche come territori capaci di spinte propulsive per sperimentare e implementare periferie, molto diverse, tutte interessanti, con una loro storia e vissuti sociali distinti. I contesti territoriali di ognuna sono compositi. Nelle periferie spesso coesistono fasce molto svantaggiate, edifici fatiscenti, degrado, poca sicurezza, ma anche esempi di microimprenditorialità, attivismo sociale. Nelle periferie sono presenti realtà criminali radicate, ma anche forze sane della società civile, capaci di strutturare i giusti anticorpi al dilagare dell’illegalità.
Quali cambiamenti a suo parere devono essere introdotti?
Il cambiamento di paradigma deve partire dall’ambito culturale. La periferia deve lavorare per ricostruire il proprio tessuto, producendo valore nel territorio, creando comunità e spazi per la socialità diffusa. Per prima cosa è prioritario iniziare a considerare le periferie come linee direttrici del nuovo sviluppo urbano delle città. Non è un caso, infatti, che quando parliamo di integrazione ci riferiamo principalmente all’ integrazione dei contesti non centrali delle città; quando parliamo di sperimentazioni, innovazione, volontariato, spazi autorganizzati dai cittadini, parliamo prevalentemente delle periferie; non è certamente un caso che, prevalentemente, i nuclei familiari più numerosi si concentrano nelle aree non centrali della città. Tali situazioni devono stimolare le istituzioni ed in particolare Regioni e Comuni a farsi osservatori attenti delle trasformazioni che stanno accadendo, anche al fine di immaginare e definire adeguate programmazioni delle politiche urbane per le periferie. Ogni periferia ha forti potenzialità per favorire la valorizzazione del cittadino, singolo o associato, e molti sono gli esempi per far crescere e rinsaldare le comunità. Non sono necessari soltanto interventi infrastrutturali, anche se essi sono prioritari, ma è altresì necessario valorizzazione delle realtà già presenti, oltreché – dal punto di visto del cittadino – lavorare ed agire affinché si superi la diffidenza verso la pubblica amministrazione.
Da dove si deve iniziare a suo parere Desideri?
Il lavoro nelle periferie deve iniziare con la cura del prossimo e la presenza risolutiva delle istituzioni. La comunità deve essere messa al centro. Il modo migliore per raggiungere questo scopo è il rafforzamento della scuola, che come tutti sanno è tra le istituzioni più autorevoli e dirette per la tutela della dignità delle persone. Nelle scuole si crea quell’ecosistema di alleanze capace di costruire reti sociali e di migliorare la sicurezza sociale, nonché la qualità della vita delle persone. Iniziare dalle scuole è dunque prioritario, soprattutto dalle scuole di frontiera, cioè quelle presenti in territori complessi, dove diventa necessario collaborare con il territorio. La vera sfida è l’urgente “messa a terra” delle risorse, da strutturarsi nel e con il territorio, con una grande capacità amministrativa e di gestione, sulla quale Regione e Comune di Roma, con l’aiuto del Governo, devono intervenire con tempestività.