Esteri

Il Presidente Milei vuole l’Argentina nella Nato

Il  presidente argentino  turboliberista Javier Milei vuole portare il suo paese nella NATO  dopo aver velocemente inserito Buenos Aires nel sistema di alleanze di Washington da cui i suoi predecessori si erano tenuti a distanza.

 

Subito dopo la sua elezione, alla fine del 2023, Javier Milei ha posto l’accento sulla necessità di rafforzare e rinnovare le forze armate argentine. Ad aprile il presidente lo ha ribadito ai veterani alla celebrazione per i caduti nella  guerra delle Malvinas con il Regno Unito. Per l’occasione ha parlato di  “nuova era”di sviluppo e sostegno dell’esercito, necessari affinché “!il paese venga rispettato”.

 

Il leader dell’estrema destra ha detto che  «dopo decenni di discorsi rimbombanti e patti insignificanti ,l’Argentina ha deciso di rientrare nel concerto delle nazion in un mondo interconnesso»poiché  che accade «a chilometri di distanza può avere effetti sulla nostra sovranità» e quindi la politica estera non deve basarsi soltanto «su interessi commerciali, ma anche su una visione comune del mondo».

Il 18 aprile scorso il ministro della Difesa argentino, Luis Petri, ha incontrato a Bruxelles il segretario aggiunto dell’Alleanza Atlantica, Mircea Geoană, chiedendogli di accettare l’adesione alla Alleanza di Buenos Aires.
«Gli ho presentato la lettera di intenti che contiene la richiesta dell’Argentina di trasformarsi in un partner globale della Nato. Continueremo a lavorare per recuperare le relazioni che permettano di modernizzare e fortificare le nostre forze agli standard di questa organizzazione»ha scritto il responsabile della Difesa.

Proprio mentre la Colombia del presidente di sinistra Gustavo Petro cerca di allentare i rapporti con l’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti, l’Argentina intende stringere  una relazione ancora più stretta con la Nato dopo aver ottenuto da Bill Clinton, nel 1997, il titolo di “maggiore alleato non-Nato”degli Stati Uniti.

 

Allora il ruolo venne riconosciuto a Buenos Aires dopo che il presidente  argentino di destra, Carlos Menem, aveva inviato alcune navi da guerra nel Golfo Persico, per partecipare al blocco economico nei confronti dell’Iraq di Saddam Hussein, e un contingente militare in Bosnia.

 

Il portavoce presidenziale Manuel Adorniha sottolineato che un’eventuale adesione all’anello esterno della Nato consentirebbe all’Argentina di «aumentare le sue capacità militari e difensive attraverso esercitazioni multinazionali e l’acquisizione di tecnologie avanzate, nonché di partecipare a dibattiti e decisioni di carattere strategico», unendosi ad un gruppo di paesi che già accedono ai vantaggi della partecipazione al Patto Atlantico come Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Giappone.

 

Nel frattempo è stato firmato un accordo per l’acquisto di 24 caccia F-16 dell’aviazione danese venduti al governo scandinavo da Washington. Per l’acquisto degli aerei da guerra, che costeranno 300 milioni di dollari Buenos Aires potrà contare su 40 milioni di dollari di finanziamenti militari concessi da Washington con varie agevolazioni.

Nel corso di una visita a Buenos Aires e nella Terra del Fuoco del generale Laura Richardson, capo del Comando Sud delle forze armate statunitensi, il presidente argentino ha alluso  alla volontà di costruire una base navale congiunta con gli Stati Uniti nella località del paese più vicina all’Antartide. Un progetto di difficile realizzazione, perché  la legislazione argentina non prevede la possibilità di ospitare installazioni militari straniere e autorizza la presenza di truppe di altri paesi solo dopo un voto positivo del Congresso.

 

Ma gli intenti di Milei sono evidenti, e contrastano   con la strategia della maggior parte dei paesi latinoamericanidove non ha messo mai piede dalla sua elezione recandosi invece  tre volte a Washington e una volta in Israele, dove ha annunciato l’intenzione di spostare l’ambasciata argentina a Gerusalemme.

Il presidente argentino sta anche analizzando la possibilità di inviare alcuni aiuti militari all’Ucraina, dopo aver donato due elicotteri da combattimento a Zelensky e annunciato la volontà di visitare Kiev nel corso del suo prossimo viaggio in Europa previsto a giugno.

L’avvicinamento a Washington sta avvenendo soprattutto a scapito  dei rapporti, finora crescenti, con Pechino, ne è un esempio il fatto che, il governo argentino – bruciando 1800 posti di lavoro – ha bloccato  la costruzione della sua quarta centrale nucleare e di due centrali idroelettriche in gran parte finanziate da capitale cinese.

Finora il governo di Pechino  non ha messo in atto  rappresaglie, anche perché le aziende cinesi estraggono litio in grandi quantità e nella provincia argentina di Neuquén, mentre  l’esercito cinese ha contribuito a realizzare con alcune imprese locali, un’installazione spaziale che suscita la preoccupazione di Washington.

Alcuni analisti economici prevedono che se Milei dovesse continuare a minacciare gli interessi cinesi in Argentina, Pechino potrebbe reagire optando per il Brasile come principale fornitore di carne e soia provocando un enorme danno a Buenos Aires.

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