“È stata un’ecatombe, non dimenticherò mai quei corpi“. A una settimana esatta dal naufragio di Cutro, il sindaco Antonio Ceraso parla con l’Agenzia Diredella tragica mattina di domenica 26 febbraio in cui, al largo della costa di Steccato, hanno perso la vita almeno 71 migranti provenienti dalla Turchia. E si parla di circa trenta dispersi, secondo le testimonianze di chi era sul barcone. Oggi, su quella spiaggia, una fiaccolata di cittadini con il sindaco e una via crucis di preghiera per le vittime. E mentre dal territorio nasce l’idea di candidare il suo Comune al Premio Nobel per la Pace, Ceraso commenta: “Sarebbe un onore e un riscatto per il nostro territorio, che non è solo criminalità”. Settantadue anni anni, a lungo comandante della polizia locale di Cutro e di Crotone, ‘Tonino’, come lo chiamano i suoi concittadini, racconta di avere ancora negli occhi le immagini che si è trovato davanti quando quella mattina, intorno alle 7.15 è arrivato sulla spiaggia dove erano iniziati i primi soccorsi ai sopravvissuti da parte di forze dell’ordine e volontari, mentre i cadaveri che venivano a galla venivano sottratti alle onde del mare per non farli risucchiare. Una terra difficile quella in cui Ceraso si trova a fare il sindaco. A fine 2022 è stato eletto con la lista civica ‘Gente per Cutro’, cercando di riportare la città alla normalità dopo 24 mesi di gestione commissariale dovuta allo scioglimento per mafia. “Quello che mi ha spinto a candidarmi – racconta Ceraso alla Dire – è stato l’amore per la mia terra. Cutro non è solo ‘ndrangheta, così ci raccontano e non si può negare, ma da noi ci sono tantissime persone perbene, cittadini che vogliono che le cose cambino e io mi sono messo a disposizione”. u quella spiaggia, domenica 26 febbraio, “è stato peggio che una scena di guerra – racconta il primo cittadino – Vedere quei corpi inermi, tutti nudi perché il mare li ha spogliati di tutto, è stato terribile. Ho visto corpi di donne e bambini sulla spiaggia, scene che rimarranno impresse per sempre. Ho visto corpi senza vita recuperati dal mare. Non riesco a parlarne senza piangere ancora”.
Dopo il trauma iniziale per la strage su quella ‘spiaggia del dolore’, la macchina amministrativa a Cutro e nel suo hinterland, grazie anche ai 27 sindaci dei Comuni di tutta la Provincia di Crotone, lavora incessantemente per dare una degna sepoltura alle vittime e cercare di far rimpatriare le salme. “Ancora non è finita – racconta il sindaco di Cutro Antonio Ceraso – ci sono ancora cadaveri senza nome, siglati con la sigla Kr e dei numeri. A loro dobbiamo pensare adesso. Con la Provincia di Crotone e quella di Catanzaro, oltre ai privati, siamo arrivati a più di 150 loculi”. Ceraso prosegue: “La fase più importante e più delicata per noi è adesso. Anche se l’ufficio anagrafe di Crotone sta collaborando, tutto il peso lo abbiamo noi sulla certificazione per il trasferimento delle salme, tutto quello che adesso accade è in testa a noi. Siamo arrivati a 71 vittime e ne mancano ancora tanti. C’è poi il problema delle pratiche per il trasporto, ci sono parenti che vogliono portare i loro cari morti all’estero. Quelli senza nome li tumuleremo nei vari cimiteri”.“Quello che ho visto domenica scorsa rimarrà indelebile nella vita perché tocca profondamente. La cosa che più mi infastidisce è che i riflettori all’indomani si sono puntati su quello che ha detto Piantedosi“, sottolinea amareggiato il sindaco di Cutro sulla visita del ministro dell’Interno nei luoghi della tragedia. Il titolare del Viminale aveva dichiarato che “la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli: parole che avevano creato molte polemiche, con l’opposizione a chiedere le dimissioni di Piantedosi. “Io ero lì con lui, non è un politico, è un uomo delle istituzioni, non centellina le parole – dichiara Ceraso alla Dire -. Anche io sono un uomo prestato alla politica, mi trovo a fare il sindaco dopo due anni di commissariamento del Comune per mafia. Sono sindaco da tre mesi, appena arrivato ho affrontato un’alluvione che ha distrutto alcune località proprio a Steccato. So cosa vuole dire affrontare i disastri e quello che non serve sono le polemiche“. Quello del sindaco di Cutro è un appello al Parlamento dove il 7 e l’8 marzo Piantedosi farà le comunicazioni. “Dividersi ora non serve – spiega il primo cittadino – Disquisire sulla frase del ministro mi sembra assurdo. Il pomeriggio di quella domenica Piantedosi era già a Crotone, non vedo cosa abbia potuto scatenare questa polemica. Si è comportato ottimamente”. Ceraso prosegue: “In questo momento puntare i riflettori su quello che ha detto il ministro non lo capisco. Io ho capito il senso delle sue parole, io stesso non uso un linguaggio politico. Le sue parole sono state quasi un rammarico, un rimprovero al destino per quella situazione. Noi piccoli qui sul territorio, in una comunità come Cutro, siamo riusciti a far sinergia; perché in Parlamento no? Quella mattina ho visto corpi nudi di donne e bambini sulla spiaggia, scene che rimarranno indelebili, ho visto bambini recuperati dalle onde. Dobbiamo parlare di questo, non di cosa ha detto il ministro o di come lo avrebbe detto”.
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