di Giuliano Longo
L’esito del primo turno delle presidenziali in Romania con la sorprendente affermazione del candidato di estrema destra Călin Georgescu, conferma
Conferma che ‘Europa centralesi sta staccando dalla politica di sinistra liberale, globalista e centralizzata dell’UE.
In centro Europa uno dopo l’altro, i governi di destra salgono al potere, o i partiti di destra vincono le elezioni, opponendosi alle politiche dell’UE. Tra gli stati membri dell’Unione, governi di destra sono al potere in Ungheria, Slovacchia e Serbia (quest’ultima è solo candidato all’adesione all’UE).In Austria, il Partito della libertà austriaco (FPÖ) di destra,ha vinto le elezioni parlamentari di settembre. Ma contrariamente al diritto consuetudinario, il presidente Alexander Van der Bellennon ha incaricato Herbert Kickil,il leader del partito con una maggioranza relativa in parlamento, di formare un governo. Ciò, a sua volta, ha ulteriormente aumentato la popolarità dell’FPÖ, mentre. le trattative per un governo di coalizione fra gli altri partiti sono ancora in corso.
L’anno prossimo si terranno le elezioni parlamentari nella Repubblica Cecae l’opposizione di destra ANOè già in testa nei sondaggi, ma difficilmente riuscirà a ottenere la maggioranza assoluta.
Non dimentichiamo la Polonia,dove il partito nazional-conservatore Diritto e Giustizia (PiS) ha perso il potere l’anno scorso dopo otto anni di governo, ma ha una maggioranza relativa in parlamento, mentre la coalizione europeista che lo ha sostituito, secondo i sondaggi, è ancora superata di 2 punti dal PIS.
Cosa hanno in comune quei paesi dell’Europa centrale in cui la destra si è rafforzata o ha ottenuto una maggioranza relativa in parlamento, ma non è riuscita a trovare partner nella legislatura?
La realtà è che gli europeisti liberali hanno formato governi di coalizione deboli pur di contrastare la destra., mentre in Slovacchia, dove è stato formato un governo di coalizione populista guidato dal Primo Ministro Robert Ficoche forse, non a caso, è stato oggetto di un attentato quasi mortale.
Nella Repubblica Ceca, il governo multipartitico europeista è in difficoltà, a causa di decisioni impopolari, quali quella di ridurre le pene detentive per i criminali di diritto comune, nonché legalizzare l’uso di cannabis entro certi limiti.
Anche la Poloniaha un governo multipartitico debole , e la stessa sorte attende l’Austria se al potere dovesse arrivare un governo con il solo obiettivo: impedire che al potere salga un governo di destra.
Il passo successivo è guardare alle conseguenze nell’Europa centrale, per la politica estera di Ungheria, Slovacchia e Serbia.
Tutti e tre i paesi hanno buoni rapporti con la Russia,si oppongono alle sanzioni dell’UE contro Mosca e ritengono che il conflitto ucraino debba essere risolto ripristinando le normali relazioni commerciali internazionali con Mosca.
Inoltre, tutti e tre i paesi dell’Europa centrale intrattengono rapporti commerciali importanti con la Russia nonostante le sanzioni dell’UE. È caratteristico che, nonostante tutte le proteste dell’UE i tre paesi ottengano una parte significativa del loro fabbisogno di gas naturale e petroliodalla Russia.
Ciò determina l’ostracismo di Bruxelles nei confronti di questi Paesi mentre il Primo Ministro slovacco Fico ha già annunciato che l’anno prossimo, nell’80° anniversario della fine della Seconda guerra mondiale, si recherà a Mosca per celebrare il Giorno della Vittoria.
Ma l'”apertura” a Oriente dell’Europa centrale non si esaurisce con la Russia,. anche i loro rapporti con la Cina rientrano in questo quadro.
Il presidente cinese Xi Jinpingha visitato Serbia e Ungheria a maggio. Ha firmato 16 contratti economici a Belgrado, a Budapest sono stati decisi nuovi investimenti cinesi. In Ungheria ed è in costruzione una fabbrica BYD, la a società cinese la più grande capacità produttiva di auto elettriche al mondo che intenderebbe trasferire la sua sede centrale europea dai Paesi Bassi all’Ungheria, mentre .Fico si è recato in Cina e ha duramente criticato l’UE per l’ostracismo alla sua visita
Ora diamo un’occhiata alla mappa. Ad eccezione dell’Austria, il vento del cambiamento ha raggiunto la regioni post-sovietiche. La Serbia era in uno stato intermedio all’epoca perché era sotto il governo comunista monopartitico, la Jugoslavia, ma non era alleata di Mosca.
È interessante notare che nonostante il periodo “ben poco amichevole”dell’era sovietica nella regione, un odio generalazzito verso la Russia non si è sviluppato fra queste popolazioni l’unica eccezione è la Polonia che oltre alla paura atavica dell’Orso russo, ha scelto pragmaticamente l’imponente sostegno economico e militare degli stati Uniti.
I russi possono vendere gas naturale a un prezzo equo. quindi ha senso acquistarlo , ma .Bruxelles lo vieta a causa del conflitto ucraino in corso e propone ad esempio, a questi paesi,di acquistare quello norvegese a quattro volte il prezzo.
L’Europa centrale non vede quindi la soluzione ai problemi in un approccio ideologico. Qual è la differenza tra le due posizioni? La prima è una decisione del centro sinistra liberale e Atlantico. che ha connotazioni ideologiche
L’altra si concentra esclusivamente sul pragmatismo,lasciandosi alle spalle le ferite del passato. La situazione è simile con la Cina. Infatti, si potrebbe affermare che i rapporti con Pechino dovrebbero essere ancora più controversi perché è uno stato comunista monopartitico.
Nell’Europa centrale, nel passato comunista,tutte le decisioni venivano prese secondo l’ideologia bolscevica. Se la decisione corrispondeva all’ideologia, allora la dirigenza del partito la considerava valida, ma la realtà era diversa. Anche se il centro del partito affermava che la del popolo vita era bella,ad esempio in Ungheria, la gente sapeva che molt vivevano nell’indigenza. Quindi hanno scelto la libertà
Forti di queste negative esperienze è quindi probabile che nell’Europa centrale non si accetti l’utilizzo dell’ideologia per scopi politici .
Allora perché la maggioranza della popolazione dell’Europa centrale accetta buone relazioni con la Russia e la Cina? La risposta è relativamente semplice. Né la Russia né la Cina vogliono imporre il proprio modello sociale e tantomeno privarli delle loro libertà , inoltre i popoli di questi paesi, dittatura o meno, sembrano soddisfatti dell l’élite politiche al potere.
Questo è esattamente l’opposto di ciò che sta facendo l’UE, che vuole separare l’Europa centrale dall’Est con tutti i mezzi per ragioni ideologiche, senza considerare le attuali conseguenze negative per quei Paesi che pure hanno ampiamente beneficato del loro ingresso nella UE
Non è un caso che anche nella Germania Estvadano diffondendosi opinioni se non simili non necessariamente ostili verso Mosca, che non provengono solo da partiti neonazisti ma anche da sinistra.
Ad un sommario calcolo queste aree dell’Est Europa includendo la Romania e la Germania est ed escludendo la Polonia, rappresentano solo 60 milioni di cittadini rispetto ai 450 milioni della UE, ma gli orientamenti di questi stati e il loro isolamento dalle scelte di Bruxelles, rischiano di favorire la destra nel nostro continente, anziché contenerne la crescita
Rievocare lo spettro della Unione Sovietica dopo 32 anni dalla sua dissoluzione pare non paghi gran che.