Esteri

Militari italiani in Libano, Tajani: “Situazione complicata”

In mezzo tra Israele e Libano ci sono circa 1.300 militari italiani sotto le bandiere dell’Onu che dovrebbero fare da cuscinetto per evitare che ci sia un peggioramento della situazione. Sono li da anni, vivono in una situazione di difficoltà, però al momento non ci son pericoli ma la situazione è complicata”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani alla trasmissione “Dritto e Rovescio”, condotta da Paolo Del Debbio, in onda stasera su Retequattro. Ilnostro esercito è schierato anche al confine tra Israele e Libano, come parte integrante della missione Onu Unifil a cui partecipano circa 10mila uomini in rappresentanza di 48 nazioni (quello italiano è il secondo a livello numerico). Il loro compito è garantire sicurezza e stabilità in un’area che va – all’interno del cosiddetto settore Ovest – dal confine della Blue line (la linea di demarcazione che sotto il controllo di Unifil separa le forze israeliane da quelle libanesi), al fiume Litani a Nord verso Tiro. La soglia di allerta è stata elevata e i bunker, così come i radar, sono tenuti pronti per ogni evenienza. Inoltre, il 15 ottobre, un razzo ha colpito la base Unifil di Naqoura, nel sud del Libano, senza fare vittime. Il portavoce di Unifil, Andrea Tenenti, ha detto: “In quel momento i nostri peacekeeper non erano nei bunker, ma fortunatamente nessuno è stato ferito”. La base non era l’obiettivo ma un razzo lanciato da Hezbollah ha colpito un’area logistica dove in quel momento non si trovavano militari. Un piano di evacuazione potrebbe portare in salvo i militari in pocheore. D’altro canto però, lasciare l’area sarebbe pericolosissimo. Gli italiani hanno in Libano un ruolo centrale, perché il coordinamento dei 3.600 caschi blu dell’operazione Leonte è affidato proprio all’esercito tricolore. Intanto sono tornati nel nostro Paese, dopo meno di un mese, i 22 Carabinieri del contingente italiano a Gerico, in Cisgiordania. Il ministro della Difesa li ha richiamati in seguito alla situazione sempre più rischiosa nei territori tra Israele e Palestina. La missione dei militari dell’Arma aveva preso il via ufficiale lo scorso 25 settembre, sotto la guida del colonnello Giuliano Polito, e aveva lo scopo di addestrare le forze di sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese. Era la 16esima edizione della Miadit, la Missione Addestrativa Italiana che ha preso il via in Palestina nel 2014. Prevede un ciclo formativo di 12 settimane tenuto dai Carabinieri italiani con corsi tecnico-professionali per l’addestramento delle forze di sicurezza del Ministero dell’Interno dell’Anp. La missione aveva anche l’obiettivo di concorrere alla creazione delle condizioni per la stabilizzazione dei territori palestinesi e incrementare la presenza e l’influenza italiana nell’area. “La situazione è diventata man mano più difficile, tanto da rendere impossibile proseguire con le nostre attività che ormai erano ridotte al minimo e con i pochi presenti nell’area di Gerico”, ha riferito un carabiniere. “Si era creata una tale situazione di instabilità da non poter garantire la nostra sicurezza”, ha detto.

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