Economia e Lavoro

Inflazione, da Confcommercio e Confesercenti riflessioni sugli scenari futuri

di Chiara Napoleoni

Gli italiani tirano un sospiro di sollievo, visto che l’inflazione, dopo mesi di continue impennate, fa registrare un netto arretramento. Tutto possibile grazie alla flessione dei beni energetici, flessione che ha portato ad un brusco ridimensionamento del carovita, anche se il carrello della spesa (10%), resta assolutamente surriscaldato e penalizza ancora le famiglie. Sui dati Istat, tutte le principali associazioni d’impresa legate al commercio, hanno fatto le loro valutazioni, tra queste la Confcommercio e la Confesercenti, che hanno valutato positivamente l’arretramento delle dinamiche inflattive, ma con alcune considerazioni. Per l’Ufficio Studi di Confcommercio “sulla spinta di una riduzione dei prezzi dell’energia, è proseguito il processo di rientro dell’inflazione, scesa al 9,2% su base annua, 2,6 punti in meno rispetto a novembre 2022. Pure in questo scenario favorevole, il processo di disinflazione non sarà rapidissimo né appare privo di incognite. Come evidenziano  i dati di Germania, Francia e Spagna, si potrebbero registrare, infatti, registrare pericolose interruzioni nella fase discendente dell’inflazione.  A preoccupare è la progressiva crescita dell’inflazione di fondo, fenomeno comune nella UEM, che testimonia come le forti tensioni accumulate nell’ultimo biennio non si siano ancora esaurite. Ciò condizionerà le decisioni d’acquisto delle famiglie nei prossimi mesi e, di conseguenza, l’intensità della crescita del 2023”. Analogo il ragionamento fatto da Confesercenti, che comunque chiede al Governo interventi mirati, di sostegno, su famiglie ed imprese, visto il peso ancora elavatissimo del carrello della spesa. “Accelera di un punto percentuale il carrello della spesa – fa sapere Confesercenti in una nota – e l’inflazione di fondo si attesta sopra il 6%. Segnali che non lasciano, purtroppo, dissipare dubbi ed incognite sull’anno in corso, con la spesa delle famiglie ancora sotto assedio ed i rischi sulla tenuta dei consumi. Così Confesercenti, in una nota, commenta i dati diffusi da Istat sull’inflazione di febbraio. Un rallentamento positivo, anche se leggermente contrastato da incrementi di prezzo sia in alcuni servizi che stanno registrando, in ritardo, aumenti già sostenuti in precedenza ma che, comunque, fanno registrare tutti variazioni inferiori al dato medio, sia nel comparto dei beni alimentari lavorati, per i quali, anche in questo caso si tratta di incrementi registrati nei punti precedenti della filiera rispetto al momento finale di vendita dei prodotti. Accanto a questo scenario, con inflazione acquisita pari al 5,5%, si registra però una crescita dell’inflazione di fondo a +6,4% e, soprattutto, il carrello della spesa fa registrare un aumento di un punto percentuale, che colloca la variazione annua al 13%. Anche il capitolo “abitazione” che include le utenze ed altre spese obbligate, continua a preoccupare, registrando una crescita annua del 24,5%. Un quadro che presenta ancora molte ombre, dunque, con il dato dell’inflazione che resta alto in Eurozona mentre i prezzi hanno rialzato la testa in Spagna e Germania, spingendo la Bce a perseverare con la stretta sul fronte dei tassi di interesse. Bene, in questo senso, le parole del governatore Visco che ha sottolineato la necessità di bilanciare i rischi tra un’azione troppo ‘morbida’ e viceversa eccessivamente rigida, che avrebbe conseguenze determinanti sull’attività economica e sui prezzi stessi, gravando sulla spesa delle famiglie, attraverso la spinta verso l’alto dei tassi di interesse per mutui e prestiti, e sulle imprese sul fronte della liquidità. Bisogna proseguire, perciò, in questa fase, con interventi a favore di famiglie ed imprese, a partire dalla riforma del fisco. Nel 2022 la pressione fiscale si è assestata sui livelli più alti degli ultimi 27 anni: serve una decisa riduzione delle imposte, che libererebbe risorse di famiglie e imprese favorendo la ripresa dei consumi e dell’economia.

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