Primo piano

Israele “missioni chirurgiche” contro Hamas e sostegno di esponenti della Striscia

 

Le forze di difesa israeliane adatteranno le loro tattiche verso operazioni più mirate nell’enclave, riducendo la dipendenza dall’artiglieria e dagli attacchi aerei. Questa nuova fase della guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza sarà meno intensa “meno truppe e attacchi aerei”, ha riferito il 1° gennaio il portavoce delleForze di difesa israeliane (IDF) Daniel Hagaria un quotidiano statunitense. “La guerra ha cambiato fase… Ma la transizione non avverrà senza cerimonie. Non si tratta di annunci drammatici”,ha affermato Hagari.

 

La transizione presupporrà apparentemente l’uso di“missioni chirurgiche”all’interno dell’enclave effettuate da gruppi più piccoli di forze d’élite, in particolare intorno a Khan Younis e Deir al Bala,che sono viste come le roccaforti centrali e meridionali di Hamas. L’obiettivo di tali missioni sarebbe quello di cercare i leader di Hamas,salvare gli ostaggi rimasti e distruggere i tunnel utilizzati dai militanti.

 

L’8 gennaio Hagari ha chiarito in conferenza stampa che ”ci sono ancora agenti terroristici e armi nel nord della Striscia di Gaza, ma non funzionano all’interno di un quadro militare organizzato e ora operiamo lì in modo [diverso] e con un diverso mix di forze. In questa fase, ci stiamo concentrando sul centro e sul sud della Striscia di Gaza, un’attività operativa ancora intensa e complessa”. Ma

Hagari ha anche indicato che i combattimenti a Gaza potrebbero continuare per tutto il 2024.

 

Nel frattempo, anonimi funzionari statunitensi hanno riferito al New York Times che la forza delle truppe israeliane nel nord di Gaza era già stata ridotta a meno della metà dei circa 50.000 soldati schierati a dicembre.

 

Per quanto riguarda la tempistica potrebbe cambiare a seconda della situazione sul campo, come riconoscono funzionari israelian. Pertanto, se le forze israeliane dovessero scontrarsi con una resistenza di Hamas più dura del previsto, il ritmo del ridimensionamento delle operazioni potrebbero cambiare. In tali circostanze potrebbero anche essere continuati attacchi aerei intensivi.

 

Con questa transizione e la riduzione delle truppe già in corso, funzionari israeliani e statunitensi stanno lavorando su piani postbellici per mantenere l’ordine pubblico nella Striscia . Gli israeliani sperano che i sindaci locali, i funzionari e i leader delle principali famiglie palestinesi della Striscia di Gaza si assumano il compito di supervisionare la sicurezza di base. Inoltre si farebbe affidamento su questa rete locale anche per monitorare la distribuzione degli aiuti umanitari.

 

Altre idee suggerite presuppongono una forza di mantenimento della pace inviata da stati arabi, o anche quella “improbabile”di una forza multinazionale guidata dagli Stati Uniti, ma con la supervisione israeliana.

 

Il ministro della DifesaYoav Gallantlunedì 8 gennaio ha confermato le osservazioni di Daniel Hagari, dicendo a un organo di informazione statunitense che l’IDF si stava spostando da una “fase di intensa manovra della guerra” a “diversi tipi di operazioni speciali”. Ha aggiunto che Israele deve “prendere in considerazione l’enorme numero di civili” e che le tattiche dell’IDF “richiedono del tempo” per adattarsi. “Ma non ci arrenderemo”, ha detto.

 

Il rapporto arriva nel mezzo dei crescenti timori che il conflitto israelo-palestinese si estenda oltre Gaza, con il Segretario di stato americano Antony Blinken impegnato in un viaggio diplomatico di una settimana nella regione. L’amministrazione Biden ha ampiamente difeso l’operazione militare del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Gaza, che ha ucciso almeno 22.835 palestinesi, molti dei quali donne e bambini, secondo il Ministero della Salute di Gaza.

 

Tuttavia, sotto la pressione di parte dell’opinione pubblica statunitense, la Casa Bianca è stata costretta a una presa di distanza da Netaniahu e all’incessante campagna bellica israeliana. L’itinerario del Segretario di Stato americano, che durerà sino il 11 gennaio, ha stabilito contati con  Turchia, Grecia, Giordania, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Israele, Cisgiordania ed Egitto.

 

Blinken, che sino a una settimana fa insisteva sul fatto che la decisione dell’America di fornire munizioni per un valore di circa 147,5 milioni di dollari a Israele, era nell’interesse nazionale degli Stati Uniti, avrebbe anche “sottolineato l’importanza di proteggere le vite civili in Israele, in Cisgiordania e a Gaza”.

 

GiElle

aggiornamento crisi mediorientale ore 14.08

Related posts

Tremano Firenze e la Toscana. Forte sisma (3.7 Richter) con epicentro a Impruneta

Redazione Ore 12

Grande successo per Zeroemission Mediterranean 2023 e Blue Planet Economy Expoforum

Redazione Ore 12

Goletta Verde, il 60% delle coste laziali è inquinato

Redazione Ore 12