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Israele. Sarà un guerra lunga mesi, critiche  e Netanyahu

di Giuliano Longo

 

L’Ex capo dell’intelligence militare, Magg. Gen. Amos Malkaha criticato giovedì 2 ottobre la condotta del primo ministro Benjamin Netanyahu nella guerra di Israele contro Hamas con una sua intervista ad una emittente locale.  “Il suo (diNetanyahu) giudizio sulla condotta della guerra in questo momento è imperfetto e tende verso un gioco di colpe e a un piano per scaricare le sue responsabilità….Vedo che non è concentrato sulla conduzione del combattimento, ma sulla sopravvivenza” ha dichiarato il generale.

 

Per quanto riguarda i pericoli dal sud del Libano, Melka è convinto che in questo momento non sia nell’interesse dell’Iran consentire aHezbollahdi dichiarare guerra a Israele. “Penso che l’Iran abbia costruito queste capacità (militari) di Hezbollah per quando l’Iran ne avrà bisogno e non per pagare il prezzo dell’adesione alle operazioni di Hamas”.

 

Per quanto riguarda invece i combattimenti in corso il Jerusalem Post riferisce le fasi dell’attuale invasione richiederanno diversi mesi.Lo confermano fonti dell’IDF e  alti funzionari politici che hanno parlato di un’invasione che durerà diverse settimane, mentre  altre operazioni richiederanno  un paio di mesi o più.

 

Secondo le stesse fonti ciò non significherà  mesi di combattimenti intensi come ora, ma piuttosto una combinazione di strategie, seguita da mesi di lotta contro le milizie di Hamas. Ma la previsione dei tempi diviene ancora più difficile poiché Hamas non si arrenderà  le guerre civili in Iraq, Siria e Afghanistan dimostrano che sono durate anni, ​​

 

Ciò è probabilmente dovuto alla metodica azione di accerchiamento e penetrazione delle forze armate israeliane (IDF) che sono per lo più ancora di stanza nel nord di Gaza, e al fatto che Hamas evita battaglie su larga scala, mentre aspetta pazientemente di tendere imboscate.

 

Secondo le fonti riportate dal quotidiano di Tel Aviv 1500 terroristi di Hamas sono stati  sino ad oggi uccisi uccisi dall’IDF a Gaza ne rimangono decine di migliaia di Hamas e della Jihad islamica palestinese.

 

Per il Jerusalem Postnon è chiaro quanti siano miliziani di Hamas  ancora nel nord di Gaza – nascosti in tunnel, ospedali, moschee e altri luoghi civili-  e quanti siano stati evacuati nel sud di Gaza, 

 

L’esercito di Israele  ha utilizzato diversi metodi per sloggiare i civili da Gaza: telefonate, messaggi di testo, volantini, social media, chiamate ai media pubblici e, occasionalmente, lanci di missili che si fracassano sui  tetti ma non esplodono. Tecniche con le quali si spaventano e si inducono i civili a fuggire dalla città.

 

Inoltre l’IDF e i funzionari politiciaffermano che in questa guerra ci sono meno colpi di scena, semplicemente perché si intende eliminare completamente Hamas, quindi il fattore sorpresa è fondamentale. Mentre, sempre per il Jerusalem Post Il morale dei soldati è considerato molto alto e persino più impressionante di quanto i comandanti e la società israeliana si aspettassero dalle generazioni più giovani.

 

L’IDF ha riconosce di subire alcuni colpi pesanti da imboscate contro  veicoli corazzati e carri armati, ma questo è normale in una guerra urbana e, in generale, le perdite sono state basse dato il difficile contesto dell’invasione urbana.

 

L’esercito è consapevole della natura multifronte del conflitto e ritiene che colpire Hamas con una potenza senza precedenti nel Sud ripristinerà la deterrenza nel Nord contro la minaccia di Hezbollah, che comunque l’IDF è pronto ad affrontare.

 

Come prevedibile toni sostanzialmente ottimistici dei media israeliano  mettono in sordina il prezzo che i civili della Striscia stanno subendo, ma a raffreddare l’ottimismo generale grava la minaccia della vasta rete di tunnel interconnessi all’interno della regione.Avendo investito molto nelle infrastrutture sotterranee nel corso degli anni, Hamas conta su questa rete per favorire la propria sopravvivenza nelle prossime settimane se non mesi.

 

A Gaza esistono reti di tunnel da anni , la cosiddetta Metropolitana di Gaza. Inizialmente utilizzati per il contrabbando, furono rapidamente trasformati per usi offensivi, svolgendo un ruolo nei rapimenti e nello stoccaggio di armi. Le reti sotterranee di Hamas hanno iniziato ad evolversi davvero dopo il 2012, quando sono state abolite le restrizioni sull’importazione di materiali da costruzione nella regione. Da allora il gruppo militante è stato in grado di reindirizzare le forniture edili lontano dai progetti di infrastrutture civili per espandere la propria presenza sotterranea.

 

Anche se i tunnel variano in termini di qualità, molti sono ben attrezzati, rinforzati e sufficientemente profondi da eludere il rilevamento da parte dei radar che penetrano nel terreno.

Non sorprende che i principali alleati di Hamas, compreso l’Iran, si vantino di questa “metropolitana”.

 

La rete fornisce al gruppo un rifugio e un mezzo per spostarsi nella regione inosservati e mette al sicuro i comandi delle milizie, la loro organizzazione  fuori dalla portata degli attacchi aerei,  rappresentando un deposito di armi e carburante che ormai manca ai civili della città assediata, ma che Hamas ha stoccato da tempo.

 

Difesi, dotati di trappole esplosive e probabilmente popolati da scudi umani, ostaggi e combattenti, costituiranno una sfida anche per una forza d’attacco ben equipaggiata e capace.Infatti Hamas potrebbe continuare a operare indipendentemente da ciò che accade in superficie.

 

Molti tunnel conducono oltre il confine, quindi  esiste il rischio di ulteriori incursioni, lanci di razzi e attacchi alle forze dell’IDF o ad insediamenti israeliani, inoltre, data la natura fortemente urbanizzata di Gaza, gran parte della rete si trova al di sotto delle infrastrutture civili, il che complica ulteriormente le operazioni israeliane che tuttavia, per ora. non vanno molto per il sottile con i bombardamenti .

 

Israele conosce da tempo i tunnel  e li prende sul serio, ma gestire una rete di oltre 500 chilometri  rappresenterà comunque una sfida enorme, mentre prendere d’assalto o bloccare ogni parte del sistema è probabilmente impossibile.

 

Ora Hamas è sulla difensiva e probabilmente pensa di impantanare l’IDF in lente attività sotterranee, o rischiare pesanti perdite civili se scegliesse semplicemente di bombardare o far crollare i tunnel. Quasi ogni soluzione scelta da Israele può trasformarsi in un vantaggio per Hamas: sia in termini militari che politici.

 

Sembra quindi inevitabile che i prossimi giorni e le prossime settimane vedranno scontri sanguinosi sia nelle strade di Gaza che a 70 metri sotto terra, ma  il prolungarsi del conflitto amplifica le possibilità di una sua estensione, come dimostrano i missili iraniani sparati dagli sciiti Houti in Yemene diretti, senza successo  ad Eilat  sul Mar Rosso.

aggiornamento l’attacco a Israele ore 14.44

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