Economia e Lavoro

 Italiani all’estero, un “tesoro” potenziale da 8 miliardi l’anno

 

Il Salone del turismo di Rimini, festeggia i suoi primi sessanta finoal 13 ottobre nel quartiere fieristico della città romagnola. La manifestazione, organizzata da Italian Exhibition Group, vanta la leadership nella vendita internazionale per le destinazioni turistiche italiane. Il 2024 sarà “Anno delle radici italiane”. La decisione del Ministero degli Esteri, del settembre scorso, si è tramutata anche in uno specifico progetto del PNRR che prevede appunto il “turismo delle radici” tra le voci di investimento, creando un’occasione irripetibile per il settore. Gli italiani che risiedono all’estero e i loro discendenti, d’altronde, sono circa 60 milioni: si tratta di una comunità enorme che vuole riscoprire le proprie radici e con un’ottima capacità di spesa (si stima che potrebbero generare una spesa  annua in Italia molto vicina a 8 miliardi di euro).  Di questa vasta comunità l’84% conosce bene l’italiano e il 90% lo parla in famiglia, mentre l’82% mangia abitualmente cucina italiana. Il 60% è venuto o tornato più volte nel corso degli anni e tre su dieci dedicano al viaggio in Italia una o due settimane per visitare parenti e luoghi di origine. La maggior parte arriva con la famiglia preferendo i mesi di giugno e settembre. Il 27% pernotta a casa di parenti e amici, mentre il 35% punta su alberghi e il 16% su altri tipi di strutture turistico-ricettive. Il budget è di 2.300 euro a persona, che diventano 3.700 per quanti allungano la vacanza fino a un mese. Sono questi i dati più significativi che emergono da un’analisi di Confcommercio e Swg sulle comunità “italiche” di 8 Paesi (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti) e da uno studio di TRA Consulting sull’impatto del turismo delle radici sull’economia nazionale. Le ricerche sono state presentate al TTG a margine del convegno “2024 anno delle radici italiane: come prepararsi?”, organizzato da Confcommercio-Confturismo. La permacrisi, ovvero lo stato di “crisi permanente” che vede rincorrersi emergenza su emergenza. E poi la guerra, insieme alla nuova globalizzazione in cui “globale e locale si incrociano e si ricompongono in maniera inedita”, situazione che riguarda naturalmente anche il settore turistico. Ha iniziato parlando di questo il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nell’intervento che ha aperto i lavori del convegno“2024 anno delle radici italiane: come prepararsi?”, organizzato da Confcommercio-Confturismo. Per poi passare all’argomento specifico, che concerneva appunto quelli che ha definito gli italiani “con le ali”, quelli che “sono emigrati e che si sono stabiliti all’estero” e che “nel tempo sono stati tanti, tantissimi”. Parliamo infatti addirittura di 260 milioni di persone, se si includono non solo quanti discendono da italiani di origine, ma anche chi “con l’Italia sente un’affinità particolare, in virtù di legami acquisiti di parentela, di studio o di connessioni lavorative”. “Sono numeri impressionanti – ha sottolineato Sangalli – che spiegano da soli l’importanza strategica di indirizzare politiche dedicate di attrattività turistica su questo target di mercato”. E il 2024, l’Anno delle Radici italiane promosso dal Ministero degli Affari Esteri, è “l’occasione perfetta per lavorare su questo mercato, anche perché proprio il turismo delle radici potrebbe incoraggiare la nostra offerta turistica ad evolvere in direzioni nuove”, per esempio “rilanciando periodi dell’anno meno scontati e borghi meno conosciuti, terra d’origine di tanti italiani emigrati all’estero”. Ma non solo: “avendo delle motivazioni molto personali, quasi sentimentali – ha concluso il presidente di Confcommercio – è un turismo di base più rispettoso, più qualitativo rispetto al mercato di massa. E quindi più sostenibile per il nostro territorio”. A seguire microfono a Gianluca Caramanna,  consigliere del ministro del Turismo per le relazioni istituzionali: “reputiamo questo tipo di turismo molto importante – ha detto – perché è identitario e culturale. Se ne parla da tanti anni, ora è il tempo di raccogliere. Ha un impatto molto forte, soprattutto sulle strutture ricettive, e non è vero che si tratta di una spesa che non arricchisce il territorio. Ci sarà il massimo impegno del Governo e del Ministero del Turismo sul tema, anche perché in generale è proprio il turismo la leva economica che può spingere la crescita del nostro Paese”. Per Ivana Jelinic, presidente e amministratore delegato di Enit, “è chiaro che oggi i turisti hanno sempre più bisogno di motivazioni specifiche e il turismo delle radici è perfetto da questo punto di vista. Sono molto soddisfatta del lavoro congiunto che sul tema stiamo facendo insieme al Ministero degli Esteri”. Di “potenzialità straordinarie” ha parlato commentando le ricerche il ministro del Turismo, Daniela Santanché: “il turismo delle radici rappresenta un legame speciale tra gli italiani all’estero e i luoghi delle loro origini, offrendo l’occasione di visitare e vivere gli spazi, i paesaggi, le città e i borghi dei loro antenati, di riscoprire o creare connessioni profonde con la cultura e la storia della nostra nazione. Le potenzialità di questo segmento turistico sono straordinarie: da parte del ministero del Turismo, così come dell’intero Governo, c’è il massimo impegno nel sostenere questa fondamentale componente del comparto, a cominciare dallo specifico capitolo dedicatole all’interno del Piano strategico 2023-2027.”

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