La guerra di Putin

La Russia fatica a vendere il petrolio del Pacifico, ma non frena la sua esportazione globale

di Giuliano Longo

L’agenzia di stampa Reutersdiffonde la notizia che14 di petroliere cariche di 10 milioni di barili di petrolio greggio russo di qualità Sokol, sono rimaste bloccate per settimane  al largo delle coste della Corea del Sud con il carico invenduto  a causa delle sanzioni statunitensi e con l’India per problemi di pagamento.

 

I volumi imbarcati, pari a 1,3 milioni di tonnellate, rappresentano più di un mese di produzione del progetto Sakhalin-1, un tempo impresa di punta della major statunitense Exxon Mobil, uscito dalla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.

 

Le difficoltà nella vendita della qualità Sokol rappresentano una delle sfide più significative che Mosca ha dovuto affrontare da quando l’Occidente ha imposto le sanzioni e una delle più gravi interruzioni delle esportazioni di petrolio russe negli ultimi due anni.

 

Secondo i dati dell’agenzia di rilevazione  LSEG,da venerdì 14 gennaio le navi cariche di Sokol erano bloccate intorno al porto di Yosu,in Corea del Sud, fra queste 11 navi  più piccole Aframax e tre navi porta greggio di grandi dimensioni.

 

Il volume immagazzinato nelle petroliere rappresenta 45 giorni di produzione da Sakhalin-1, che ha una produzione media di 220.000 barili al giorno.

Le superpetroliere La Balena, Nireta e Nellis con circa 3,2 milioni di barili a bordo (430.000 tonnellate) fungono da deposito galleggiante per il petrolio russo.

 

I dati citati dalla Reuters dimostrano che in precedenza le mega petroliere russe  accettavano petrolio co diverse navi Aframax da nave a nave, poiché fornire volumi di petrolio da navi più piccole a quelle più grandi può far risparmiare sul trasporto merci.

 

Le spedizioni di Sokol alla Indian Oil Corpsono state invece ritardate da problemi di pagamento, costringendo la più grande raffineria indiana ad attingere alle sue scorte e ad acquistare più petrolio dal Medio Oriente.

 

Sin qui la cronaca riportata dalla Reuters, ma per quanto riguarda l’Europa sono passati 12 mesi da quando l’UE ha interrotto le importazioni via mare di petrolio russo. Prima dell’introduzione dell’embargo soltanto Iran e Venezuela erano soliti operare sul mercato nero del petrolio.

Lo scorso maggio, Iran, Russia e Venezuela hanno raggiunto esportazioni di greggio e condensati per un volume di circa 5,7 milioni di barili al giorno un recordnegli ultimi quattro anni e un 15% di incremento su base annuale.

Questo record è stato raggiunto principalmente grazie all’aumento delle esportazioni di Iran e Russia, nonostante le sanzioni. Anche la Russia ha accresciuto le proprie esportazioni di greggio  fino a toccare i 3,6 milioni di barili al giorno a maggio  2023, mentre su base annua le esportazioni di greggio russo si sono attestate mediamente a 3,3 milioni giorno con un incremento di 100.000 barili rispetto al 2022 e di 300. 000 rispetto il 2021.

L’’India ha assorbito circa il 50% dell’import russo nel 2023, a fronte di appena il 20% registrato l’anno prima. La Cina, invece, ha contato per il 40% delle esportazioni russe, con un aumento del 10% su base annua.

Un aumento dell’export in questi paesi ha fatto sì che il numero di petroliere attive in questo mercato, spesso opaco, raggiungesse valori record nel secondo trimestre 2023, così come i volumi di greggio commercializzati. In questo trimestre  si sono potute contare 1.070 petroliereche hanno trasportato greggio/condensato da Iran, Russia e Venezuela.

Di queste, i vettori russi di greggio e prodotti hanno rappresentatol’80%. La loro presenza in questo mercato lo scorso anno ha determinato  un aumento del numero di petroliere di più piccole, gli Aframax e navi di  classi più ancora inferiori  che hanno assorbito il 75% della flotta, con un aumento di 30 punti percentuali su base annua.

Tuttavia nell’ultimo trimestre del 2023 l’attività di queste navi cisterna ha subito un rallentamentoIn a causa delle sanzioni a Mosca: una misura che potrebbe limitare il numero di operatori disposti a partecipare a questo commercio.

Se tra il 2021 e il 2023 la flotta del mercato opaco era costituita per 75% da navi russe, ciò era stato possibile grazie al fatto che la Russia è riuscita a trovare acquirenti indiani e cinesi disposti ad acquistare il suo greggio scontato.

Tuttavia gli scenari di crisi mediorientali e nel Mar Rosso potrebbero aprire un capitolo nuovo per il movimento globale del greggio che potrebbe favorire la Russia e le sue rotte D’oriente anche a scapito delle sanzioni.

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