Esteri

  La strategia della Russia in Africa e la presenza del gruppo Wagner

  

di Giuliano Longo

 Nel conflitto in Sudan, Mosca gioca un ruolo non trascurabile al fianco delle Forze di supporto rapido (Rsf) del generale Mohamed Hamdan “Hemeti” Dagalo.

Non è una novità che la presenza di Mosca in Africa miri alle risorse minerarie del continente – in particolare oro e uranio – almeno da quando,10 anni fa,  le milizie del gruppo Wagner hanno preso parte a vari conflitti in  Libia, Repubblica Centrafricana e Mali.

 Ad oggi, secondo fonti d’intelligence, in Africa sarebbero presenti almeno 5 mila combattenti Wagnerparticolarmente attivi nel  Sahel (a seguito della  ritirata francese dalle aree già sotto il controllo di Parigi ) per combattere  il terrorismo jihadista, frutto anche del moltiplicarsi di colpi di Stato ( negli ultimi tre anni  due golpe in Mali, due in Burkina Faso, due in Sudan e uno in Guinea). Il Cremlino – attraverso il gruppo Wagner – si è concentrato su una striscia di Paesi che vanno dal Mali al Sudan per costruire una di “cintura dei colpi di Stato” volta a garantirsi nuove alleanze in cambio dello sfruttamento di risorse minerarie. Regioni in parte francofone dove la Francia diveniva  sempre  più impopolare e dopo che i suoi interventi militari si sono per lo più ritorti contro gli interessi di Parigi.In SudanMosca ha stretti legami con il tenente generale Mohamed Hamdan Dagalo, meglio conosciuto come “Hemeti”, che da settimane ha ingaggiato un  confronto militare con l’esercito regolare guidato dal generale Abdel Fattah al Burhan. È in questo business delle risorse minerarie, in particolare, dell’oro, che si intrecciano gli interessi di Dagalo e della Wagner, che n si è assicurata il diritto di estrarlo ed esportarlo in Russia già dal 2014, dopo ile sanzioni occidentali contro Mosca per l’invasione della Crimea.

Oltre al Sudan, la presenza russa è consolidata nella vicina Repubblica Centrafricana,dove dal 2017  Wagner collabora  con il governo filorusso del presidente Faustin-Archange Touadera, qui   sarebbero più di mille gli “addestratori militari” presenti. Questi collaborano  con i militari dell’esercito di Bangui per lanciare offensive volte a spodestare i ribelli nel sud-est del Paese ottenendo in cambio, il controllo di diversi siti noti per l’estrazione di diamanti senza disdegnare le attività forestali. Dalla Repubblica Centroafricana il Cremlino punta al Ciad dove Mosca starebbe sostenendo i ribelli  che si ammassano nella vicina Repubblica Centrafricana, a sua volta già nell’orbita russa, reclutandoli ed addestrandoli tramite la Wagner.

Sempre nel Sahel, le milizie di Prigozin hanno già esteso loro influenza al Mali, vittima di due colpi di Stato negli ultimi tre anni, con il secondo che ha portato al potere una giunta militare dichiaratamente filo-russa,  e in Burkina Faso che dopo due colpi di stato si è avvicinato ai russi rompendo con la Francia.   Con la giunta militare di Bamako (capitale del Mali)  Mosca ha stabilito strettissime relazioni militari e a gennaio ha consegnato al governo del Mali un aereo d’attacco Sukhoi e un elicottero da trasporto di progettazione sovietica, dopo precedenti consegne avvenute nel 2022.  Secondo fonti d’intelligence, persino in Costa d’Avorio – considerato uno dei Paesi più stabili dell’Africa occidentale ma che ora sta affrontando una minaccia crescente da parte di al Qaeda e dello Stato islamico – Wagner avrebbe esteso la sua influenza  avendovi anche reclutato combattenti per il conflitto ucraino.  In Libia la presenza militare russa è nota da tempo. Le unità Wagner sono presenti nella regione orientale, in particolare nella base aerea di Al Khadim, vicino alla città di Al Marj, nella città di Sirte e nella regione centrale di Al Jufra. Qui si ritiene che si trovino la maggior parte dei cacciabombardieri e delle risorse più preziose di Wagner, inclusi i suoi avanzati sistemi di difesa aerea e velivoli da combattimento.  Il generale Haftar aveva visitato spesso Mosca e ha tenuto conferenze con il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu. In Mozambico la Wagner opera con 300 mercenari dal 2018 per combattere gli insorti jihadisti affiliati allo Stato islamico nella provincia di Cabo Delgado ricca di gas. Anche in Madagascar  i mercenari del gruppo sono arrivati nell’isola per proteggere i consulenti politici assunti da Prigozhin per sostenere la campagna elettorale dell’allora presidente Hery Rajaonarimampianina.  Sebbene quest’ultimo abbia poi perso le elezioni, i consulenti di Prigozhin avrebbero allacciato rapporti con il vincitore, l’attuale presidente Andry Rajoelina, sostenuto anche da Stati Uniti e Cina.  Uno degli ultimi atti dell’amministrazione Rajaonarimampianina sarebbe stata quella di facilitare l’acquisizione da parte di un’azienda russa del produttore nazionale di cromiteKraoma, le cui miniere sarebbero tutt’ora sotto il controllo dei mercenari Wagner.

Al di là della presenza della Wagner, gli interessi russi in Africa si estendono un po’ ovunque nel continente e riguardano anche Paesi nei quali non è accertata la presenza degli uomini di Prighozin.  È il caso del Sudafrica, con cui Mosca vanta strette relazioni fin dall’epoca dell’apartheid e nel 2014 ha lanciato un satellite che fornisce sorveglianza per l’intero continente africano.

Con il 37,6% la Russia è inoltre il primo fornitore di armi destinate all’Africa, seguita dagli Stati Uniti con il 16%, dalla Francia con il 14% e dalla Cina con il 9%. Principale destinatario di armi russe in Africa è invece l’Algeria, seguita da Egitto, Sudan e Angola. Per contrastare questa diffusa penetrazione Biden ha convocato a Washington, nel dicembre dello scorso anno, il Summit Usa-Africa, alla presenza non solo di personalità istituzionali dei due paesi ,ma anche di un nutrito gruppo di esponenti delle più grandi imprese americane. Non tutti i leader africani sono stati invitati a Washington. Guinea, Sudan, Mali, Zimbabwe, Burkina Faso ed Eritrea sono rimaste fuori dalla lista degli invitati segno ormai una linea di frattura e di influenza fra le due grandi potenze, ma anche con la Cina i cui investimenti nel Continente assumano attualmente a 40 miliardi di dollari.

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