Economia e Lavoro

L’auto incide per il 90% sulle spese delle famiglia per i trasporti

 

 

Il treno e il trasporto pubblico incidono per il 5%. In Italia abbiamo 240 km di metropolitane, meno della sola Madrid e lontana dagli oltre 672 km del Regno Unito, dai 648 km della Germania o dai 610 km della Spagna

I costi della mobilità con auto propria sono raddoppiati da inizio secolo in Italia, almeno per la metà dei connazionali con redditi medio bassi. Abbiamo visto nella prima parte dell’articolo che in Francia la popolazione in condizione di precarietà legata alla mobilità e trasporti assommano a 13,3 milioni di abitanti con più di 18 anni (27,6% della popolazione). E in Italia?

Probabilmente di più, visto che siamo più poveri, ma difficile dirlo, in mancanza di indagini serie. Sappiamo dall’Istat con due anni di ritardo quanto spende la famiglia in media per la mobilità e i trasporti: nel 2021, 2.892 euro annui (9,9% della spesa totale). Il doppio esatto che per le bollette luce e gas (1.411 euro). Sempre nel 2021, secondo l’Osservatorio Italiano Povertà Energetica (OIPE, istituito per legge, ma mai finanziato) le famiglie italiane in “povertà energetica” erano l’8,5% del totale, 2,2 milioni. Ma le bollette nel 2022 sono più che raddoppiate sfiorando i 3 mila euro, tanto che il governo è intervenuto con 3,9 miliardi di spesa per calmierare le bollette per 5 milioni di famiglie.

Così come la povertà energetica non si riduce alla difficoltà di pagare le bollette, ma ha a che fare con l’abitare in una casa confortevole, la difesa dal freddo e dalle ondate di calore estive, anche i nuovi divari legati alla difficoltà negli spostamenti non possono essere ricondotti al caro benzina o all’impossibilità di acquistarsi un’auto elettrica. Ma piuttosto all’esistenza di servizi di trasporto, anche collettivi o pubblici, raggiungibili e negli orari utili alle proprie necessità. Servizi connessi tra loro, a cui sia possibile abbonarsi, accompagnati da servizi alla domanda (come bus a chiamata, taxi collettivi) o mezzi in sharing o noleggio. I nuovi divari riguardano anche l’esistenza di servizi di noleggio o di condivisione (auto o ebikes), piste o percorsi ciclabili, l’uso di monopattini o parcheggi per biciclette, la possibilità di accedere a servizi di prossimità, come scuole, negozi, farmacie, uffici pubblici (città 15 minuti). Dovremo costituire, accanto all’OIPO (povertà energetica), un Osservatorio Italiano Divari Mobilità delle persone per accompagnare la transizione.

E soprattutto, dobbiamo investire nel trasporto collettivo e condiviso, elettrico e digitale, perché è questa la vera differenza con gli altri paesi europei. Ispra, rielaborando i dati Istat (sino al 2018), valuta che nella spesa media della famiglia per i trasporti, l’auto (e la moto) di proprietà incidano per il 90% della spesa (un terzo per l’acquisto e due terzi carburante e gestione). Il treni e il trasporto pubblico incide solo per il 5%, la bicicletta per 3 millesimi!

Il trasporto collettivo conta poco non solo perché costa poco, ma perché non è disponibile per la maggioranza degli italiani. Abbiamo più auto ma meno trasporto collettivo rispetto a tutti gli altri grandi paesi europei. Da “Luci e ombre della mobilità urbana in Italia” (Cassa Depositi e Prestiti 2019, rielabora dati Legambiente 2018) veniamo a sapere che in Italia abbiamo 240 km di metropolitane, meno della sola Madrid e lontana dagli oltre 672 km del Regno Unito, dai 648 km della Germania o dai 610 km della Spagna. Abbiamo ben 342 km tramvie, rispetto ai 755 km della Francia o ai 2.013 km della Germania. Per le ferrovie suburbane, che in Italia si estendono per 672 km a fronte dei 1.695 del Regno Unito o ai 2.038 km tedeschi.

In Germania piovono critiche sulle ferrovie perché, in risposta alle difficoltà delle famiglie tedesche, il governo ha promosso l’abbonamento integrato ai trasporti regionali (treni e bus) a 49 euro al mese per tutti. I treni sono stati presi d’assalto, sono insufficienti, macinano ritardi, come i nostri treni pendolari. Ma i tedeschi si muovono di più e a costi inferiori. E acquistano più auto e autobus elettrici di noi. Il nostro governo punta tutto sui bonus auto, anche con i nuovi diesel euro 7, molto più cari di quelli acquistabili oggi. Il governo ha rinnovato il rimborso parziale delle accise sul gasolio consumato dai veicoli industriali nel secondo trimestre del 2023. I camionisti ringraziano. Ma quale transizione è questa?

Fonte Legambiente.it – Andrea Poggio

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