Politica

Letta, Meloni e la difesa dell’interesse nazionale in Europa

di Fabiana D’Eramo

Enrico Letta è volato a Berlino per incontrare il cancelliere Olaf Scholz, in vista del Consiglio Europeo del 30 settembre, dal quale si attendono risposte sul caro energia. Giorgia Meloni si chiede perché. Se lo chiede tre volte e si dà tre risposte. Se il motivo della visita è stato chiedere e ottenere il tetto al prezzo del gas – la Germania, insieme all’Olanda, si oppone – allora “diciamo bravo Letta”. Altrimenti, se è andato a chiedere un sostegno a tre giorni dal voto, la leader di Fratelli d’Italia lo trova “poco edificante”. E, se è andato “a barattare l’interesse nazionale in cambio del suo”, lo trova “grave”.

La favorita alle elezioni della prossima domenica è convinta che ci sia, da parte della sinistra, e in realtà proprio da parte del governo, Draghi menzionato d’onore, il desiderio di screditare la coalizione di centrodestra agli occhi dell’UE. Questo perché Meloni sente che qualcuno sta facendo una distinzione tra Europa di Serie A e Europa di Serie B, e che a lei, quando e se guiderà l’Italia, toccherà il ruolo di portavoce della categoria numero due. Al contrario, se vincesse la sinistra, gli stati membri manterrebbero nei confronti dell’Italia non necessariamente un rapporto di stima – si sta comunque parlando di un Paese precipitato in crisi di governo solo cinque mesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina, nella prima estate post-pandemia, il paese che ha voltato le spalle a Mario Draghi, più che stimato dalla comunità europea, il paese che avrà un governo nuovo da assestare nel momento in cui in genere si prepara la legge di bilancio. Ma tolto questo, se vincesse la sinistra, l’Unione Europea proverebbe la sensazione di avere le mani sul volante di una vettura che viaggia alla stessa velocità, e verso le stesse mete, dell’Europa. Sicurezza che non ha nell’altro caso.

Giorgia Meloni sa cosa pensa l’Europa di lei. Il presidente dei socialdemocratici tedeschi, Lars Klingbeil, in conferenza con Letta, le ha dato della post-fascista, e si è augurato la vittoria del partito gemello, il PD. E Giorgia Meloni sa cosa pensa l’Europa degli stati che invece sono cari alla sua coalizione. Il riferimento è alla recente proposta della Commissione Europea di un taglio dei fondi destinati all’Ungheria, con annessa accusa a Viktor Orbàn di tenere le redini di “un regime ibrido di autocrazia elettorale”. È un messaggio di isolamento ben chiaro, basato sul nuovo meccanismo che lega il trasferimento dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto da parte degli stati membri, approvato nel 2020. Per la leader di FdI, invece, provvedimenti di questo tipo, come lo scetticismo nei suoi confronti, rappresentano un problema di lesione della sovranità nazionale. Un problema “rilevante”, che non c’entra con l’”inimicizia verso l’Europa”, si affretta a chiarire, ma ha a che fare con la necessità di “organizzare meglio la difesa dell’interesse nazionale di fronte all’Europa”. Per Meloni, correre dagli alleati internazionali e urlare alla deriva democratica, al mostro, non intacca la sua immagine, ma quella dell’Italia stessa. Letta, spiega, “sta giocando a mettere in mezzo i poteri internazionali, ormai convinto che non gli serva avere il consenso degli italiani e preferisce avere la protezione dei poteri stranieri”.

Comunque, a Meloni, la narrazione di Fratelli d’Italia come partito anti-europeista non piace. Quello sulla sovranità nazionale “è un dibattito che dobbiamo porre con garbo, senza dover dire che usciamo dall’Unione Europea”, dice, convinta che a fornire la miglior lettura dell’Europa sia stato Papa Giovanni Paolo II: un sistema che “respira con due polmoni, quello occidentale e quello orientale”, ha spiegato martedì sera a Quarta Repubblica. Servono entrambi per respirare. La distinzione tra i due polmoni, però, qui, oggi, non è di natura geografica, ma politica.

“C’è chi lavora con Olaf Scholz per una soluzione europea contro il caro energia. E c’è chi vota per salvare Orbán. Il Pd di Enrico Letta ha chiaro da che parte stare. Anche su questo si sceglie il 25 settembre”, ha detto la responsabile Esteri del Pd, Lia Quartapelle. Il segretario dem si è infatti detto “esterrefatto dalle parole di Giorgia Meloni”, e ha sottolineato che con il cancelliere tedesco ha parlato degli interessi del nostro Paese, l’abbassamento delle bollette elettriche, i costi dell’energia: “Le polemiche su questa visita sono totalmente fuori posto, figlie di un’idea autarchica e provinciale dell’Italia. Un’idea sbagliata che non difende gli interessi dell’Italia. Interessi che si difendono decidendo insieme in Europa”.

Per Meloni, e per il carro del centrodestra che si trascina dietro, gli interessi nazionali si decidono in casa. È il resto, semmai, a doversi adattare. E come respirerà l’Europa, dal prossimo lunedì, dipenderà anche da questo.

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