di Giuliano Longo
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahuha rivendicato un’importante vittoria in seguito all’assassinio del leader storico di Hezbollah, Hassan Nasrallah,affermando che ciò cambierà “l’equilibrio di potere nella regione per gli anni a venire”.
Probabilmente non è una opzione molto realistica, ma di certo, l’uccisione di Nasrallah è una notevole vittoria personale per Bibi, che ha ordinato l’attacco in modo da potersi assumere la responsabilità diretta dell’azione.
Inoltre contribuisce notevolmente a ripristinare la fiducia del pubblico israeliano nel suo leader come garante della sicurezza per Israele. Ma ci sono molte domande sui futiri sviluppi della situazione , ad esempio se Israel lancerà un’invasione di terra in Libano.
Se così fosse, Hezbollah è sicuramente nel suo momento più debole, a causa della distruzione della sua rete di comunicazioni nell’attacco israeliano ai cerca persone e walkie-talkie all’inizio di questo mese, con l’uccisione di otto dei nove suoi comandanti militari e circa metà del suo consiglio direttivo.
Per garantire che questa sia una vittoria duratura, Israele deve davvero dare seguito in qualche modo alle attuali operazioni. Cogliendo l’opportunità del disordine di Hezbollah per distruggere il più possibile l’organizzazione che comunque dispone ancora di 150mila missili, razzi e droni.
Allo stesso modo, Hezbollah sarebbe sicuramente in grado di infliggere gravi perdite alle forze di terra israeliane se penetrassero in profondità nel Libano meridionale anche grazie una vasta rete di tunnel nella zona di confine. Un po come a Gaza dove comunque il conflitto non è ancora risolto nonostante le distruzioni e la morte di circa 40mila palestinesi.
Hezbollah è una grande organizzazione che afferma di avere fino a 100.000 combattenti, anche se l’intelligence statunitense ritiene che siano probabilmente più vicini ai 40, 50mila, che è pur sempre un numero formidabile di militanti.
Tuuttavia non pare che l’organizzazione (definita terroristica da Stati Uniti e Regno Unito) intenda venir coinvolta in ulteriori combattimenti con Israele, almeno in questa fase, se può evitarlo. È significativo che, anche dopo gli attacchi più recenti di Israele, non abbia lanciato migliaia di missili, razzi e droni ogni giorno contro Israele, cosa che sarebbe in grado di fare e come aveva minacciato.
Hezbollah riuscirà a riorganizzarsi?
Non c’è dubbio che la leadership di Hezbollah abbia subito un duro colpo per l’organizzazione , quindi sta tentando di riorganizzare i sui vertici con la stessa con la scelta di Hamiya, “l’asceta”,uno dei migliori della organizzazione specialista nelle operazioni clandestine.
Per prima cosa la nuova leadership dovrà indagare su quanto profondamente Hezbollah sia stato infiltrato dall’intelligence israeliana. L’uccisione di Nasrallah e l’esplosione dei cercapersone e dei walkie-talkie dimostrano che Israele ha un’intelligence più che eccellente sui meccanismi interni dell’organizzazione.
Inoltre ha perso molta della sua immagine agli occhi del pubblico libanese. Coloro che in Libano sono contrari alla posizione di Hezbollah, come stato nello stato, si opporranno ancora di piùperchè dimostra che non riesce a fare ciò che afferma per la protezione del Libano, ormai sotto gli incessanti e letali bombardamenti israeliani anche sulla capitale Beirut.
Hezbollah non ha mai affrontato una situazione critica come questa prima d’ora ecco perché non basta un cambiamento al vertice politico militare per ristabilire la sua credibilità come forza combattente.
Ma detto questo, ha comunque la capacità di ristabilirsi perché è un’organizzazione ancora forte e una parte importante sulla scena politica libanese. La coalizione guidata da Hezbollah detiene più di 60 seggi nel parlamento libanese e anche se non ha una maggioranza, ne rappresenta comunque una parte significativa fornendo servizi sociali e assistenza ai residenti sciiti bisognosi a Beirut e nel sud del Libano.
L’altra grande domanda è se l’Iran, sostenitore militare e politico di Hezbollah, reagirà all’uccisione di Nasrallah. Quando Israele ha assassinato il leader politico di Hamas Ismail Haniyeha luglio, l’Iran ha promesso rappresaglie mai attuate.
Come avvenuto anche dopo l’eliminazione da parte dei Servizi americani di Qassem Soleimani,comandante della Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, a Baghdad nel 202. Allora ,l’Iran lanciò qualche decina di missili contro due basi in Iraq che ospitavano truppe statunitensi, ma questo è stato tutto.
Ad aprile, la sua reazione all’uccisione da parte del Mossad di alcuni membri della Guardia Rivoluzionaria Islamica nel consolato iraniano a Damasco, in Siria, è stata più intensa e Teheran ha lanciato circa 300 missili, droni e razzi contro Israele, con scarsa efficacia.
Non solo ,ma ha anche “telegrafato”la sua rappresaglia con largo anticipo, e l’Iron Domedi Israele, con l’aiuto del supporto difensivo degli Stati Uniti, è stato in grado di prevenire qualsiasi danno significativo. Queste recenti reazioni mostrano che non nell’interesse dell’Iran che una guerra più ampia abbia luogo, almeno in questo momento.
Ricordiamo anche che sotto il profilo militare Teheran dispone certamente di missili e droni molto avanzati, ma ha una difesaaerea vecchia che non può confrontarsi con i 300 aerei da guerra Israeliani, fra i migliori al mondo. Ne può fornire direttamente carne da macello per aiurare i fratelli di Hezbollah senza scatenare la Reazione degli Stati Uniti.
Quali saranno le prospettive per tutto il Medio Oriente?
Hezbollah non ha molti amici in Medio Oriente, principalmente perché è un gruppo militante della minoranza sciita dell’Islam, considerata in contrapposizione agli interessi degli stati arabi sunniti più moderati, tra cui Egitto, Giordania e gli stati del Golfo.
In sostanza, ci sarà una certa soddisfazione tra i leader arabi sunniti per il fatto che le milizie sciite siano in difficoltà perche avrebbero o forse già creano, problemi in tutta la regione. Yemen,Gaza e ora il il Libano, stanno causando rabbia a livello popolare in paesi come Egitto, Giordania e altri della regione. Questa contraddizione fra elite sunnite e i loro popoli rende comunque la regione più instabile e i leader sunniti nervosi.
In questa fase, gli elementi che sarebbero disposti a supportare Hezbollah sono limitati ai ribelli Houthi nello Yemen, già bersagliati direttamente da Israele, i gruppi di miliziani sciiti con base in Iraq. Ma sono entrambi piuttosto distanti e non sono in grado di influenzare materialmente il conflitto nella regione.
Poiché l’Iran non vuole una guerra totale nella regione, è improbabile che i suoi leader incoraggino questi gruppi a essere coinvolti per procura in una situazione che potrebbe sfuggire ulteriormente di mano.
Quindi ci sono molti attori che vogliono riportare una sorta di normalità, tra questi c’è anche l’amministrazione Biden, che pur dichiarando una quella di Bibi una “operazione di giustizia”teme che i conflitti in corso possano dividere il voto democratico alle elezioni presidenziali statunitensi di novembre.
Questo fa il gioco di Netanyahu, che ora e per qualche tempo, è in grado di agire indipendentemente dai tentativi degli Stati Uniti che di fatto non sono mai riusciti a tenerlo a freno. Quindi di qualunque cosa faccia, continuerà a ricevere il sostegno militare Washington, tanto più nel confronto con Iran e alleati per i quali Biden ha già subito gli attacchi dei Repubblicani per le sue aperture, più o meno occult, nei confronti di Teheran.
E dove peraltro paiono scontrarsi due liee all’interno del potere iraniano, quella definita riformista (ma in realtà realista) dell’attuale capo del governo e quella più aggressiva dell’ala oltranzista. Linea quest’ultima non ancora apertamente sostenuta dal leader spirituale Khamenei, che è colui che poi conta.
Per inciso sia detto che Mosca non ha gradito le affermazioni del delegato iraniano all’ONU che ha sostenuto all’Assemblea Generale l’inviolabilità sostanziale dei confini ucraini. Anzi pare che sulla situazione in Israele fra la nomenclatura del Cremlino viga molta cautela con lo storico sostegno alla causa palestinese, ma non altrettanto esplicita verso Hezbollh, almeno fino a quando Bibi non comincerà ad esagerare con gli attacchi in Siria.
Cautela manifestata anche dallo stesso Netanyahu che sulla Ucraina fa il pesce in barile e non si è unito in passato alle posizioni americane per l’eliminazione del governo di Assad, che rappresenta pur sempre un punto strategico in Medio Oriente e per la sicurezza di Israele. Ma anche la zampa dell’orso russo nella regione.