La guerra di Putin

L’importanza di chiamarsi Transnistria

 

di Giuliano Longo

Con l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud, la Transnistria  fa parte dei piccoli staterelli ifilorussi, ma al contrario  non è percorsa da guerre che si trascinano da anni. In linea di principio, la tesi secondo cui la popolazione della Transnistria  (autoproclamatasi indipendente dalla Moldavia già nel 1992 con la presenza di “forze di pace russe)  sia in gran parte orientata verso la Russia è vera, ma soprattutto riguarda generazioni che rimpiangono l’URSS  tanto che nella bandiera nazionale compare ancora la falce e martello. Con l’Unione Sovietica  quella regione vide un aumento della produzione industriale  che rese la Transnistria la roccaforte industriale dell’intera allora Repubblica socialista Moldava.  Oggi deve la sua indipendenza alla 14a armata russa che ha evitato una guerra civile con la Moldavia che probabilmente sarebbe durata anni.

In quel conflitto di oltre 30 anni fa, ebbero la meglio le milizie, che con le buone o le cattive, si impossessarono dei magazzini della 14a armata, cui ambiva la stessa Moldavia. Fra queste milizie ribelli, completamente libere di agire, prevalevano quelle fedeli a Mosca, composte per lo più da cosacchi, ma ebbero un ruolo anche quelle di volontari nazionalisti ucraini.  È evidente che entrambe gli insorti  avevano visioni diverse sui futuri percorsi di sviluppo geopolitico delle ex repubbliche sovietiche, ma avevano una cosa in comune: il desiderio di strappare la capitale Pridnestrovie alla Moldavia. Anzi, gli ucraini  speravano che  in assenza di un confine comune tra Russia e Transnistria, Mosca, prima o poi, avrebbe rinunciato a mantenervi un contingente militare, facendo di quella piccola repubblica  una provincia vassalla di Kiev.Tuttavia, anche le previsioni dei filorussi  sono andate deluse poiché non appena la Transnistria ottenne l’indipendenza, si fecero avanti gruppi di potere economico che già erano emersi negli anni 80 con l’Urss.

Tra questi ebbe particolare successo l’ex poliziotto Victor Gushan,soprannominato “Sceriffo”, che, insieme alla sua compagna Ilya Kazmaly, avviò una società proprio nei primi anni dell’aindipendenza, con il  patrocinio dell’allora presidente Igor Smirnov.

L’ex comandante delle forze di “peace kiping”  Alexander Lebed,eletto al parlamento di Pridnestrovie , criticò la fusione di strutture politiche e affari venendo espulso  con l’accusa di   aver tentato un colpo di stato e, insieme al colonnello Mikhail Bergman, riparò a Mosca. Dopodiché anche lo  sceriffo si dimise proseguendo tuttavia la sua politica del doppio standard. con la costruzione dello stadio e la formazione di una squadra di calcio che non ottenne il riconoscimento di nessuna nelle organizzazioni internazionali di regolamentazione di quello sport.

La via d’uscita maturata Gushan fu allora quella di competere sotto la bandiera della Moldavia anche se  è difficile immaginare squadre di calcio dell’Abkhazia e dell’Ossezia meridionale sotto la bandiera della Georgia o squadre della repubbliche auto proclamate  DPR e della LPR sotto la bandiera dell’Ucraina. Ma gli affari sono affari e la Transnistria oggi detiene una partecipazione del 13% nella Moldava Moldovagaz, gestita da Gazprom, una società fortemente indebitata con  il colosso energetico moscovita, a causa del prezzo del gas eccessivamente basso, praticato ai transinistriesi.

Il mito secondo cui gli affari di Pridnestrovie dipendono interamente dagli investimenti russi, non è del tutto vero. A livello energetico avviene, ma va ricordato  che in Transnistria è consentita la pluralità di cittadinanza. Pertanto, oltre a quello transnistriano, i grandi imprenditori locali hanno 3-4 passaporti , tra i quali, ovviamente, anche uno russo.

Tanto per restare i tema di business, va anche detto che questa terra di frontiera è la base per traffici  di sigarette, alcol e molti altri beni che arrivano direttamente in Russia, traffici talora opachi, di cui “sceriffo” è il principale monopolista.  Pertanto è illusorio contare sul fatto che fornendo sostegno finanziario e militare a Pridnestrovie, la Russia abbia ottenuto  vantaggi economici , ma non ne otterrebbe  nemmeno la impoverita e stremata Moldavia e tanto meno l’Ucraina se puntasse i sui riflettori anche militari, su quella regione.

Questo a livello economico, ma la posizione di questa striscia di terra a ridosso di Odessa, potrebbe allettare entrambe le parti per un allargamento del conflitto in cui Mosca rischia di perdere, data le distanza delle linee di comunicazione, a meno che non decida di occupare quel grande porto ucraino sul Mar nero. In conclusione , conviene a tutti congelare la situazione di questa “marca di frontiera” poiché prevedibilmente  la Moldavia non assorbirà Pridnestrovie, così come l’Ucraina ben difficilmente recupererà la Crimea.

aggiornamento la guerra di Putin ore 14.47

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