di Massimo Maria Amorosini
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per uno degli imputati nel processo Marina bis. In particolare ha rigettato il ricorso per Agostino Di Donna, limitatamente al decesso di Giovanni De Martino. Il direttore dell’Ispettorato di sanità della Marina Militare(Marispesan), dal 1983 al 1987, e della Direzione generale della sanità militare (Difesan), dal 1988 al 1990, era stato condannato dalla Corte di Appello di Venezia, a 2 anni di reclusione per omicidio colposo. Era accusato di aver esposto i militari ad elevate e non cautelate esposizioni a polveri e fibre di amianto, nelle basi a terra e nelle unità navali della Marina Militare.
L’udienza si è tenuta, in presenza, il 6 luglio scorso, e tutte le parti, tra cui l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, hanno discusso le loro tesi. La sentenza è uscita soltanto in tarda notte.
“Al di là dell’annullamento di alcune statuizioni – ha commentato Bonanni, che assiste i familiari di 3 delle vittime – è quindi confermata la sussistenza del reato di omicidio colposo, in relazione all’esposizione, diretta, indiretta e per contaminazione degli ambienti, e della violazione dei doveri anche della stessa Marina Militare che avrebbe dovuto evitare ogni forma di esposizione all’amianto killer”.
In questo procedimento penale relativo a diverse vittime del dovere, alcuni imputati sono deceduti, e in diverse posizioni si è giunti alla prescrizione. Tuttavia, in relazione al caso specifico della morte del marinaio Giovanni De Martino avvenuta il 10 giugno 2010, per un tumore del polmone, si è arrivati alla condanna definitiva.
“È la prima volta – ha aggiunto il presidente Ona – che un alto ufficiale della Marina Militare, e la stessa Forza Armata come responsabile civile, abbiano ricevuto la condanna per il reato di omicidio colposo, con violazione delle regole cautelari. Ricordiamo che è ancora pendente in indagini il procedimento Marina III, nel quale già nel 2018, erano confluite 1100 posizioni di vittime di amianto in Marina Militare. Di Donna quindi è stato ritenuto colpevole in via definitiva dalla Suprema Corte di Cassazione ed è quindi il punto fermo che permette di dare speranza di giustizia a tutti coloro che nelle Forze Armate sono stati esposti ad amianto, si sono ammalati, ovvero sono deceduti”.
Per il resto la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di Appello di Venezia per i decessi di Barbera, Battistini, Caserta e Sorgente, con rinvio alla Corte di Appello di Venezia. Annulla senza rinvio in relazione al decesso di Renzoni, perché il reato è estinto per prescrizione. Annulla il risarcimento per i familiari di Grasso, Pertosa e Renzoni, con rinvio ad altra sezione della Corte di Appello di Venezia.