Politica

Meloni schiva Gaza, rilancia sulla Difesa e attacca Renzi: il premier time tra silenzi strategici e stoccate

di Viola Scipioni

Alla quarta tornata di premier time in oltre due anni e mezzo di governo, Giorgia Meloni si presenta a Palazzo Madama con il consueto stile assertivo, ma anche con una strategica dose di silenzio. Nove i quesiti delle opposizioni, che spaziano dalle riforme alla guerra in Ucraina, dal caro bollette alla cooperazione con gli Stati Uniti. Ma il tema più caldo, quello della crisi in Medio Oriente e del controverso piano israeliano su Gaza, resta aggirato.

«Siamo sempre stati dalla parte dei civili palestinesi», fanno sapere fonti di Palazzo Chigi, «contrari all’invasione, per due popoli e due Stati». Dichiarazioni però affidate al fuorionda, come la risposta della premier al senatore Giuseppe De Cristofaro (Avs), che la incalza sul silenzio riguardo al piano Netanyahu: «lo abbiamo detto, lo abbiamo fatto», replica Meloni, ma solo a microfono spento.

L’imbarazzo è palpabile: persino Matteo Salvini, intercettato, ammette di evitare il tema perché si occupa di «dighe e treni». Il governo resta cauto per non incrinare i delicati equilibri con Washington, soprattutto in vista di un possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.

Sul fronte difesa, invece, Meloni è inequivocabile. «Nel 2025 raggiungeremo il 2% del Pil in spesa militare», dichiara rispondendo a Carlo Calenda. «Lo ribadisco con la coerenza di chi da patriota ha sempre sostenuto che la libertà ha un prezzo». Un impegno preso nel 2014 con la Nato e, secondo Meloni, fondamentale «per farsi rispettare».

Il ministro della Difesa Guido Crosetto, in audizione al Copasir, conferma l’undicesimo pacchetto di aiuti militari a Kyiv, che includerà i sistemi antiaerei Samp-T. E accusa: «Putin non vuole la pace in Ucraina», mettendo in discussione l’efficacia della diplomazia russa.

Non mancano gli scontri in Aula. Matteo Renzi punzecchia la premier sulle riforme e sull’incoerenza politica. La replica è tagliente: «Dimissioni in caso di sconfitta al referendum? Lo farei volentieri, ma non farò mai niente che abbia già fatto lei».

Sul piano economico, Meloni difende i dati della produzione industriale: «la flessione non è solo italiana, ma europea. L’Italia registra una delle performance migliori». E rivendica le scelte di politica energetica: «La cooperazione con gli Stati Uniti non è un favore a Trump. È una strategia di diversificazione iniziata con Biden».

Il messaggio è chiaro: Meloni guarda al futuro, al bis del 2027. E lo fa cercando di tenere insieme il filo con gli alleati internazionali, l’identità sovranista della sua maggioranza e il profilo istituzionale che la posizione impone. I silenzi, specie su Gaza, parlano quanto le parole. E forse di più.

Related posts

Migranti, Lamorgese: “L’Unione Europea non ha dato una gran prova”

Redazione Ore 12

Ecco i primi provvedimenti presi dal Governo Meloni su Giustizia, ordine pubblico e lotta al Covid

Redazione Ore 12

Pd e M5S in difficoltà sull’aumento del budget nazionale per acquistare armi

Redazione Ore 12