Politica

Migranti, le crisi economiche, politiche e sociali spingono migliaia di disperati alla fuga dall’Africa e dai Paesi deboli

 

La crisi economica, politica e sociale di tanti Stati africani e asiatici determina una forte spinta verso l’Europa. E nei principali porti di partenza, Libia e Tunisia in primis, si sconta una difficoltà di controllo del territorio da parte delle autorità. I numeri degli arrivi del 2022 (+64% rispetto allo scorso anno) segnalano un aggravamento effetto anche della guerra in Ucraina, che ha portato a crisi alimentari di molti Paesi. E novembre è stato finora un mese nero, con quasi 14mila arrivi solo nei primi 15 giorni. L’eventuale ‘neutralizzazione’ della flotta umanitaria, dunque, non annullerà le partenze che continuano ogni giorno: lunedì sono arrivati in 1.300 e ieri altri 250. Ecco perché l’Italia vuole chiamare l’Europa ad una solidarietà vera, non solo di facciata, come viene considerata quella del ‘Meccanismo’ concordato nel giugno scorso che ha portato al trasferimento verso altri Stati Ue di soli 117 migranti. Lo scontro tra Roma e Parigi, si è finora sovrapposto a quella che è una delle priorità del nuovo governo: riaprire il capitolo flussi in Ue. Roma lo farà alla riunione dei Rappresentanti dei 27 (Coreper) prevista per mercoledì e che, a dispetto del Consiglio Affari Esteri di inizio settimana ha il punto delle migrazioni in agenda. L’esecutivo punta innanzitutto ad un obiettivo: rendere effettivo il meccanismo di solidarietà firmato da 23 Paesi Ue e Schengen e introdurre un codice di comportamento per le Ong. Punti che Roma vorrebbe vedere nel piano d’azione sul quale starebbe lavorando la Commissione. Il titolare della Farnesina Antonio Tajani, parlando ai suoi omologhi ha anticipato le intenzioni dell’Italia ponendo il tema migranti alla fine dell’incontro. Dopo l’Italia hanno parlato Francia, Grecia, Cipro, Slovenia, Ungheria e Malta. Anche Berlino ha preso la parola. Facendo tuttavia intravedere come, più che Parigi, il vero nodo sulla questione per il governo Meloni potrebbe essere la Germania. Alla richiesta di Tajani di una riunione congiunta dei ministri degli esteri e degli Interni Berlino infatti si è opposta, giudicando più opportuno un incontro solamente dei secondi, come ipotizzato inizialmente dalla Commissione. Il rischio, per l’Italia, è che una riunione in questo formato si traduca in uno scontro. Al Coreper la Commissione e la presidenza di turno ceca saranno chiamati ad esprimersi: che la riunione si faccia a fine novembre resta in forte dubbio.

Related posts

Guerini e la Circolare all’Esercito: “I soldati devono essere pronti”

Redazione Ore 12

Mcl, mezzo secolo di presenza cristiana tra e per i lavoratori

Redazione Ore 12

Calenda a muso duro sul Quirinale: “Perdere Draghi per il Colle una follia”

Redazione Ore 12