Esteri

Nato, gli Stati Uniti possono ridurre la loro presenza militare in Europa?

di Giuliano Longo

Con la presenza rafforzata della NATO in Europa, con l’adesione di Svezia e Finlandia e le potenzialità degli alleati europei, gli Stati Uniti potrebbero essere nella posizione di ridurre la propria presenza militare in Europa, senza compromettere la sicurezza regionale.

 

Questa l’opinione di esperti militari e politici USA convinti che un minore impegno di Washington incoraggerebbe le nazioni europee ad assumersi maggiori responsabilità per la propria difesa, soprattutto quelle che non raggiungono gli obiettivi di spesa della NATO, del 2% del PIL.

 

Una tesi che coincide con le posizioni a suo tempo assunte dall’ex presidente Donald Trump, ma che rispecchiano anche la posizione  dell’opinione pubblica americana alla  luce della crisi in Medio Oriente e degli impegni militari nell’area dell’Indo Pacifico. Dove il confronto con la Cina potrebbe divenire sempre più serrato. 

 

Opinione (o ipotesi che dir si voglia)  non solo dei conservatori, ma anche di ambienti Democratici preoccupati per i costi sulla crescente domanda di coinvolgimento all’estero, mentre si debbono affrontare  problemi in patria.

 

Dal momento che gli Stati Uniti hanno priorità più elevate altrove, sarebbe tempo che si ritirassero dall’Europa e incoraggiassero gli i alleati della NATO ad assumersi maggiormente l’onere della difesa europea. Questa l’ipotesi suffragata da alcuni commentatori.

 

Effettivamente l’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO ha rafforzato la sua posizione  garantendo a Washington una flessibilità ancora maggiore nella regione.

 

Sia la Svezia che la Finlandia hanno recentemente firmato accordi che garantiscono agli Stati Uniti un accesso illimitato alle basi. – 17 in Svezia e 15 in Finlandia con accordi simili a quelli di altri paesi NATO.  Il che consente anche a un numero limitato di truppe USA di avvicinarsi ai confini  con la Russia

 

Inoltre  i partner della NATO hanno già aumentato la loro spesa per la difesa al punto che  18 paesi soddisfano le linee guida per il 2024  (rispetto ai soli 3 del 2014).

 

Al momento non hanno raggiunto gli obiettiv fra gli altri  Germania, Belgio, Danimarca, Italia e Norvegia. Quindi l’opinione, ripetiamo, non solo “neocon” ,è che ritirarsi dall’Europa potrebbe convincere questi paesi ad assumersi maggiori responsabilità per la propria difesa.

 

Paesi come Finlandia, Svezia e Polonia raggiungono tutti gli obiettivi di spesa e stanno continuando su questa via, compresa la Francia che entro l’anno in corso dovrebbe raggiungere l’obiettivo.

 

 Il presidente Macronha recentemente accarezzato l’idea di inviare truppe francesi in Ucraina, ma è abbastanza chiaro che Washington non lo seguirebbe su questa strada pericolosa perché significherebbe impegnare truppe americane e rischiare una guerra dalle dimensioni imprevedibili.

 

Fra le proposte che circolano vi è anche quella di  spostare le truppe americane  dai paesi che non adempiono ai propri obblighi verso quelli NATO che lo fanno.

 

L’idea è che la riduzione della presenza militare americana avverrebbe mentre  la Russia è impantanata in Ucraina, mentre gli Stati Uniti godono di una invidiabile sicurezza in patria.  Quindi già si avanzano dubbi se ad esempio siano veramente necessari i 50mila militari in Germania

 

Certamente ad oggi il vantaggio è che la Finlandia, con le sue basi USA,  non si trova solo vicino a San Pietroburgo, ma confina con l’oblast di Murmansk, che ospita la flotta settentrionale russa, quella la più grande.

 

Ma ospita anche  la maggior parte della flotta di bombardieri nucleari russi,ed è collegata al resto della Russia da un unico vulnerabile corridoio stradale/ferroviario, che potrebbe venir bloccato con l’impegno di un numero limitato di truppe.

 

Inoltre   la sede NATO a  Rammstein, si trova a 1.600 dal confine russo mentre le basi in Germania e l’Italia rimangono stazioni di sosta strategiche  per le operazioni in Medio Oriente.

 

L’impressione che si ricava da questi argomenti riflette qualcosa di più di un tema utilizzato strumentalmente per la campagna elettorale di novembre.

Infatti se Capitol Hill si appresta ad approvare, pur se faticosamente e in ritardo, i 60 miliari di dollari in aiuti all’Ucraina, è probabile  che il futuro presidente, chiunque sia, possa perseguire questa linea.

Soprattutto alla luce dei profondi squilibri che l’estensione del conflitto mediorientale, sta creando negli assetti dell’area mediterranea.Ben più importante della “remota/vicina (ai cuori)” Ucraina.

Troppi i fronti dell’impegno militare degli Stati Uniti, che, pur mostrando i muscoli, anche  solo per un problema di risorse, dovranno fare delle scelte.

Se Draghile invoca per l’Unione Europea una svolta anche a livello militare, nel prossimo futuro rimangono problemi non indifferenti per i partner della UE  che già vengono accusati daZelenskydi prendersela con troppa calma, contrariamente alle pose declamatorie e bellicose dell’ininfluente alto commissarioBorrell.

Né è noto quale sarà la posizione dell’attuale governo italiano  di destra  che, pur nel suo conclamato iper atlantismo, dovrà comunque raggiungere l’obiettivo fissato quasi 10 anni fa dalla Alleanza Atlantica.

Quindi dovrà mettere mano al portafoglioche questa volta non verrà protetto dai fondi europei. Che è un po come dire che “saranno i sodi”, più in generale,  a decidere i futuri assetti geopolitici.

Related posts

Putin e gli Usa: “Relazioni al punto più basso da anni. Trump Straordinario”

Redazione Ore 12

Israele, torna l’incubo del terrorismo jihadista. Bombe alle fermate dei bus. Un morto e 19 feriti

Redazione Ore 12

Intelligence dell’Urss: morto Vadim Bakatin l’uomo che liquidò il KGB

Redazione Ore 12