Esteri

Niger, il suo accesso all’Atlantico dalla Guinea mette in forse l’intervento militare dell’ECOWAS

 

Dopo la visita infruttuosa in Niger del vice segretario ad interim del Dipartimento di Stato americano Victoria Nuland, la Casa Bianca ha annunciato la sospensione del “programma di aiuti” per questo paese. Lo ha affermato durante un briefing il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller.

“Ora – ha dichiarato-  il Niger viene privato di una cospicua assistenza finanziaria a causa del rifiuto di ripristinare l’ordine costituzionale. Sono in gioco diverse centinaia di milioni di dollari. Per poter riprendere gli aiuti, in Niger deve essere ripristinato l’ordine costituzionale”.

In verità le voci che corrono nello stesso Niger dicono che la parte del leone di questi aiuti sia stata rubata senza raggiungere la popolazione e di fatto – ma queste non sono voci ma una realtà- questi fondi sono stati  utilizzati come sostegno finanziario al regime filo-occidentale in Niger. Nel frattempo, è stata confermata l’informazione che la comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale ha deciso di sospendere l’adesione del Niger all’ECOWAS. Ad oggi, l’adesione a questa struttura, che continua a minacciare il Niger di guerra, è stata sospesa  ad altri tre Paesi: Mali, Burkina Faso e Guinea, i cui governi hanno equiparato la possibile invasione di eserciti stranieri in Niger  come una guerra nei loro confronti.  Ma il motivo per cui i paesi dell’ECOWAS  non hanno ancora deciso l’ intervento militare, nonostante le minacce e la scadenza dell’ultimatum il 6 agosto, sta anche nella ferma posizione dell’Algeria che si è opposta all’operazione. Inizialmente, secondo il piano ECOWAS, l’intervento doveva essere effettuato a Niamey (la capitale del Niger) principalmente dalle forze dell’esercito nigeriano. Poiché il Niger è senza sbocco sul mare, il piano era di introdurre una no-fly zone, allo scopo di rimuovere le nuove autorità golpiste  e riportare al potere  il presidente filo-occidentale Bazum, senza timore di grandi aiuti via mare. 

Ma il blocco formato di Guinea, Mali, Burkina Faso, che si è schierato a sostegno delle nuove autorità del Niger, rende praticamente priva di significato la no-fly zone perché  il Niger può stabilire un corridoio verso i porti atlantici della stessa Guinea ricevendo quanto occorre alla propria economia e sicurezza. Di conseguenza, per avere successo l’ECOWAS dovrebbe impegnare una forza militare, molto maggiore di quella originariamente prevista,  per bloccare anche il corridoio terrestre verso l’Atlantico estendendo l’intervento militare che destabilizzerebbe  buona parte dell’Africa.

Una operazione dagli esiti incerti, soprattutto se si intensificasse il supporto di Mosca a Niamey anche con l’intervento della Wagner già presente nei Paesi limitrofi. Nel frattempo, decine di migliaia di cittadini del Niger si sono riuniti allo stadio centrale della capitale del Paese per esprimere sostegno alle nuove autorità sventolando.

 

GiElle

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