Medicina

Non c’è eliminazione delle ‘ricette dematerializzate’, solo cambio prassi

L’esperto: “Il sistema adottato in emergenza covid comporta invio dati con canali poco sicuri”

 “In piena emergenza Covid eccezionalmente si è pensato bene di evitare la consegna da parte dei medici del promemoria cartaceo della ricetta medica digitale inserita nel sistema Ts, sbloccando l’attivazione di una procedura alternativa di consegna in forma digitale. Qui la fantasia nelle prassi si è sbizzarrita, utilizzando sms, whatsapp e persino le comunicazioni e-mail. Tutti sistemi notoriamente non sicuri e da evitare in caso di invio di informazioni piuttosto delicate, perché contengono dati sanitari. Ho la sensazione che il dibattito stia montando anche in questo caso un misunderstanding mediatico nella foga di voler attaccare il governo Meloni in materia di digitale, ancor prima che inizi ad avviare qualcosa”. Lo dice l’avvocato Andrea Lisi, presidente di Anorc Professioni ed esperto in materia di conservazione e tutela dei dati. “La questione- spiega- non è l’abolizione della ricetta medica digitale – che è una realtà dal 2011 che non va assolutamente messa in discussione, anzi va valorizzata e resa ancora più affidabile nel sistema in uso – ma quanto senso abbia ancora utilizzare un promemoria dematerializzato e gestito attraverso protocolli paragonabili all’invio di una cartolina cartacea e che mettono quindi a repentaglio i diritti e le libertà dei cittadini interessati. In estrema sintesi, quindi, non credo proprio che il Governo voglia davvero eliminare le ‘ricette dematerializzate’, ma stia soltanto mettendo in discussione una prassi adottata in emergenza Covid che comportava l’invio telematico di dati sanitari attraverso canali poco sicuri. Le intenzioni sono solo quelle quindi di evitare che questa prassi possa continuare- conclude l’avvocato Andrea Lisi- permettendo l’evoluzione del sistema evitando la consegna di questi promemoria attraverso canali telematici inaffidabili”.

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