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Nuove rivelazioni dall’antica Roma: la scoperta dei resti della Porticus Minucia

Un viaggio nel cuore della Roma repubblica attraverso le mura sepolte della Porticus

 

 

di Sara Valerio

 

Il ritrovamento di una parte della maestosa Porticus Minucia, durante i lavori di restauro di Palazzo Lares Permarini in Via delle Botteghe Oscure 46, nel centro storico di Roma, è una delle ultime emozionanti scoperte archeologiche nella città eterna.

Le operazioni di scavo archeologico, condotte tra maggio e luglio del 2020 dalla Soprintendenza Speciale di Roma, hanno riportato alla luce per la prima volta i frammenti delle strutture murarie del limite orientale della grande piazza porticata e le loro decorazioni marmoree, testimonianza di un passato di magnificenza e splendore della Roma repubblicana. La scoperta ha consentito una nuova lettura del monumento antico, svelandone dettagli e segreti sino ad ora nascosti.

La Porticus Minucia era una struttura monumentale edificata da Marco Minucio Rufo, con il bottino sottratto a popolazioni balcaniche, alla fine del II secolo a.C., un grande quadriportico circondata da un doppio colonnato. Situata nell’area del Campo Marzio, tra la Crypta Balbi e il Pantheon, nella Porticus avvenivano le distribuzioni gratuite di grano alla plebe, conosciute come frumentationes. L’area aveva un ruolo significativo nelle attività quotidiane della città fornendo uno spazio coperto dove le persone potevano ritrovarsi durante le distribuzioni o per altre attività sociali e commerciali.

La struttura rivenuta si compone di due file di grandi blocchi di peperino di epoca imperiale contraddistinti da notevoli decorazioni in alzato. Le mura segnano il confine orientale dell’area con precisione, fino ad ora conosciuto sommariamente grazie agli appunti presi da Guglielmo Gatti durante i lavori di costruzione del Palazzo nel 1938.

Di grande interesse sono soprattutto le decorazioni in alzato, mai fino a ora rinvenute: della Porticus erano infatti note solo le fondazioni e lacerti di pavimentazione emersi negli scavi del 1983 alla Crypta Balbi. Alcune ipotesi ricostruttive presentavano le facciate dell’edificio in mattoni mentre gli attuali ritrovamenti mostrano la tecnica decorativa delle pareti, nella parte inferiore realizzata con grandi lastre di marmo bianco al di sopra delle quali insistono frammenti marmorei più piccoli di riutilizzo, a scandire linee orizzontali.

Negli strati di crollo successivi, il rinvenimento di intonaco ha permesso inoltre di ipotizzarne anche il rivestimento della parte superiore. Lo scavo ha rivelato almeno due fasi costruttive dei livelli pavimentali collocati sotto al porticato, realizzati entrambi in scaglie di travertino di diversa fattura.

Infine all’esterno della Porticus sono stati riportati alla luce un lacerto di pavimento mosaicato, in tessere bianche e nere, databile al I secolo dopo Cristo e un ambiente di servizio con pavimento in opus spicatum, databile alla tarda età imperiale, che probabilmente si appoggiava sul lato esterno della struttura quando questa era stata abbandonata.

L’aspetto strutturale dell’intera area è stato ricostruito in modo attendibile attraverso la realizzazione di un modello tridimensionale. Il modello ha poi consentito di ricercare la sua esatta collocazione all’interno dell’odierno tessuto urbanistico.

Dopo i ritrovamenti, in corso d’opera è stato ampliato il progetto con l’aggiunta della valorizzazione in situ dei resti archeologici che sono visitabili al piano interrato dell’hotel all’interno del Palazzo Lares Permarini, corredati da un video multimediale che propone la ricostruzione tridimensionale della Porticus Minucia.

Il Palazzo di via delle Botteghe Oscure prende il suo nome proprio dal tempio di queste divinità, i Lari Permarini, protettori delle navi in mare, che già la Forma Urbis (l’antica pianta marmorea di epoca severiana che rappresentava la città) permetteva di individuare proprio nei pressi delle sue fondamenta. Al centro della Porticus era stato edificato un imponente tempio, da alcuni identificato con quello dei Lari Permarini e da altri con il tempio delle Ninfe, attorniato da fontane.

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