Politica

Pensioni, il Governo convoca i sindacati

 

La Cgil avverte: “Non dovrà essere una semplice consultazione formale ma un vero confronto sulla riforma”

 

 

“Martedì ci sarà una prima convocazione sulle pensioni, è importante, vedremo che discussione si potrà fare”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ospite della trasmissione Omnibus su La7. La convocazione è arrivata da Palazzo Chigi per martedì prossimo, 16 novembre, alle 17,30.
Per la Cgil questa convocazione è una prima importante risposta alla pressione che come sindacato ha esercitato sull’esecutivo e sulle forze politiche.

“Ma se si vuole fare davvero sul serio – chiarisce Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil con delega alle politiche previdenziali – la prima cosa da acquisire è la disponibilità ad un vero confronto e non una semplice consultazione formale. E all’ordine del giorno ci devono stare sia i temi più immediati legati alla Legge di bilancio sia quelli legati ad una riforma complessiva del sistema, che a nostro avviso dovrebbero essere contenuti in una apposita legge di riforma previdenziale”.

Per quanto riguarda l’urgenza degli interventi di modifica alle norme previste dalla Legge di bilancio, si tratta di riconsiderate Quota 102, perché così come è stata proposta dal governo non funziona. “Potranno andare in pensione il prossimo anno non più di 8500 persone – ha specificato oggi Ghiselli in un’intervista sul sito Pensione per tutti -: se consideriamo che con Quota 100 erano circa 110.000 le persone che uscivano, è evidente che questa soluzione non è una risposta efficaceal tema ‘scalone’, anche perché continuano ad essere esclusi i nati dal 1960 in avanti. Quota 102 pertanto va modificata”.

Il sindacato chiede poi correzioni anche alle norme sull’Ape sociale: deve essere estesa anche a tutti i disoccupati di lunga durata o a chi è in cassa integrazione senza prospettive di rientro. Per Cgil, Cisl, Uil sul tema delle attività gravose è stato fatto un buon lavoro da parte della Commissione. Essere passati da 57 a 221 mansioni considerate gravose è un fatto significativo. “Noi ribadiamo inoltre la necessità di ridurre a 30 gli anni di contributi necessari per accedere all’Ape sociale come lavoratori gravosi, ad iniziare dall’edilizia”, spiega ancora Ghiselli.

Tratto da collettiva.it

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