La guerra di Putin

Per Biden Putin è un “pazzo figlio di p…”, ma l’Occidente ha bisogno di una soluzione di pace

 

di Giuliano Longo

 

La diplomazia di paceper l’Ucraina ormai langue e non aiutano certo le dichiarazioni di Bidenche proprio ieri , nel corso di un evento elettorale, ha definito Putin“un pazzo figlio di puttana”, ma la realtà è ben diversa perché l’Occidente ha urgentemente bisogno di una soluzione di pace al conflitto.

Nell’estate e nell’autunno del 2022, ancora si discuteva della ricerca di una“via d’uscita” per consentire al presidente russo, Vladimir Putin, di salvare la faccia da una guerra impossibile da vincere. Ora, mentre l’Ucraina si avvia al terzo anno del conflitto  è sempre più l’Occidente ad aver bisogno di una via d’uscita. Dopo due anni di guerra estenuante leperdite demografiche di Kiev,sia in termini di vittime sul campo di battaglia che di flusso migratorio in seguito all’invasione, saranno difficili da rimediare e potrebbero avere conseguenze paralizzanti per l’economia ucraina  già in crisi. Non solo, il costo della guerra sta aumentando a un ritmo impressionante. L’ultima valutazione congiunta di UE, Banca Mondiale e Nazioni Unitestima che le esigenze di ripresa dell’Ucraina ammontano a 486 miliardi di dollari, in aumento di 75 miliardi rispetto allo scorso anno. Ciò significa che in 12 mesi i bisogni dell’Ucraina sono cresciuti di una volta e mezza l’importo totale che l’UE ha reso disponibile a sostegno di Kiev per i prossimi quattro anni. Considerata la dipendenza assoluta dell’Ucraina dal sostegno politico, economico e militare del G7,ciò è preoccupante. Ne  è di buon auspicio per la capacità dei leader politici europei continuare il trasferimento di aiuti. Glielettori in Francia e Germania, ad esempio, sono significativamente più preoccupati per l’immigrazione di massa e il terrorismo islamico radicale rispetto ai progetti di Putin per l’Ucraina. Inoltre, l’Ucraina non è l’unica crisi che richiede l’attenzione dell’Occidente. La guerra a Gazae la più ampia conflagrazione in tutto il Medio Oriente sono e rimarranno in cima all’agenda anche se  altri numerosi punti di crisi non riescono a catturare i titoli delle notizie globali. Ma anche la guerra civile in Sudan, l’intensificarsi del conflitto nella Repubblica Democratica del Congoe le crescenti tensioni tra Etiopia e Somalia,  potrebbero alimentare la paura dell’opinione pubblica occidentale per l’ennesima crisi migratoria di massa dall’Africa. Le minacce nucleari da parte della Corea del Nord, la sponsorizzazione iraniana della milizie islamiche  in Medio Oriente e l’apparente consolidamento di un nuovo “asse del male” tra questi due paesi e la Russia difficilmente, riusciranno a placare i nervi nelle capitali occidentali.  In questo contesto globale , la guerra in Ucraina è diventata una distrazione importante e sempre più costosa. Molti leader, in Europa sono preoccupati per l’eventuale ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e per la possibile fine di un’alleanza transatlantica. Se gli Stati Uniti ritirassero il sostegno alla continuazione della guerra ucraina, l’Europa potrebbe indebolirsi nei confronti della Russia ancor più di quanto già lo sia oggi. Il problema fondamentale è che i ripetuti impegni retorici sulla inevitabile e completa  vittoria di Kiev non solo sono privi di significato, alimentando il miraggio, ma senza fornire gli enormi aiuti richiesti sia in termini finanziari che militari. Se il conflitto continua sulla sua traiettoria attuale  è improbabile che il sostegno occidentale eviti all’Ucraina di subire altre sconfitteche rappresenterebbero una pericolosa umiliazione per l’Occidente. Alla luce della continua retorica sull’“impegno ferreo” dell’Occidente per una pace giusta Per come la vede Zelensky ,una vittoria russa accelererebbe il declino dell’attuale ordine internazionalee un lungo periodo di transizione verso qualcosa di molto sfavorevole – e non solo per gli interessi occidentali.  Un’alleanza, probabilmente più forte dei “blocco della Guerra Fredda”guidata dalla Cina con Russia, Iran e Corea del Nord che si confrontano con un’alleanza “dell’Occidente Collettivo”lascerebbe poco spazio per affrontare problemi come il cambiamento climatico e le crisi economiche e la sicurezza del cibo.Cercare una via d’uscita non significa lasciare vincere Putin, ma consentire all’Ucraina di difendere le aree attualmente ancora sotto il suo controllo con  maggiori aiuti occidentali. Occorre allora  una seria considerazione di negoziati,almeno per un cessate il fuoco. La fine dei combattimenti consentirebbe all’Europa e all’Ucraina di guadagnare tempo per sviluppare capacità di difesa interna più forti. L’Ucraina ha concluso accordi bilaterali sulla sicurezza con Regno Unito, Francia e Germania, ed è probabile che seguiranno accordi con altri membri del G7.  Questi fornirebbero una maggiore garanzia per la democrazia e la sovranità ucraina rispetto al tentativo, attualmente futile, di ripristinare integralmente l’integrità territoriale del Paese – o alle sue speranze di un’imminente adesione alla NATO, che difficilmente verranno soddisfatte. Per non parlare dell’intervento diretto della Alleanza nel conflitto soluzione verso la quale pare propendere Zelensky.  Un’analogiapiù appropriata potrebbe essere quella della Germania Ovest nel 1949 e, ancor più, della Corea del Sud nel 1953, le quali avevano bisogno di stabilire confini riconosciuti a livello internazionale per affermare la propria sovranità di fronte alle potenze vicine ostili. La sfida per l’Ucraina e i suoi partner occidentali potrebbe essere quella di stabilire l’equivalente del 38° parallelo della penisola coreana. L’alternativa, a meno che l’Occidente non raddoppi seriamente il sostegno militare a Kiev, è una lenta e straziante sconfitta sul campo di battaglia, con conseguenze di vasta portata che vanno ben oltre oltre l’Ucraina.

aggiornamento crisi russo-ucraina ore 13.44

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