Economia e Lavoro

Pil in calo con domanda interna, male consumi e investimenti. La ricetta di Confesercenti per far ripartire i consumi: “Detassare tredicesime e aumenti contrattuali”

di Chiara Napoleoni

 

L’Istat è stata costretta a rivedere al ribasso la stima diffusa lo scorso 31 luglio: la riduzione congiunturale dello 0,3% prevista per l’economia italiana è invece scesa dello 0,4%. Una frenata più brusca del previsto, specie se confrontata con i dati dello stesso trimestre dello scorso anno. Crescita, di pari passo, conseguentemente più lenta e pari allo 0,4% rispetto al +0,6% previsto sempre lo scorso 31 luglio. Nel secondo trimestre del 2023 il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,4% rispetto al trimestre precedente ed è cresciuto dello 0,4% nei confronti del secondo trimestre del 2022. La stima del Pil diffusa in via preliminare il 31 luglio 2023 era stata di una riduzione congiunturale dello 0,3% e di una crescita tendenziale dello 0,6%.  Il secondo trimestre del 2023 ha avuto tre giornate lavorative in meno del trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al secondo trimestre del 2022. La variazione acquisita per il 2023 è pari a +0,7%. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con un calo dello 0,3% dei consumi finali nazionali e dell’1,8% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono anch’esse diminuite, entrambe in misura pari allo 0,4%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,7 punti percentuali alla variazione del Pil: nullo il contributo dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, -0,4 quello degli investimenti fissi lordi e -0,3 quello della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). Per contro, la variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del Pil per 0,3 punti percentuali, mentre il contributo della domanda estera netta è risultato nullo. Si registrano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti rispettivamente dell’1,3%, dell’1,4% e dello 0,1%. Poi il commento degli analisti del nostro Istituto di Statistica: “La stima completa dei conti economici trimestrali conferma la flessione dell’economia italiana nel secondo trimestre dell’anno, risultata pari allo 0,4%, lievemente più accentuata rispetto alla stima preliminare, che aveva fornito una riduzione dello 0,3%. La crescita tendenziale del secondo trimestre si attesta allo 0,4%, in flessione rispetto ai trimestri precedenti, con una revisione anche in questo caso al ribasso rispetto alla stima preliminare, che aveva registrato una crescita dello 0,6%. A determinare la flessione del Pil è stata soprattutto la domanda interna (incluse le scorte), mentre quella estera ha fornito un contributo nullo. Sul piano interno, l’apporto dei consumi privati è stato anch’esso nullo, mentre sia quello della spesa delle Amministrazioni Pubbliche sia quello degli investimenti è risultato negativo. Positivo il contributo delle scorte, per 0,3 punti percentuali.
Le ore lavorate hanno subìto una flessione dello 0,5%, le posizioni lavorative dello 0,1% e le unità di lavoro si sono contratte dello 0,3%. Sono risultati in crescita dello 0,8% i redditi pro-capite”.

Rallentamento del Pil, Confesercenti: “Più del previsto. Detassare aumenti contrattuali e tredicesime”

Puntuale la nota della Confesercenti che legge come l’economia italiana rallenta più del previsto. “La conferma come purtroppo ci aspettavamo – si legge nella nota della Confederazione- arriva dai dati dell’Istat che evidenziano come il rialzo delle previsioni di crescita per il 2023, apportate dalle organizzazioni internazionali negli scorsi mesi, sia stato troppo frettoloso. La stima più plausibile per l’intero anno in corso ci sembra 0,7%, visto che il secondo semestre non è cominciato sotto i migliori auspici: per il terzo e quarto trimestre valutiamo, infatti, in media una crescita nulla.  Così, in una nota, Confesercenti commenta i dati sul Pil.  Le stime dell’Istituto di statistica sono in linea, inoltre, con quanto riscontrato con il clima di fiducia delle imprese: la componente del Pil legata ai consumi continua a registrare risultati negativi. Dati preoccupanti che invitano alla riflessione: in un quadro in cui le nascite di imprese del commercio sono crollate, con una sola apertura ogni due chiusure di attività nei primi sei mesi dell’anno, con l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie che non si arresta ed una inflazione che potrebbe registrare un andamento al rialzo nei prossimi mesi, occorrono interventi immediati e decisi a sostegno dell’economia. A partire proprio dai consumi: gli spazi di manovra si restringono, per cui è necessario puntare con forza su misure che possano far ripartire la spesa delle famiglie. Da questo punto di vista – conclude Confesercenti – la detassazione degli aumenti contrattuali e delle tredicesime è la via maestra da seguire per dare un impulso determinante alla domanda interna. Senza dimenticare di accelerare le procedure di spesa dei fondi del PNRR, fondamentali per la crescita ed il rilancio della nostra economia”.

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