La guerra di Putin

Prigozhin a Bakhmut, una storia che rischia di offuscare la stella dell’ex cuoco di Putin

di Giuliano Longo

Cè qualcosa di molto contraddittorio nelle dichiarazioni di Prigozhin, il capo della milizia privata Wagner che peraltro esercita il suo potere (militare e colonialista) in Africa.

Lui annuncia che il 10 maggio le sue milizie lasceranno Bakhmut, già in buona parte  conquistata, per lasciare le posizioni all’esercito federale Russo, che in realtà era già presente e in forze alle sue spalle.

Nelle ultime ore invece  sembra abbia fatto retromarcia e comunica su Telegram “Oggi, l’avanzata delle unità Wagner PMC ammontava fino a 280 metri in varie direzioni. Siamo avanzati di 53.000 metri. Il nemico controlla ancora 2,37 chilometri quadrati, stiamo avanzando, in attesa di munizioni”a distanza di soli 2 giorni dall’ultimatum. Probabilmente Prigozin, geloso della sua fama di invincibile duro, non ha gradito l’annuncio che alle sue milizie d’assalto  potrebbero subentrare i feroci guerrieri ceceni di Akhmut guidati dal fedelissimo di Putin, Razman Kadirov, specializzati nel “ripulire” aree di combattimento come è successo a Mariupol. Il problema della mancata fornitura di proiettili alla Wagner, per una armata  che ha un fronte di 800 chilometri, appare pretestuosa considerando l’enorme consumo quotidiano  di “shelles” che peraltro mette in tensione anche le possibilità produttive dell’Occidente e soprattutto dei Paesi Nato d’Europa.  Dunque il problema è politico e non già strategico militare o logistico, come emerge anche dai commenti dei media USA.

Prigozhin, l’ex cuoco di Putin, ha acquistato un potere finanziario enorme con la presenza  delle sue milizie nei territori africani dove ha messo  le mani sulle materie prime, ma non soddisfatto ora attacca direttamente la condotta dello Stato Maggiore russo.

Eccitando  il plauso di quei nazionalisti che, come ha dichiarato anche lui stesso, non disdegnerebbe l’uso di qualche atomica tattica o magari il bombardamento a tappeto dei centri di potere di Zeflensky.Come se Nato e Usa non l’avessero previsto garantendo sofisticati sistemi di difesa.

Prigozhin, di fatto,  è un ricco boiardo di stato ingrassato da Putin il quale sta imponendo un giro di vite (definito richiamo patriottico)  sui cleptocrati del suo Paese che a lui  e alla sua cerchia devono tutto. Che qualcuno pensi che il ministro della difesa  Shoigu, di etnia turco/mogola in carica dal 2012,  possa essere inadeguato ( e molti fra i nazionalisti russi lo pensano) e quindi vada rimosso, presenterebbe gli stessi pericoli di quando  Stalin liquidò tutto lo stato maggiore della Armata Rossa prima dell’invasione nazista, pagandone un duro prezzo.

Ma non siamo più a quei tempi perché i vertici militari russi controllano l’armata atomica che fa paura e Putin non ha lo stesso potere di Stalin perché la natura dello Stato russo è profondamente mutata rispetto all’URSS.

Le provocazioni “populiste” di Prigozhin si sgonfiano di fronte a considerazioni geopolitiche, e forse a trattative segrete con l’Occidente, che esulano dalla sua mentalità compradora.

Non a caso le ultime dichiarazioni del loquace, aggressivo e insultante Medvedev sulla vicenda,  sono caute, anzi assolutamente criptiche perché nella sua ultima esternazione  ha dichiarato di non poter commentare la vicenda Wagner per non svelare particolari sulla guerra in corso.

Se poi scorriamo la  stampa russa, quasi tutta embedded quanto quella occidentale, nessun commentatore  indica minimamente  la possibilità di una ascesa di Prigozhin ai vertici del Cremlino.  Mentre Shoigu, nonostante il fallimento iniziale dell’invasione e la sconfitta di autunno a Kherson liberata dagli ucraini a novembre, rimane saldamente in sella mentre attorno a lui c’è un tourbillon di destituzioni di generali e alti ufficiali.  Prigozhin, che di intrighi di palazzo se ne intende, comincia a dar fastidio a molti al Cremlino, in particolare allo Stato Maggiore impegnato più in una strategia di logoramento dell’avversario che a gettare forze all’assalto sui fronti del tritacarne, forse nella convinzione che Putin la guerra non la può vincere….ma nemmeno perderla.

aggiornamento la Guerra di Putin Ore 14.34

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