Economia e Lavoro

Proseguono le manifestazioni sulla sicurezza sul lavoro. Inefficaci alle morti che continuano quotidianamente

di Wladymiro Wysocki*

 

Nel corso del recente fine settimana abbiamo visto le piazze di Roma inondarsi di manifestanti di alcune rappresentanze sindacali al grido di più sicurezza nei luoghi di lavoro, maggiori tutele, maggiori controlli, attacchi al governo e via discorrendo.

Ormai le manifestazioni sulla sicurezza stanno diventando una vetrina per attaccare, accusare la qualunque più che unire le istituzioni di ogni genere e categoria alla lotta unanime delle interminabili morti sul lavoro.

Una manciata di giorni e abbiamo continuato ad assistere impassibili alle cosiddette morti bianche in una lunga scia di sangue fino alle ultime ore del 22 aprile.

Tutti ragazzi giovanissimi, strappati violentemente dalla vita mentre stavano svolgendo il loro lavoro.

Il 18 aprile a Catania, Antonio Pistone di 31 anni muore schiacciato dall’ascensore che riprende la corsa improvvisamente mentre stava eseguendo dei lavori di riparazione

Il 19 aprile a Montepulciano (Siena) un ragazzo di soli 23 anni è morto schiacciato da un tubo caduto da un rimorchio mentre lavorava in una autocarrozzeria.

A poche ore di distanza lo stesso giorno a Cusago nel milanese, nella sera, un ragazzo di 23 anni di origine egiziana è morto risucchiato dal tritarifiuti mentre stava eliminando degli scarti di lavorazione del legno.

Il 22 aprile, nei boschi di Nova Levante, Armin Mittermair di soli 22 anni giovane boscaiolo rimane vittima cadendo da un albero finendo incastrato nei rami morendo per le gravi ferite e traumi riportati rendendo inutili i soccorsi in ospedale.

Si continua a manifestare e si continua a morire.

Giusto farlo, giusto indignarsi, giusto fare sentire il dolore di vite spezzate, ma non dobbiamo perdere la retta via e lasciarsi prendere da sterili indignazioni.

La prevenzione è e resta il solo strumento da adottare, e la prevenzione non è riempire le piazze al grido di “maggiore sicurezza”, “più controlli”, “servono risposte” e chi più ne ha ne metta.

Le risposte che servono le sappiamo benissimo tutti, serve che i nostri lavoratori siano veramente partecipi alla vita e dinamiche delle aziende dove lavorano.

Serve che il datore di lavoro coinvolga tutti i lavoratori e che insieme si pianifichino le attività di lavoro con programmazioni, formazioni e addestramenti veri, con attrezzature di lavoro a norma e con tutti i dispositivi di protezione individuale (i DPI) che servono.

Oggi i lavori sono tutti basati sulla fretta, lavori che devono concludersi ancora prima di essere cominciati.

Questo lo sappiamo e puntualmente esce fuori come se fosse una sorpresa, serve quindi una priorità al lavoro sicuro e sano allo stesso piano della priorità economica.

La sicurezza sul lavoro, o meglio, le vittime del lavoro, non sono più settoriali di uno specifico settore economico ma indistintamente per ogni settore ateco si parla di infortuni ovviamente con le dovute differenze di intensità di accadimento.

Intanto i lavori in Camera e Senato stanno andando avanti spediti per l’approvazione del disegno di legge in conversione del Decreto Legge 19/2024 del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che contiene aspetti totalmente nuovi per la sicurezza sul lavoro.

Vedere queste manifestazioni come una occasione di polemica quando poi si è seduti ai tavoli di confronto lasciano veramente il tempo che trovano, e non fanno per nulla bene alla sensibilità soprattutto di coloro che hanno drammaticamente perso i loro cari sul campo di lavoro.

Un primo passo di approvazione alla Camere è già avvenuto pochi giorni fa e adesso stiamo in attesa dell’approvazione del Sento, sicuramente nei giorni immediatamente successivi alla festa del lavoro del 1° maggio avremo l’istituzione di una nuova legge che integra il testo unico della sicurezza sul lavoro.

La prevenzione la si deve fare in azienda, con i lavoratori e sarebbe decisamente di maggiore guadagno per tutti se invece di fermarsi alle sole manifestazioni si potesse procedere con incontri partecipativi in azienda tra datori di lavoro e lavoratori stessi.

Confrontarsi insieme, valutare insieme e conoscere le procedure e i rischi questo è il primo passo che necessariamente deve essere attuato.

Molti lavoratori della stessa ditta parlano lingue differenti e nessuno si è posto la domanda di come possano comunicare tra loro non solo una possibile situazione di emergenza, ma come si possano organizzare per coordinare i lavori.

Aspettiamo sempre una povera vittima del lavoro per fare le solite considerazioni, spesso banali, o per sbandierare nelle piazze o in televisione l’ormai “motto” di più sicurezza, più tutela, basta morti.

Direi basta retorica!

Se vogliamo veramente ridurre le morti, gli incidenti, le malattie professionali lo possiamo fare da subito.

Mettiamo veramente al centro del lavoro il lavoratore, diamo dignità e valore al lavoratore considerandolo come essere umano con i suoi diritti e tutele.

Il lavoratore è il centro di ogni attività economica e fino a quando non lo si capirà veramente saremo sempre costretti a fare le solite considerazioni.

Accettare situazioni economiche al limite della dignità, accettare condizioni di lavoro all’assurdo dal punto di vista igienico e di sicurezza, sono situazioni che sappiamo bene.

Le rappresentanze sindacali che tanto sbandierano nelle piazze non possono non sapere, specie quando la rappresentanza sindacale maggiore in Italia ricopre buona parte dei lavoratori con i loro tesserati.

Forse quello che serve veramente è maggiore coscienza e onestà intellettuale.

Tuteliamo veramente i diritti dei lavoratori, tuteliamo veramente il benessere dei lavoratori nei luoghi di lavoro, ma non con slogan con fatti.

Andiamo nei luoghi di lavoro e rendiamoci conto di quelle che sono realmente le situazioni che i nostri lavoratori spesso sono costretti ad accettare per timore di un licenziamento o azioni di forte stress lavorativo.

La sicurezza sul lavoro non si fa solo nelle piazze o nei telegiornali, la si fa ogni giorno insieme e al fianco dei lavoratori e datori di lavoro.

Intanto continuiamo a piangere un’altra giovane vittima.

 

*Esperto di sicurezza sul lavoro

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