Esteri

Quattro bambini sopravvissuti ad un incidente aereo trovati nella giungla amazzonica dopo 40 giorni

 

Sono stati trovati e portati in salvo i quattro bambini sopravvissuti a un incidente aereo in Colombia. I piccoli, dopo lo schianto, hanno vagato per una quarantina di giorni nella giungla amazzonica. Si tratta di quattro fratelli: due bambine di 13 e 9 anni, un bimbo di 4 anni e una bimba che ha compiuto un anno durante il viaggio nella foresta. Le forze armate, impegnate nelle operazioni di ricerca insieme agli scout indigeni, hanno pubblicato su Twitter le foto del ritrovamento. Poi la notizia è stata confermata dal presidente colombiano Gustavo Petro, che ha parlato di “gioia per tutto il Paese”, e dal ministro della Difesa Ivan Velasquez, che lo ha definito “un miracolo”. Trasferiti in elicottero alla base militare di San José del Guaviare, dove “sono stati stabilizzati”, i fratelli, deboli e denutriti, sono stati portati nella capitale Bogotà per continuare gli esami. I protagonisti di questa drammatica storia a lieto fine sono i quattro fratelli Mucutuy – Lesly Jacobombaire di tredici anni, già soprannominata la “ragazza guerriera”, Soleiny Jacobombaire di 9, Tien Ranoque Mucutuy, di 4, e la neonata Cristin Ranoque Mucutuy di un anno appena. I ragazzi sono stati trovati in un punto sperduto tra i dipartimenti di Caquetà e Guaviare che sono stati perlustrati senza sosta per settimane da circa 200 persone, tra cui soldati del commando delle Forze Speciali dell’Esercito e indigeni di varie tribù che conoscevano la zona e che hanno diffuso messaggi audio e lanciato kit di sopravvivenza dagli elicotteri. L’Esercito ha diffuso diverse fotografie in cui si vedono i quattro bimbi ricevere le prime cure in una radura in mezzo alla giungla. Stanno bene anche se sono ovviamente provati, dopo l’odissea vissuta, dimagriti e deboli. “Sono stati protagonisti di un esempio di sopravvivenza che rimarrà nella storia, quindi oggi quei bambini sono i figli della pace e della Colombia”, ha detto il presidente colombiano Gustavo Petro, che ha descritto il ritrovamento come “un dono alla vita”.

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