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Restaurato il Carro della sposa ritrovato a Pompeii: un manufatto unico al mondo

di Sara Valerio

Il carro cerimonialefinemente decorato, sottratto ai tombaroli e ritrovato a Pompeinel 2021è esposto per la prima volta a Roma al Museo Nazionale Romano nella mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi”,in programma dal 4 maggio al 30 luglio 2023. L’esposizione mette insieme antico e contemporaneo con oltre 300 tesori dell’arte provenienti da 54 musei e una delle opere mai viste è un pilentum, un lussuoso carro cerimoniale, uno dei pochi integri esistenti al mondo, recuperato nel portico della villa di Civita Giuliana a nord di Pompei e oggi completamente restaurato. Oltre 150 frammenti, fragilissimi e preziosi, difficili da riconoscere e identificare, ricoperti da depositi di cinerite e lapilli, sono stati restaurati e assemblati. Secondo il direttore generale Musei del Ministero della Cultura Massimo Osanna si tratta di “un lavoro straordinario che recupera un manufatto unico al mondo“, un restauro durato un intero anno che ci riporta ora davanti agli occhi “un veicolo rilucente di bronzi e di argenti, fatto per stupire e incantare”.  Il cassone di legno era dipinto e letteralmente tappezzato di metalli lucenti; sui grandi e piccoli medaglioni che decoravano la vettura, sono apparse scene erotiche, amorini, figurine femminili e una miriade di raffinate e a volte microscopiche decorazioni: dallo sfondo in bronzo alle pigne che rifinivano i terminali dei mozzi. Tutto è finemente lavorato, persino le bobine in ferro dove si avvolgevano le funi che si immagina sorreggessero il cassone della carrozza. Della spalliera della seduta oggi rimane solo lo scheletro in ferro ma probabilmente era ricoperta di cuoio e di comodi cuscini, con due braccioli per rendere più agevole il percorso di chi si trovava sopra. Le indagini di laboratorio, tantissime, hanno aggiunto diverse novità a quello che gli archeologi avevano capito già nel corso dello scavo. Per esempio la natura dei materiali con i quali la carrozza era stata costruita: legno di frassino per il cassone e faggio per le grandi ruote e poi ferro, bronzo e lega di rame. Studiando i metalli è venuta fuori anche la grande presenza di argento, che era nei medaglioni sbalzati sul retro ma anche nelle lamine sottili che ricoprivano quasi tutta la superficie in bronzo. “Quello che oggi appare in grigio, verde, persino azzurro” sottolinea il restauratore “si presentava allora come un bagliore di luce. Come fosse tutto d’argento“, con una decorazione “davvero molto particolare e ricca“. Per renderne possibile l’esposizione, alcuni degli elementi più fragili del carro e della decorazione sono stati sostituiti da copie in 3d, realizzate in nylon sintetizzato. Altri, come diversi chiodi o frammenti piccolissimi di legno mineralizzato, sono rimasti invece nelle casse perché era troppo difficile ricostruire la loro collocazione. Spiega Massimo Osanna, che nel 2018 era direttore del Parco di Pompei e avviò l’operazione di scavo nella villa di Civita Giuliana: «La scoperta all’epoca dello scavo fu eccezionale per le informazioni che rivelava per la tipologia di veicoli di trasporto, di tipo cerimoniale, che non trovava confronti in Italia con simili reperti. Un carro simile era stato ritrovato anni fa in Grecia, nei luoghi dell’antica Tracia, in una tomba appartenuta a una famiglia di alto rango, ma lasciato in situ. Questa è invece la prima volta al mondo che un pilentum viene ricostruito e studiato». Per l’attuale responsabile di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, “Il carro oltre al suo valore scientifico, costituisce il simbolo di un processo virtuoso di legalità, tutela e valorizzazione non solo dei singoli reperti, ma di tutto il territorio vesuviano”. Il recupero infatti è stato possibile grazie alla collaborazione, nata nel 2017, tra la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e il Parco archeologico di Pompei per arrestare l’attività illecita dei clandestini e il depredamento del patrimonio archeologico di quell’area. Da questa sinergia è derivata la scoperta e dunque la restituzione al pubblico di ambienti e reperti di grande valore dal punto di vista storico e scientifico, nella villa a nord di Pompeii, già oggetto di scavi all’inizio del secolo scorso. Lo scavo ha riportato in luce una stalla con i resti di alcuni esemplari equini, tra cui un cavallo bardato di cui è stato possibile realizzare il primo calco in assoluto, la stanza degli schiavi, il carro cerimoniale nel quartiere servile della villa e i calchi di due vittime dell’eruzione nel settore residenziale.  Il ritrovamento del pilentumfu assolutamente eccezionale non solo per il livello di conservazione ma anche perché il manufatto non si configurava come mezzo di trasporto per i prodotti agricoli o per le attività della vita quotidiana, già attestati sia a Pompei che a Stabia, ma come un lussuoso veicolo usato nel mondo romano dalle èlites, per cerimonie e in particolare per accompagnare la sposa nella nuova casa.  Questi indizi sono importanti per scoprire quale funzione avesse: un’ipotesi è che la carrozza fosse utilizzata per una cerimonia religiosa, probabilmente dedicata al culto di Cerere, la dea della terra e dell’agricoltura o di Venere dea dell’Amore; Osanna ricorda che a Pompei si celebravano comunemente riti per entrambe le dee che rappresentavano la fertilità e che è dunque possibile che nella villa si trovasse una sacerdotessa di questi culti. Oppure, l’altra possibilità, considerata più probabile, è che “il carro fosse stato preparato per una cerimonia di matrimonio che doveva svolgersi o che aveva appena avuto luogo”, ipotesi avvalorata dal fatto che il ritrovamento è avvenuto nel porticato antistante alla stalla dove già nel 2018 erano emersi i resti dei 3 equidi, tra cui il cavallo bardato.

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