Il giudizio complessivo al momento ancora sospeso, in attesa della “bollinatura” definitiva. La base di partenza è comunque positiva; l’auspicio è che non sia un testo chiuso, blindato, e che la Regione Emilia-Romagna possa dare il proprio contributo, per migliorarlo e perfezionarlo.
Queste, in sintesi, le considerazioni del presidente della Regione sul nuovo decreto-legge approvato il 30 aprile scorso dal Consiglio dei ministri, che modifica quello del 1^ giugno 2023 (n. 61) e prevede ulteriori disposizioni urgenti per affrontare gli straordinari eventi alluvionali avvenuti nei territori dell’Emilia-Romagna, oltre che in Toscana e Marche.
Insieme alla sottosegretaria alla Presidenza con delega alla Protezione civile, il presidente ha incontrato la stampa commentando i cinque ambiti di intervento contenuti nel provvedimento: perimetro d’azione, governance e strumenti operativi; semplificazione e accelerazione dei contributi per la ricostruzione privata; velocizzazione degli interventi di ricostruzione pubblica in corso; Programma decennale per la riduzione del rischio idraulico e idrogeologico da un miliardo di euro; supporto alla capacità operativa delle amministrazioni territoriali.
Uno dei temi più importanti è la previsione del fondo pluriennale, a partire dal 2027.
“Un fondo specifico, su cui ci siamo battuti- ha sottolineato il presidente-: uno strumento che riconosce al nostro territorio un fattore di rischio più elevato rispetto alla media nazionale. L’auspicio è di ‘mettere a terra’ più opere per il 2025-26-27, stimiamo di poter contare su 300 milioni di euro. Speriamo di poter aumentare il ritmo degli interventi; come Regione, non avendo come Ente indebitamento, siamo disponibili a studiare anche meccanismi d’anticipo delle risorse”.