Roma Capitale

Roma Città Eterna, ancora da scoprire

di Sara Valerio

 

La storia di Roma continua a stupirci e appassionarci. Anche quest’anno gli scavi archeologici hanno permesso di aggiungere nuovi dettagli alla storia millenaria della città. Il sottosuolo ci ha restituito importanti testimonianze di una civiltà antica, lontana nei secoli ma parte integrante della metropoli di oggi.

In attesa di sapere cosa ci riserveranno i prossimi mesi, ecco alcune delle scoperte del 2023.

LA DEA ROMA

Un rarissimo vetro con l’immagine della dea Roma, personificazione dell’antica città, ha lasciato a bocca aperta gli archeologi che scavavano nel cantiere per la costruzione della Metro C nei pressi della stazione di Porta Metronia, non lontano dal Colosseo. Un ritrovamento unico: un reperto in vetro in ottimo stato di conservazione con un ritratto della dea Roma, un unicum, sia per la fragilità del materiale sia per la decorazione. L’immagine, databile intorno al IV secolo, in piena età imperiale, è riprodotta su foglia d’oro e rappresenta l’Urbs, la città, secondo l’iconografia diffusa, con l’elmo e la lancia.

L’importante reperto si può ammirare esposto fino al primo ottobre ai Musei Capitolini, per la mostra VRBS ROMA, in attesa di ritornare nella “stazione – museo” di Porta Metronia. I resti della caserma romana ritrovata nell’area, di eccezionale importanza storico-artistica, saranno infatti accessibili al pubblico non appena il cantiere sarà chiuso nel 2024 e il museo allestito.

 

L’ERCOLE DI PARCO SCOTT

Lungo la via Appia Antica presso Parco Scott, in un cantiere per la revisione e bonifica del condotto fognario, sotto circa 20 metri di terra di riporto è emersa una statua marmorea a grandezza naturaleche gli archeologi hanno subito identificato come un personaggio pubblico in veste di Ercole.

La scultura, ritrovata vicino all’area del Sepolcro di Priscilla è databile alla seconda metà del III sec. d.C.. Raffigura un personaggio dal volto molto ben caratterizzato, forse l’Imperatore Decio Traiano, che ha voluto farsi rappresentare come un “Ercole” con gli attributi tipici del semidio: la leonté – la pelle di leone – annodata sulle spalle, la clava e la faretra con le frecce. Anche il viso barbato e il corpo dalla muscolatura ben definita fanno parte della raffigurazione più comune del personaggio mitologico.

Il reperto è stata oggetto di un complesso ma rapidissimo restauro della durata di cento giorni, in un cantiere a porte aperte presso la Villa dei Quintili, che ha consentito di esporre l’eccezionale ritrovamento al Museo Nazionale Romano per la mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi”.

L’AFRODITE DI PIAZZA AUGUSTO IMPERATORE

Lo scavo per la riqualificazione del Mausoleo in Piazza Augusto Imperatore ha restituito una bellissima testa femminile di marmo greco di dimensioni naturali. La statua di elegante fattura appartiene probabilmente a una divinità femminile – forse Afrodite – ed è decorata con una raffinata acconciatura raccolta sul retro con un nastro annodato sulla sommità del capo.

Il ritrovamento è avvenuto nella fondazione di un muro tardoantico e il pezzo si è conservato eccezionalmente integro: riutilizzato come materiale da costruzione giaceva con il viso rivolto verso il basso, protetto da un banco d’argilla sul quale poggia la fondazione del muro.

La testa è stata affidata ai restauratori per la pulizia e agli archeologi per una corretta identificazione e una prima proposta di datazione, che sembra possa essere ricondotta all’epoca augustea. Restiamo in attesa di ammirarla in esposizione, nei prossimi mesi.

NERONE E IL SUO TEATRO

L’ultima eccezionale scoperta in ordine di tempo riguarda il Theatrum Neronis. Nel cortile di Palazzo della Rovere, sede dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, a pochi passi dalla Basilica di San Pietro, uno scavo archeologico ha riportato alla luce due strutture in opera laterizia di età giulio-claudia. La localizzazione topografica, la tecnica costruttiva e il sontuoso apparato decorativo – rivestimenti in marmi pregiati e stucchi ricoperti a foglia d’oro come nella Domus Aurea – rimandano a una committenza di altissimo rango, presumibilmente imperiale, avanzando l’ipotesi che si tratti proprio del mitico e mai rintracciato teatro di Nerone.

Il palazzo rinascimentale che si affaccia su via della Conciliazione sorge nell’area occupata in antico dagli “Horti” di Agrippina maggiore, che si estendevano fino al fiume Tevere. Caligola, che li ereditò dalla madre, vi fece costruire un celebre circo. Nerone vi costruì il suo teatro, ricordato da Plinio come “theatrum peculiare”, da Svetonio, che sostiene che l’imperatore vi mettesse in scena le sue esibizioni poetiche e canore e da Tacito, quando riferisce la diceria che nel 64 Nerone vi cantò la rovina di Troia durante l’incendio di Roma.

Lo scavo ha restituito una stratigrafia articolata e interessante, che dalla tarda età repubblicana arriva fino al XV secolo. Tutti i ritrovamenti saranno visibili nello spazio espositivo che sarà presto allestito all’interno del Palazzo della Rovere.

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