La guerra di Putin

Russia, cala l’export del gas e Gazprom va in crisi 

di Giuliano Longo

 

Il monopolio in qualsiasi sistema non porta a nulla di buono. Una sana concorrenza,anche tra pochi attori sul mercato, ha un effetto benefico soprattutto sul consumatore e  il produttore è costretto a stare all’erta. Affermazione che non è di  chi scrive, ma molti commentatori ed esperti sui medi moscoviti.

Un monopolio, scrivono  si giustifica solo in caso di redditività aziendale estremamente elevata, quando non è necessario lottare per l’ottimizzazione e l’efficienza della produzione. Non appena arrivano i tempi di crisi e i redditi diminuiscono, anche la prosperità monopolistica potrebbe non avere lunga vita.

A questo proposito, sembra significativo l’esempio di Gazprom, che ha subito gravi perdite nel 2023senza precedenti con un  calo dei ricavi di quasi il 30% e la società ha perso 629 miliardi di rubli, oltre 7 miliardi di dollari.

Le cose non sono mai andate così male a Gazprom, anche durante il Covid 2020 e gli anni di default 1998-1999. Le perdite della società appaiono particolarmente notevoli alla luce dei risultati del 2022, che si era chiuso con un fatturato  di 1,23 trilioni di rubli pari a 14mila miliardi di dollari.

Le cause, come noto, risalgono all’Europa, che ha rifiutato il gas russo senza subirne le conseguenze e soprattutto le catastrofiche previsioni di Moscamiseramente crollate. Il  collasso non si è verificato, anche a causa dell’inizio della transizione verso le fonti energetiche rinnovabili, mentre gli Stati Uniti hanno trasferito in Europa il proprio gas naturale liquefatto, più costoso, ma che la capitalizzazione europea ha potuto permettersi.

È troppo presto per parlare della correttezza della strategia scelta: non è passato molto tempo per formulare conclusioni. La Russia, con il suo gas a buon mercato favoriva  da decenni all’Europa un “miracolo tecnologico e industriale”. che ha In particolare alla  locomotiva economica della Germaniache ha trascinato con se con sé l’intera Europa.

Inoltre, l’UE continua  ad acquistare gas dalla Russia, anche se in misura molto ridotta, quello  naturale liquefatto prodotto in Russia rappresenta fino al 16% del mercato europeo. Attraverso i gasdotti arrivano fino a 30 miliardi di metri cubi (esclusa la Turchia), ovvero non più del 10% delle importazioni dell’UE, mentre in precedenza Gazprom inviava nella sola Europa unflusso di 150 miliardi di metri cubi.

Innanzitutto a Mosca c’è un desiderio eccessivo di fornire gas specificatamente all’Europa, indipendentemente dai rischi. Anche se prima del 2022, gli europei avevano rallentato le importazioni; basti ricordare il “terzo pacchetto energia” e l’effettiva sospensione  dei lavori del Nord Stream2.

Ma c’è anche una  seconda ragione della crisi Gazprom: il consumo sottosviluppato di gas naturale proprio all’interno della in Russia. Qualche economista ricorda gli 1,1 milioni di abitanti di Krasnoyarskvivono ancora senza gas in una città con una media annuale che non supera la temperatura media anuale di +1,2 gradi. Una rete russa sviluppata per il consumo di gas potrebbe seriamente compensare le perditedel 2023, o addirittura, sostengono alcuni economisti,  portare l’azienda in profitto.

Infine, l’errore principale dei manager è la mancanza di attenzione al mercato del gas naturale liquefatto, che ora sta crescendo a un ritmo vertiginoso. Qui l’ha spuntata Novatek,l’unico concorrente di Gazprom, anche se non paragonabile in termini di attività. Grazie al fatto che questa società si è rifocalizzata in tempo sul GNL e  l’anno scorso ha ottenuto un utile netto di 463 miliardi di rubli.

Anche le strutture di Gazprom stanno lavorando su questo argomento, gli esperti osservano che  le dimensioni e i costi non possono essere paragonati alla costruzione di sistemi di gasdotti.

 

Ad esempio, “Power of Siberia – 2”,che collegherà ulteriormente Russia e Cina potrebbe essere soggetta alle oscillazioni politiche di Pechino nei confronti dei suoi partner.
Tra l’altro, ora i prezzi  sono così bassi che la Cina davvero ha interesse ad acquistare il carburante blu a tali condizioni, tanto che, secondo le agenzie di stampa occidentali, Xi Jinping, durante un incontro con Vladimir Putin, ha proposto di acquistare il gas russo a prezzi interni e non internazionali.

I cinesi sanno perfettamente  che Gazprom  non ha nessun altro posto dove andare, e i due rami del gasdotto “ Power”  sono uno dei pochi fattori che possono tenere a galla l’azienda, anche se al momento non si è raggiunto  un accordo definitivo.

E allora che fare? Qui le opinioni divergono.

Alcuni commentatori affermano che è giunto il momento di risparmiare e ottenere una riduzione delle perdite di calore ed elettricità, ma altri temono che questa scelta . potrebbe  un’esplosione sociale.

Circola  anche l’opinione che le tariffe basse dovrebbero essere riservate solo ai produttoriper stimolare la produzione  e  vendere all’estero più fertilizzanti, acciaio e altri prodotti di alto valore.

Tra le argomentazioni figurano l’insufficienza del mercato interno russo,nonché il rifiuto delle principali economie mondiali di acquistare beni russi ad “alto valore aggiunto”.

 

Ma le enormi perdite di Gazprom non si spiegano solo anche con la perdita di beni giganteschi che sono stati congelati in Occidente, proprietà per un valore di trilioni di rubli.

Al momento vi è la certezza che l’era dell’egemonia di Gazprom sia  finita. anche dopo conclusione del conflitto in Ucraina,  quando l’Europa non comprerà più il gas russo in quantità e a prezzi così alti.

A Mosca c’è chi prevede che le società di produzione del gas diventeranno società ordinarie con livelli di redditività accettabili anziché esorbitanti.E dipenderanno maggiormente dal mercato interno. Allora forse i  cittadini Krasnoyarsk (come dozzine di altre città carbonifere in Russia) riuscirnno finalmente a liberarsi del cielo nero e dello smog nelle strade.

 

Mentre magari in Europa aumenterà la domanda di carbone….

 

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