“Vladimir Putin è appeso a un filo” e “la sua fine è vicina, non ha partner internazionali, l’esercito è allo sfascio e le risorse stanno per finire”. Parla così con il quotidiano italiano la Repubblica Julija Galjamina che cinque anni fa era stata eletta deputata municipale nel consiglio moscovita di Timirjazevskij, ma non è riuscita a portare a termine il mandato, condannata per “violazione delle regole per lo svolgimento di una manifestazione”. E’ convinta che “non si può fare politica dall’esilio”, è in libertà vigilata e pochi giorni fa è stata etichettata come “agente straniero”, ma continua a portare avanti iniziative, dal movimento femminista Mjagkaja Sila (Potere Soft) a Zemskij Congress che ha sostenuto candidati indipendenti alle amministrative di ieri. “Non ci sarà nessuna rivoluzione, sia chiaro, ma se mai Putin si trovasse ad affrontare un tentato colpo di Stato, difficilmente la popolazione scenderà in piazza per sostenerlo – dice – C’è molta più paura. La repressione è aumentata a livelli mai visti. Gran parte dell’intellighentsija ha lasciato il Paese. In un certo senso, è un’opportunità. Si aprono spazi di società civile per nuovi movimenti”.