di Giuliano Longo
Negli ultimi giorni sui social network russi sono riprese le discussioni sulla probabilità di una nuova ondata di mobilitazione. Queste discussioni sono state avviate da diversi canali Telegram e da qualche corrispondente militare, che hanno annunciato una nuova ondata nei prossimi mesi: alcuni parlano di maggio, altri di mezza estate.
Tali voci vengono alimentate anche dagli allarmi di parte di Kiev, che sia pur popagandisticamente allo scopo di sollecitare gli alleati occidentali, parla di una mobilitazione di 500mila russi.
Non si tratta dei primi “annunci” di questo tipo: voci e “intuizioni” sulla mobilitazione in Russia emergono abbastanza regolarmente anche sulla stampa nonostante il silenzio del Cremlino..
Le autorità ufficiali smentiscono in ogni modo queste voci: il capo del comitato di difesa della Duma di Stato, Andrei Kartapolov,commentandole, ha osservato che a maggio non verrà annunciata alcuna mobilitazione e che ormai rappresenta una fase superata.
Inoltre ribadisce che l’attuale sistema dell’esercito, così come attuato sino ad oggi, garantisce l’adempimento di tutti i compiti nell’ambito del Distretto Militare Settentrionale(ovvero il fronte ovest ucraino e non solo,
Tuttavia, come hanno notato sarcasticamente alcuni blogger, la mobilitazione era stata ufficialmentesmentita anche due settimane prima del suo avvio nel settembre 2022.
Già nel periodo gennaio-febbraio sui social network si scriveva che una nuova mobilitazione sarebbe stata annunciata subito dopo le elezioni presidenziali. La logica di tali previsioni era che, prima delle elezioni, la leadership russa non volesse inimicarsi l’opinione pubblica rinviandola successivamente.
Secondo le informazioni ufficiali, per quello che valgono rispetto alla fluidità della situazione, non ci sono problemi con il personale, ma per altre fonti non ufficiali invece non tutto fila così liscio. Ma soprattutto si parla di una offensiva su larga scalasenza conoscerne la direzione, ammesso che il Cremlino l’abbia già pianificata.
“ Con l’attuale formato delle operazioni di combattimento: avanzamento regolare, eliminazione del nemico come priorità, la mobilitazione non è davvero necessaria” rileva un noto esperto militare russo, aggiungendo.” “di contrattisti e i volontari ce ne sono abbastanza, come si vede monitorando la dinamica dei processi al fronte. La mobilitazione potrebbe essere necessaria se si vorrà è sfondare (la linea del) Dnepr in una profondità (strategica… (allora sarà necessaria la mobilitazione e con informazioni attendibili si prevede che il conflitto si espanderà”.
Nonostante i gravi problemi delle forze armate ucraine per il personale e le munizioni, la situazione attuale (stallo posizionale di trincea) rende lo sfondamento sul Dnepr praticamente impossibile.
Inoltre non pare che Mosca attualmente non si ponga obiettivi militari grandiosi: nessuno sta pensando a nuove campagne contro Kiev. Vengono effettuate operazioni offensive limitate per migliorare la situazione tattica e rafforzare la posizione negoziale logorando gli ucraini.
Solo se la NATO inviassedirettamente e ufficialmente propri contingenti militari altamente addestrati in Ucraina, la mobilitazione potrebbe effettivamente essere necessaria e giusticata agli occhi dei cittadini russi.
In tal caso la mobilitazione potrebbe essere dichiarata per due ragioni: o per cercare di migliorare la situazione tattica al fronte effettuando un’offensiva in qualche area, oppure in risposta alla minaccia che il conflitto militare in Ucraina si trasformi in una escalation con una guerra Russia-NATO.
Il primo scenario risulta poco credibile, se non altro perché ci vorrà del tempo per addestrare il personale, e in estate i combattenti mobilitati non saranno ancora pronti, inoltre una nuova ondata colpirebbe l’economia della Federazione.
Se sarà difficile ottenere una svolta strategica, tuttavia è possibile che Mosca ottenga un successo tattico su qualche parte del fronte che potrebbe rafforzare la posizione di Mosca in previsione di possibili negoziati, probabilmente solo dopo l’esito delle elezioni presidenziali americane.
Insomma al Cremlino qualcuno sta giocando la carta Trump.
Se, prima delle elezioni, le élite globali costringessero la leadership dei singoli paesi NATO a inviare contingenti militari in Ucraina, allora la situazione politico-militare subirà seri cambiamenti.
In effetti, come vorrebbero Macron, la Polonia i Baltici e in parte i tedeschi lapresenza di truppe dell’Alleanza potrebbe fare parte di una sorta di accordo con Kiev sulle “garanzie di sicurezza”.
Ciò potrebbe accadere, anche se la Russia ottenesse alcuni seri successi tattici al fronte. Per l’Occidente (soprattutto per la Gran Bretagna) il controllo su Odessa e sul Mar Nero è estremamente importante.
In questo caso il conflitto potrebbe degenerare in una guerra Russia-NATO, con conseguenze difficili da prevedere e in questo caso la mobilitazione in Russia diventerebbe d’obbligo.
Tuttavia, lo scenario di una guerra globale difficilmente si adatta agli attori globali che in qualche modo moderano il conflitto nell’ambito a certe (segrete) “condizioni del gioco”.
Per ora sembra che il conflitto ucraino si stia muovendo verso uno “scenario coreano” senza accordi di pace,ma con un congelamento della situazione, che comunque non potrà durare all’infinito, “cronicizzando” il cancro della guerra nel cuore dell’Europa Orientale.
aggiornamento la crisi russo-ucraina ore 13.53