La visita di Biden ad Israele probabilmente ha dato il viatico a Netanhyauper quella operazione di terra dell’esercito israeliano che coincide con l’ammassamento di truppe ai confini della striscia di Gazae a una recrudescenza degli scontri a fuoco preventivi e deterrenti nel sud del Libano controllato dalle milizie filoiraniane di Hezbollah.
Che l’operazione tenda a liberare i 220 ostaggi ancora in mano ad Hamas appare tuttavia marginale rispetto alle tattiche che gli strateghi israeliani potrebbero adottare per eliminare quelli che vengono definiti“terroristi” eche sono comunque i responsabili di questo conflitto che punisce più i civili della Striscia che i sanguinari miliziani responsabili dell’attacco in terra di Israele. .
Calcare gli stivali e i cingoli dei carri sulla città di Gaza, che sta pagando un prezzo enorme di vittime, potrebbe forse creare un tale caos sulle strade da rendere difficile o quasi impossibile lo spostamento dei combattenti di Hamas. Senza considerare che questa non è una guerra “classica” su due fronti contrapposti e che Hamas non è una “classica” formazione militare.
Nel corso degli anni di blocco dell’enclave da parte di Israele, i combattenti di Hamas, come noto, hanno creato una ragnatela di tunnel scavati sotto la Striscia di la cui esistenza era un segreto rigorosamente custodito, anche se gli israeliani ne individuarono e ne distrussero alcuni.
Nel 2005 si presumeva che quei tunnel fossero molto rudimentali, lunghi qualche centinaio di metri per passare sotto il confine con l’Egitto con ingressi su entrambi i lati nascosti dalle case.
Col tempo i tunnel transfrontalieri sono diventati mezzi molto efficaci per contrabbandare rifornimenti a Gaza. La rete si sviluppò anche all’interno del territorio della Striscia non sempre individuabile da informatori, satelliti, aeroplani ed elicotteri e droni senza pilota. Con il tempo gli scavatori si specializzarono con opere di vera e propria ingegneria sotterrane.
I videodi Hamas pubblicati la scorsa settimana, mostrano tunnel di dimensioni sorprendenti, in cemento grandi tanto da consentire il passaggio di uomini ma anche sufficienti come depositi di armi e razzi.
Quindi, da quei tunnel che alcuni affermano avere una estensione di 500 chilometri, i miliziani sono in grado di muoversi sul territorio e potrebbero tanto difendersi quanto attaccare, indipendentemente dall’ordine israeliano di spostare i civili di Gaza a sud della Stricia.
L’altra opzione dei comandanti militari israeliani potrebbe essere l’intenzione di svuotare l’area dai non combattenti e rendere l’offensiva più facile da condurre. Ma anche se in teoria tutti i civile seguissero la direttiva e riuscissero miracolosamente a lasciare le aree settentrionali, un’offensiva di terra israeliana non sarebbe affatto una passeggiata.
Un terreno ancora popolato, anche se molto parzialmente, e pieno di macerie, dove gli edifici sono già stati in gran parte distrutti o danneggiati, è il tipo di terreno più difficile per l’avanzata militare, come hanno ben appreso anche i russi in Siria e Ucraina. .
Nelle città semidistrutte, gli attaccanti si trovano in una situazione molto più difficile che su qualsiasi altro terreno e il classico rapporto 3 a 1 necessario all’esercito attaccante per avere una possibilità di successo non è sufficiente, necessitando un rapporto 5 a 1 o superiore.
C’è poi un risvolto paradossale perché se i civili a Gaza ottemperassero alle indicazioni di Israele e lasciassero il nord, Hamas non avrebbe nemmeno più quel minimo di preoccupazione, ammesso che ce l’abbiano, di colpire i loro stessi fratelli e sorelle.
I continui annunci di Tel Aviv sulla liquidazione di questo o quell’esponente dell’ala militare di Hamas indicano che l’intelligence israeliano si è risvegliato dopo la botta del sabato e utilizza i dati a sua disposizione.
Tocca vedere invece quanto effettivamente sappia sul territorio dove alligna un nemico che è riuscito a compiere un massacro di sorpresa e con un numero incredibile di razzi.
GiElle
aggiornamento crisi M.O. ore 12.03