L’offensiva scatenata nel nord della Siria il 27 novembre dalle milizie jihadiste guidate dal gruppo Hayat Tahrir al-Sham (HTS), inserito nella rete di al-Qaeda e finora sprotette dalla Turchia nella provincia di Idlib, appare un conflitto che ormai supera la sua connotazione regionale regionale. Il conflitto siriano si colloca infatti nel contesto di guerre e di destabilizzazione che dall’Ucraina alla Georgia, da Gaza alla Siria, da Israele all’Iran.
L’offensiva dei ribelli ha visto coinvolte anche milizie jihadiste kirghize, uzbeke e di altre nazionalità inclusi i ceceni del gruppo salafita Ajnad al Kavkaz, già impegnato nella guerra civile siriana, poi trasferito sul fronte ucraino ed ora rientrato nel nord della Siria.
Proprio ai ceceni e probabilmente agli uomini dell’intelligence militare ucraina (GUR) (la cui presenza tra i ribelli siriani viene da tempo segnalata da fonti russe, ucraine, turche e curde) si devono alcune modalità tattiche adottate dai ribelli con l’impiego di droni-kamikaze e l’utilizzo dei social e media per propagandare la rapida conquista di diverse località.
Da tempo ormai uomini del GUR sono stati segnalati (anche per ammissione dello stesso ’intelligence ucraino) in diverse aree di contrasto alla Russia, dal Sudan al Mali, dalla Siria alla Georgia.
A partire da giugno ci sarebbero stati diversi attacchi contro posti di blocco, postazioni e colonne russe. A fine luglio, le forze speciali ucraine avrebbero attaccato i russi presso l’aeroporto di Kuweires a est di Aleppo. I filmati sono stati pubblicati dal Kyiv Post. Negli stessi giorni l’agenzia russa Ria Novosti ha riferito dell’arrivo di 250 istruttori ucraini nella provincia siriana di Idlib, per addestrare miliziani dell’HTS.
Ieri a New York l’ambasciatore della Russia all’ONU, Vassily Nebenzia,ha accusato l’Ucraina di sostenere militarmente i combattenti del gruppo islamico Hayat Tahrir al-Sham.. “Vogliamo attirare l’attenzione in particolare sulle tracce identificabili che riconducono alla Direzione Principale dell’intelligence ucraina (GUR) nell’organizzazione delle ostilità e nella fornitura di armi ai combattenti nel nord-ovest della Siria”, ha detto Nebenzia al Consiglio di Sicurezza..
Circa il ruolo degli Stati Uniti, la tempistica dell’offensiva jihadista sembra rientrare tra i “colpi di coda” dell’Amministrazione Biden, intenzionata a lasciare in eredità al suo successore il maggior numero possibile di crisi da gestire.
Non è un caso che dopo la vittoria elettorale di Donald Trump sia stato dato il via libera agli ucraini per colpire il territorio russo con i missili balistici ATACMS, siano esplose rivolte anti-governative in Georgia (dove a dar man forte agli insorti starebbero rientrando i volontari che hanno combattuto sul fronte ucraino) e sia stata scatenata l’offensiva jihadista in Siria.
L’Amministrazione Biden quindi non ha perso l’occasione per contribuire alla destabilizzazione anche di questa regione colpendo così gli interessi di Russia e Iran, forse anche con l’obiettivo di aprire un nuovo fronte da inserire in future trattative per la fine delle ostilità in Ucraina.
Del resto che l’attuale dirigenza statunitense intenda sfruttare le sei settimane che le restano prima dell’insediamento di Donald Trump per giocare un ruolo anche in Siria lo dimostra l’attivazione di un canale di comunicazione tra le forze statunitensi e quelle russeperprevenire incidenti.
Le forze aeree russe basate a Latakya sono intervenute fin dalle prime ore dell’offensiva colpendo anche centri di comando e controllo dei ribelli nell’area di Idlib dove del resto da settimane i Sukhoi russi colpivano le milizie jihadiste, forse avendo già sospettato le imminenti minacce.
L’intelligence militare ucraino (GUR) – evidentemente informatissimo e presente nell’area- ha fatto sapere che le forze russe in Siria hanno subito ingenti perdite e per questo Mosca ha deciso di cambiarne il comandante: il generale Serhiy Kissel è stato sostituito il generale Oleksandr Chaiko, che ha comandato le truppe russe in Siria dal 2017 al 2019.
Tuttavia se l’obiettivo di Washington e Kiev era indurre Mosca a ritirare truppe dall’Ucraina per inviarle in Siria, almeno per ora non sembra essere stato raggiunto. I russi stanno intensificando i raid aerei in Siria e forse invieranno altre unità di forze speciali,ma la rinnovata conflittualità in Siria, al pari dell’attacco ucraino alla regione di Kursk,non sembrano costringere Mosca a ridurre la pressione offensiva sui fronti ucraini. .
Il Cremlino continua a sostenere Assad come ha dichiarato il portavoce Dmitry Peskov. “Naturalmente continuiamo a sostenere Bashar al Assad, continuiamo i nostri contatti ai livelli appropriati e analizziamo la situazione. Sarà valutato quello che è necessario fare per stabilizzare la situazione”.
Infine, le forze navali e aerospaziali russe hanno concluso oggi esercitazioni nel Mediterraneo orientalea cui prendono parte mille militari, dieci unità navali e 24 aerei da combattimento, inclusi Mig-31I armati con missili ipersonici Kinzhal, lo ha reso noto il ministero della Difesa a Mosca. Una prova muscolare e di deterrenza nei confronti delle navi statunitensi e alleate schierate in quell’area.
GiElle
aggiornamento la crisi mediorientale ore 11.29