Economia e Lavoro

Smart working, i medici concordi: “Effetti negativi dalla sedentarietà”

Il ricorso massiccio in smart working, iniziato a partire dai primi mesi del 2020 con il deflagrare della pandemia di Covid e rimasto tuttora presente in molteplici ambiti di occupazione, potrebbe presentare il conto in termini di danni, diretti e indiretti, alla salute dei lavoratori. Il lavoro a distanza, infatti, è stato collegato a patologie anche gravi come un sonno meno ristoratore, trombosi, problemi di mancato rilassamento e addirittura disturbi di salute mentale. L’analisi è stata rilanciata dal quotidiano statunitense “The Hill”. Ancora a marzo del 2023 circa 22 milioni di lavoratori statunitensi – ma accade anche in Italia – lavoravano completamente da remoto, secondo il Pew Research Center. Il passaggio al lavoro a distanza ha però cambiato lo stile di vita di molti adulti che operano in maniera analoga a quelli che soffrono di disabilità o sono caregiver di familiari. Diversi sondaggi mostrano che gli statunitensi, nel loro complesso, amano lavorare da casa. Uno stile di vita più sedentario però, rileva “The Hill”, può portare a problemi di salute a lungo termine. Da anni si fanno i conti con i problemi legati ad una prolungata inattività fisica. Nel 2008, circa il 31 per cento delle persone di età pari o superiore a 15 anni erano già “insufficientemente attive fisicamente”, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, che oggi stima invece in circa 3,2 milioni le morti all’anno correlate alla sedentarietà. Una crisi che negli ultimi tempi sembra essere stata esacerbata dalle restrizioni sociali legate al Covid e potenzialmente viene peggiorata dal lavoro a distanza. “Una delle grandi domande è: ci riprenderemo? O questa situazione diventerà la nuova normalità in un mondo nel quale ci si muove ancora meno?”, si interroga Ross Arena, professore di terapia fisica presso l’Università di Chicago. Il lavoratore da remoto mediamente percorre solo 16 passi dal proprio letto alla sua postazione di lavoro, secondo un sondaggio del 2022 di Upright, un’app che promuove comportamenti corretti per la salute della schiena. Lo stesso sondaggio ha anche rilevato che il 54 per cento dei lavoratori “remoti” e “ibridi” ritiene che il proprio movimento durante la giornata lavorativa si sia ridotto del 50 per cento o più nell’ultimo anno. Anche un’analisi del 2021 della Standford University, ricorda “The Hill”, ha rilevato che tra il 2007 e il 2016 il tempo medio trascorso da adulti americani seduti è aumentato da 5,5 a 6,4 ore al giorno. Entro aprile 2020, il 40 per cento degli adulti statunitensi restava seduto più di otto ore al giorno. Una preoccupazione associata a uno stile di vita prevalentemente sedentario riguarda, per esempio, i possibili coaguli di sangue. Stare seduti troppo a lungo può aumentare la possibilità di sviluppare problemi come trombosi venosa profonda, che può causare un’embolia polmonare o un blocco del flusso sanguigno. Altro rischio per il lavoratori da remoto è quello di ingrassare eccessivamente e aumentare la resistenza all’insulina, con le annesse probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete. L’eccesso di tempo di fronte ad uno schermo inoltre può peggiorare la vista e causare emicranie. Più della metà dei lavoratori da remoto, scrive il quotidiano statunitense, ha riferito di aver sperimentato un aumento dell’affaticamento degli occhi durante il primo anno della pandemia, secondo un sondaggio condotto su 2mila lavoratori a domicilio e ibridi. Un altro sondaggio di All About Vision ha rilevato che una persona che lavora da casa trascorre in media 13 ore al giorno a guardare uno schermo al giorno, che si tratti di laptop, telefono o televisione, oltre due ore in più rispetto a quello che il lavoratore medio in loco trascorre fissando uno schermo. Secondo Mercedes Carnethon, vicepresidente della Medicina preventiva presso la Northwestern Feinberg School of Medicine, “se lavoro da remoto e trascorro cinque ore al giorno in riunioni, sono cinque ore di esposizione alla luce blu”. Mentre, aggiunge, “se avessi lavorato in un ufficio e incontrato persone, avrei avuto bisogno di adattare la mia visione per vedere le cose più lontane e più vicine, il che aiuta, penso, a mantenere gli occhi sani”.

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